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Cronaca Cattolica

Neonati con due papà, il Comune di Gabicce trascrive l'atto di nascita

Il sindaco, Domenico Pascuzzi, contemporaneamente al “caso” di Torino si è trovato ad occuparsi della nascita di una nuova famiglia omogenitoriale

"Apprendiamo dalla stampa dell'atto di trascrizione dei figli di una famiglia omogenitoriale di Gabicce Mare, il comune marchigiano ai confini con la Romagna. Non possiamo che esprimere grande sodisfazione per questo atto, a riprova del fatto che si sta sgretolando il muro di ghiaccio di chi contrasta la serenità delle famiglie omogenitoriali". A dichiararlo è Marco Tonti, Presidente Arcigay Rimini "Alan Turing", che commenta quanto accaduto nel comune delle Marche il cui sindaco, Domenico Pascuzzi, contemporaneamente al “caso” di Torino si è trovato ad occuparsi della nascita di una nuova famiglia omogenitoriale, nella quale due uomini, unitisi civilmente, hanno scelto di far nascere i loro bambini (una coppia di gemelli, un maschio e una femmina) negli Stati Uniti. La coppia residente a Gabicce Mare si è immediatamente recata presso i Servizi Demografici del Comune di Gabicce Mare per trascrivere il provvedimento straniero di nascita dei due figli, con il supporto legale dell’avvocato Alexander Schuster del Foro di Trento, noto per seguire in Italia casi di questo tipo.

“Non si tratta solo del riconoscimento di diritti civili - sostiene il sindaco Pascuzzi - ma di un’azione di civiltà. Si parla della vita di due bambini e di una nuova famiglia che si è formata. La nostra epoca ci vede impegnati in battaglie per il riconoscimento dei diritti, quindi non possiamo esitare di fronte ad una svolta epocale come il riconoscimento legittimo di figli nati da famiglie omogenitoriali. Ora che, insieme a Torino, anche Gabicce Mare ha acceso i fari su questo nuovo assetto di famiglia, ci si aspetta che la legge affronti il tema con urgenza con i dovuti adeguamenti normativi”. "Le parole del sindaco Pascuzzi - conclude Tonti - sono molto apprezzabili perché indicano profonda convinzione e consapevolezza in questo gesto, e sono parole che aggiungono dignità umana a un atto formale parlando di "atto di civiltà" e di "una nuova famiglia che si è formata. Ci auguriamo che questa consapevolezza filtri nel cuore degli altri sindaci italiani, e siamo fieri che questo gesto di apertura sia avvenuto nel territorio di una riviera che conferma l'apertura culturale e umana che ci ha resi famosi nel mondo. Questi riconoscimenti devono avvenire dai comuni più importanti come quello di Torino fino a quelli più piccoli, proprio come è successo per le unioni civili dove si vedeva speso tutto il paese partecipare alla cerimonia. La piena cittadinanza e dignità di figlie e figlie delle famiglie omogenitoriali deve essere garantita ovunque".

LA POSIZIONE DEL POPOLO DELLA FAMIGLIA - "Le parole, riportate dalla stampa, che il sindaco Domenico Pascuzzi ha pronunciato a commento del suo atto amministrativo, sono a dir poco distorsive della realtà - commenta il PdF di Rimini. - Sconcerta che un rappresentante delle istituzioni usi espressioni giuridicamente infondate e ideologicamente viziate parlando di un tema assai controverso come quello della maternità surrogata che lede i diritti dei bambini e delle donne. A sostenerlo non è solo il mondo ‘pro-family’, ma ampi settori del femminismo italiano e internazionale. Consigliamo al Sindaco la lettura di due libri molto documentati sull’argomento, quello della giornalista femminista Marina Terragni, “Temporary Mother. Utero in affitto e mercato dei figli”, Vanda epublishing e quello della filosofa e esponente femminista Luisa Muraro, “L'anima del corpo. Contro l'utero in affitto”, Editrice La Scuola, dove si dice con molta lucidità e onestà che nella GPA (gestazione per altri), si fa scomparire la madre per contratto in cambio di soldi, precostituendo quello che la creatura vivrà come un abbandono. Utilizzando il medesimo linguaggio di “associazioni di categoria”, il Sindaco parla di “figli di famiglie omogenitoriali”, sapendo che si tratta di bambini comperati come fossero oggetti a donne trattate alla stregua di fattrici, e di “riconoscimento dei diritti”, quando sono proprio i diritti dei più deboli ad essere violati.  

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