“NoiSantarcangiolesi" all'attacco del Festival della città clementina
Nel mirino del gruppo Facebook il controverso spettacolo di nudità ideata da Tamara Cubas
Non è la prima volta che il Santarcangelo Festival fa discutere per spettacoli secondo qualcuno provocatori o addirittura osceni. Nel 2015 un ballerino che si esibì nudo facendo pipì portò anche a interrogazioni parlamentare. Quest'anno a creare polemiche è 'Multitud', che ha aperto il 6 luglio la 48/a edizione del festival nel riminese: ideata da Tamara Cubas, la performance vede una cinquantina di persone che corrono e danzano in una piazza, strappandosi i vestiti e alcune mostrandosi completamente nude. Critiche sono arrivate da esponenti locali di Lega e Fi, oltre che dal comico Alessandro Politi di Zelig, secondo cui non è arte. Il consigliere comunale di Santarcangelo, Matteo Montevecchi, ha definito la performance commentando "Al Santarcangelo Festival porcheria pseudo-culturale chiamata 'arte'". A contestare la performance anche Raffaella Nicolini, portavoce e amministratrice del gruppo fb di 13000 iscritti “NoiSantarcangiolesi".
"Quello a cui abbiamo assistito - spiega la Nicolini - è il frutto di una cultura radical chic e snob, contro la quale si era battuto Pasolini, che ha impregnato e svuotato la cultura popolare di sinistra dei suoi valori e che fa del relativismo il suo metodo di consenso (questo è popululismo) per cui tutto ciò che i miei sensi (spacciati per libertà) o istinti o voglie o desideri suggeriscono devono essere soddisfatti. Da qui nasce la trasgressione come forma di cultura. Un sottoprodotto così arido da sfociare nell'esoterismo come estremo rifugio che nasce dalla paura per una vita sfinita da un relativismo dove le voglie e i desideri rendono l'uomo schiavo anziché liberarlo? “Non mi avete fatto niente“!! Cantavano a San Remo! Accusiamo il colpo, ma non si fermerà la rivolta popolare che vuole tornare ad essere protagonista di una vita reale fuggendo via da queste acque avvelenate... Qualcuno dovrà riguadagnare la Bellezza e il Bene di tutte quelle persone che in silenzio costruiscono pezzi di società a disposizione di tutti, ma che ora sono ignorati o perseguitati, traditi. Come si fa a spendere i danari (930.000 euro) che vengono dalle tasche della nostra gente (tasse e multe) in questo modo becero e populista (questo sì che è populismo perché assume slogan culturali cateterizzati da istinti primordiali che nulla hanno a che vedere col popolo) invece di guardare al bene comune e ai suoi valori fondanti la civile convivenza oltre che ribistribuire i soldi per le criticità e la cultura del nostro paese?"
"Dice Elio Vittorini che ci sono città orizzontali e città verticali - conclude la Nicolini. - Nel panorama rasoterra e spiaggiarolo delle città rivierasche, Santarcangelo, pur situata a pochi chilometri dal mare, è una città verticale.
Cioè un unicum che dovrebbe, con la sue inerpicate e le sue scale a strapiombo, suggerire ben altri percorsi a un Festival dei Teatri che è ormai il cadavere di quello che fu nei tempi gloriosi. Oggi raggelato da un intellettualismo e da uno sperimentalismo anti-popolare per cui il numero degli artisti supera sistematicamente quello degli spettatori.
Il che è un danno per attività ricettive e ristoratrici abituate a ben altri pienoni quando Santarcangelo era Santarcangelo e non la brutta copia di se stessa. Ecco allora una prima idea (ma potrebbe essere solo l’inizio): aprire all’interno della manifestazione una sezione di sapore Felliniano (nel senso acrobatico e funambolico del termine: mai sentito parlare del Cirque du Soleil?) capace di richiamare un pubblico vero. In linea con quel nazional-popolare delle origini che burocratismo e dirigismo hanno distrutto nel corso degli anni. Se è vero poi, come è vero, che l’anima imprenditoriale di Santarcangelo è il commercio (Santarcangelo come la capitale delle fiere: vedi quella di San Martino), pure l’attività del Festival dovrebbe essere caratterizzata dalla sua commerciabilità. Nel senso di tentare in maniera finalmente sistematica la distribuzione dei suoi spettacoli: quanti dei quali infatti hanno avuto un’effettiva circuitazione sul territorio nazionale negli ultimi non dico anni, ma decenni? Che noi sappiamo, pochi o punti. Contraddicendo il Festival, anche in questo, uno dei tratti genetici dell’anima Santarcangiolese: il commercio. Sempre da questo punto di vista: sarebbe così strano ipotizzare la creazione d’una agenzia di distribuzione di tutti quei Busker che nessuno rappresenta in maniera organica oggi in Italia? E ancora: perché non anticipare la manifestazione estiva all’interno della Fiera di novembre, in modo da attingere una dimensione popolar-mediatica antitetica rispetto al Deserto dei Tartari del Festival attuale".