Nove famiglie su dieci acquistano Bio, nel riminese le aziende segnano una crescita del 46%
Il numero di aziende biologiche della provincia di Rimini è aumentato di una percentuale che fa riflettere, segnando un +46,4%
Con quasi nove famiglie italiane su dieci (89%) che hanno acquistato almeno una volta prodotti biologici nell’ultimo anno, la frutta e verdura biologiche entrano nel paniere dell’Istat a conferma di una sempre maggiore attenzione da parte dei consumatori verso la sostenibilità nel piatto. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Nielsen diffusa in occasione dell’aggiornamento da parte dell’Istat dell’elenco dei prodotti che compongono il paniere di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo nel 2023. La lista di ortofrutta bio “new entry” comprende arance, mandarini, limoni, banane, mele, pere, pesche, kiwi, pomodori da insalata, melanzane, zucchine, peperoni, carote, cipolle.
Guido Cardelli Masini Palazzi presidente di Coldiretti Rimini: “L’analisi di Coldiretti, su dati Biobank, conferma una tendenza in crescita nelle vendite di prodotti biologici costante da circa dieci anni. Basti pensare che negli ultimi 5 anni la Camera di Commercio della Romagna Forlì-Cesena Rimini ha rilevato che il numero di aziende biologiche della provincia di Rimini è aumentato di una percentuale che fa riflettere, segnando un +46,4% con una crescita annua del 5,6% (dato più elevato della regione)”.
Il valore degli acquisti di prodotti biologici - rileva Coldiretti – ha raggiunto la cifra di oltre 3,9 miliardi di euro, con la grande distribuzione a rappresentare il canale di vendita principale anche se a registrare il maggior incremento delle vendite (+5%) sono i mercati contadini assieme a gas e piccoli negozi. A spingere il fenomeno bio – rileva Coldiretti - è la leadership dell’Italia a livello europeo con 86 mila imprese e il 17% della superficie coltivata a bio contro una media Ue del 9%.
“L’incidenza percentuale delle imprese biologiche sul totale delle imprese agricole riminesi è del 12,5% (8,1% nel 2016 e 11,2% nel 2020), superiore in definitiva al peso delle stesse in Emilia-Romagna (10,4%). Altra percentuale di forte interesse quella relativa alle imprese agricole biologiche dedite all’allevamento di almeno una specie animale, che rappresentano il 20,5% dei produttori bio totali con una variazione molto positiva nel medio periodo (+24,0%)" conclude Cardelli Masini Palazzi.
“Ma in un momento di crisi energetica l’agricoltura biologica consent anche – commenta Alessandro Corsini direttore di Coldiretti Rimini – di tagliare di un terzo i consumi energetici attraverso l’utilizzo di tecniche meno intensive, le filiere corte e la rinuncia ai concimi chimici di sintesi prodotti con l’uso di gas. Si va dall’uso di sostanze naturali e 100% Made in Italy per concimare i terreni e sostituire i fertilizzanti dall’estero, rincarati con un effetto valanga sulla spesa delle famiglie, al riutilizzo degli scarti di produzione (foglie, gusci, paglia, ecc.) per garantire energia pulita, fino al potenziamento delle filiere corte con la vendita diretta che abbatte i trasporti. In questo modo si riesce a ridurre i consumi di energia in media del 30% rispetto all’agricoltura tradizionale ma in alcuni casi, come ad esempio per le mele, si arriva addirittura al -45%".
“L’agricoltura biologica rappresenta un metodo produttivo di importanza strategica per la transizione ecologica dei nostri territori” conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel ricordare che “i primati del biologico italiano contribuiscono a rendere la nostra agricoltura la più green d’Europa”.