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Cronaca

Nubifragio sul Riminese, l'esperto meteo chiarisce: "E' stata un'alluvione lampo"

Il fenomeno atmosferico che lunedì pomeriggio ha flagellato il riminese può esser catalogato come "alluvione lampo". Lo spiega a RomagnaOggi.it-RiminiToday Pierluigi Randi, climatologo e previsore dell'Epson Meteo Competence Center Meteoromagna/MeteoCenter

Il fenomeno atmosferico che lunedì pomeriggio ha flagellato il riminese può esser catalogato come "alluvione lampo". Lo spiega a RomagnaOggi.it-RiminiToday Pierluigi Randi, climatologo e previsore dell’Epson Meteo Competence Center Meteoromagna/MeteoCenter. Una sorta di "temporale perfetto", poichè "il riminese è venuto a trovarsi per qualche ora in una zona in cui convergevano nei bassi strati flussi di diversa provenienza ed origine: da Est provenienti dal mare Adriatico, assai umidi ed instabili, e da NW provenienti dalla Romagna settentrionale più secchi".

Oltre cento millimetri d'acqua caduti in circa un'ora. E' davvero parecchio....
"I valori cumulati nel pomeriggio di lunedì sono davvero molto elevati: Rimini Ausa, stazione dell'Arpa-SIMC ha registrato un totale di ben 147 mm tra le ore 16 e le ore 20, con un parziale di 90.2 millimetri nei 30 minuti tra le 16.30 e le 17.00. Altre stazioni riminesi hanno mostrato valori tra 86 e 103 millimetri con i massimi in direzione del centro e della lina di costa".

Rimini Ausa grafico-2Ricorda episodi temporaleschi così intensi?
"Il dato di Rimini Ausa, qualora validato, costituirebbe il nuovo record di precipitazione giornaliera relativamente al trimestre estivo a partire dal 1920, mentre per quanto concerne le altre stazioni di rilevamento in zona, eventi simili si manifestarono il 3 luglio del 1989 (131 millimetri), il 29 agosto delllo stesso anno (101,2 millimetri), il 16 luglio del 1970 (114 millimetri), il 19 agosto del 1976 (103 millimetri), il 18 luglio del 1961 (98,8 millimetri), il 24 giugno del 1995 (93 millimetri), il 3 luglio del 1979 (85,2 millimetri) e l'11 luglio del 1969 (81 millimetri).

Come si può vedere eventi simili hanno tempi di ritorno che sono stimabili nell'ordine del quindicennio, e l'ultimo di simile intensità si ebbe nel 1995 (limitatamente al periodo estivo). Peraltro la pioggia caduta lunedì è all'incirca è poco meno di quella che climatologicamente si ha nell'intera estate (160 mm, periodo di riferimento 1971-2000) e rappresenta più del doppio di quella normalmente si verifica nel mese di giugno (56 mm su base 1971-2000)".

Erano previsti temporali sulla Romagna. Ma quello che ha colpito il riminese è stato particolarmente inteso. Ci può come si è generata la cella?
"Si è trattato di quello che tecnicamente viene chiamato "flash flood" ovvero alluvione lampo; generalmente questo tipo di evento provoca precipitazioni temporalesche violente e prolungate, vale a dire non si tratta del classico temporale che, benchè violento, dura in genere una trentina di minuti; ma di un sistema più complesso e severo. La tipologia di sistema che ha flagellato il riminese lunedì è riconducibile alle formazioni multicellulari, vale a dire non una singola cella temporalesca ma un serie di celle che si sviluppano più o meno sulla stessa area e che scaricano a turno, ed in breve tempo essendo molto ravvicinate, grandi quantità di pioggia in rapida successione.

Fin quando persistono le condizioni per l'innesco delle nubi temporalesche il sistema si rigenera in continuazione, e le celle senescenti vengono rapidamente rimpiazzate da quelle più giovani ed attive. Nel pomeriggio di lunedì, a fronte del passaggio in quota di nucleo di aria fresca ed instabile di origine nordatlantica associato al transito di un vortice depressionario, nei bassi strati troposferici si sono create le condizioni ideali per un'intensa e prolungata convezione. Infatti proprio il riminese è venuto a trovarsi per qualche ora in una zona in cui convergevano nei bassi strati flussi di diversa provenienza ed origine: da Est provenienti dal mare Adriatico, assai umidi ed instabili, e da NW provenienti dalla Romagna settentrionale più secchi; ciò a causa della chiusura di un piccolo minimo di bassa pressione al suolo proprio sul comparto riminese.

Nonostante l'atmosfera fosse predisposta ad innescare moti convettivi un pò su tutta la regione per i motivi visti prima, essi sono stati particolarmente intensi e prolungati lungo quella linea di convergemza. Infatti la convergenza di masse d'aria nei bassi strati costringe la massa d'aria stessa a salire rapidamente di quota; l'instabilità generale presente alle quote medioalte ha fatto il resto. In tale contesto le celle temporalesche si sono generate in continuazione fin quando una delle due correnti nei bassi strati ha preso il sopravvento (nella fattispecie quella nordoccidentale) rompendo l'equilibrio. Ci sono volute circa 2 ore, durante le quali i temporali si sono formati a getto continuo e quasi sempre nella stessa zona. In taluni frangenti esse hanno determinato rovesci anche di grandine che hanno ulteriormente aggravato la situazione".

Nelle prossime ore cosa possiamo attenderci?
"La situazione per martedì dovrebbe contemplare un miglioramento anche se permarrà aria debolmente instabile in quota mossa da correnti nordoccidentale, pertanto nelle ore pomeridiane non è da escludere qualche locale temporale, ma essenzialmente su fascia appenninica, anche se qualche isolata cella potrebbe sconfinare verso pianura e costa, ma il rischio è decisamente più basso rispetto alla giornata di lunedì".

Per i prossimi giorni invece?
"Da mercoledì e fino almeno a venerdì il tempo tornerà ad essere più instabile per l'afflusso di correnti settentrionali più fredde; pertanto la possibilità di temporali tonerà ad aumentare da mercoledì; in linea di massima essi dovrebbero essere di minore intensità rispetto agli eccessi di lunedì poichè nel frattempo le temperature sono diminuite e quindi i contrasti termici tra bassa ed alta troposfera sono un poco più blandi; tuttavia il mare Adriatico presenta temperature superficiali alquanto elevate rispetto alla norma frutto della recente ondata di caldo, per cui le aree costiere potrebbero essere soggette a rischi un poco più elevati, specie nel caso in cui le celle dovessero arrivare dal mare".

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