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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Nullatenente per il fisco aveva ville e appartamenti per 7 milioni di euro

Il patrimonio immobiliare era stato "schermato" grazie a società con sedi a Dubai e Hong Kong

E' stata la vita da nababbo, nonostante il suo patrimonio fosse già stato sequestrato una prima volta dalla Guardia di Finanza, a incastrare nuovamente l'imprenditore che aveva nascosto al Fisco 13.5 milioni di euro evadendo l'Iva. Tutto è nato sulla scia dell'operazione "Galateo" del 2018 quando, le Fiamme Gialle, avevano scoperto una sofisticata frode fiscale internazionale nel settore del commercio all’ingrosso di apparati elettronici ed elettrodomestici. In quell'occasione l'uomo, insieme ad altri quattro complici, si era visto mettere i sigilli a un patrimonio di 6 milioni di euro. Nonostante il provvedimento, però, il tenora di vita dell'indagato non aveva avuto ripercussioni e pur risultando nullatenente anche dopo il sequestro aveva continuato a tenere un elevatissimo tenore di vita di gran lunga superiore alle proprie possibilità, potendosi permettere autovetture di grossa cilindrata e svariati viaggi di lusso in prestigiose località turistiche internazionali. Un comportamento che ha insospettito ancora di più i militari della Guardia di Finanza che hanno deciso, così, di approfondire le indagini.

Gli accertamenti avrebbero quindi consentito di dimostrare che l’indagato aveva la diretta disponibilità, per il tramite di una società immobiliare a sua volta “schermata” da compagini estere (con sedi a Dubai e Hong Kong), di un importante patrimonio immobiliare, costituito da due ville di lusso (di oltre 26 vani e 900 mq) e ulteriori 5 immobili per complessivi 500 mq (accatastati quali depositi e garage), per un valore stimato di oltre 7 milioni di euro. Il "tesoretto", quindi, è stato oggetto di un nuovo provvedimento della magistratura che, su richiesta della Procura della Repubblica di Rimini, ha fatto emettere un decreto di sequestro.

Le imprese che nel 2018 erano finite nel mirino delle Fiamme Gialle, tutte romagnole, avevano potuto beneficiare di questa frode utilizzando nella loro contabilità fatture false per un imponibile di circa 62 milioni di euro con una evasione di Iva per oltre 13 milioni di euro. Nei confronti dei cinque amministratori di queste (due residenti a Rimini di 64 e 63 anni, due a Forlì di 55 e 65 anni e uno a Cervia di 46 anni) il gip aveva disposto il sequestro di beni e disponibilità finanziarie. Sono stati questi che, materialmente, avevano beneficiato del giro di fatturazione false mentre gli altri 40 indagati, secondo gli inquirenti delle Fiamme Gialle, sono le "teste di legno" che gestivano il giro delle cartiere.

Nei confronti dei cinque principali indagati, nel 2018, erano state sequestrate quote societarie per un valore di 2,1 milioni di euro, 4 fabbricati per un valore di 1 milione di euro e 7 terreni del valore di 150mila euro. Ulteriori accertamenti erano stati fatti in diverse città d'Italia per individuare ulteriori disponibilità economiche. Nei confronti dei soggetti riminesi era stata sequestrata una società immobiliare di Brindisi, invece a Forlì erano finiti sotto sequestro una villa, due appartamenti e un garage. Ulteriori rogatorie erano state avviate nella Repubblica di San Marino, in Svizzera e nel Principato di Monaco.

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