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Cronaca

Nuovo sviluppo nelle vicende legate alla banda della Uno bianca

Secondo il giornalista e scrittore Massimiliano Mazzanti gli inquirenti sapevano che Fabio Savi aveva un fucile identico a quello usato nella strage del Pilastro

Nuovo sviluppo nelle vicende legate alla banda della Uno bianca. Il giornalista e scrittore Massimiliano Mazzanti ha infatti depositato a Bologna un esposto, accompagnato da una lettera al procuratore capo Giuseppe Amato, in cui segnala un'incongruenza tra due rapporti di Polizia, risalenti rispettivamente al 1991 e al 1995. Nel rapporto del marzo 1991, inviato dal commissariato di Rimini alla Criminalpol Emilia-Romagna e già noto, si legge che un fucile Sig Manhurin 222, identico a quello che, secondo gli investigatori, poteva aver sparato nella strage del Pilastro, in cui morirono tre Carabinieri, era stato acquistato regolarmente nel 1989 e poi detenuto da Fabio Savi, uno dei componenti della banda. In un altro rapporto, datato 18 gennaio 1995 -quindi risalente a un paio di mesi dopo l'arresto dei Savi- la Digos scrive invece che il fucile era "fino ad ora inedito", negando quindi che di quell'arma si sapesse qualcosa prima dell'arresto dei componenti della banda. Da qui la decisione di presentare un esposto, visto che le due carte sono palesemente in contrasto tra loro, con la richiesta di fare luce sul perchè non siano state fatte indagini sul fucile dopo la segnalazione contenuta nel rapporto della Polizia riminese. Anche perchè, scrive Mazzanti, il rapporto del 1995 sembra "teso a 'salvare' in qualche modo le mendaci dichiarazioni" di Simonetta Bersani, la finta 'superteste' che accusò ingiustamente i Santagata della strage del Pilastro.

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