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Cronaca

Omicidio alla fermata del bus: al via il processo, i figli della vittima si costituiscono parte civile

Il pubblico ministero non ha contestato le aggravanti al killer di Galileo Landicho che sarà processato con rito abbreviato sfruttando lo sconto di pena

Si è aperto giovedì mattina il processo, con rito abbreviato, nei confronti del 51enne Antonio “Tony” Rapisura reo confesso dell'omicidio del connazionale 74enne Galileo Landicho, il 74enne filippino accoltellato alla stazione del busi di piazzale Cesare Battisti a Rimini lo scorso 21 novembre. Il pubblico ministero, infatti, non ha contestato all'assassino le aggravanti e il killer difeso dagli avvocati Alessandro Petrillo e Monica Rossi potrà quindi usufruire del rito alternativo che comporta uno sconto immediato di un terzo della pena. Nella prima udienza davanti al Gup, tre figli della vittima si sono costituiti parte civile e Rapisura ha mostrato la propria intenzione di essere interrogato dal magistrato per fornire la propria versione dell'omicidio. Il processo è stato aggiornato al prossimo 21 novembre per ascoltare l'imputato e fissare la data della discussione finale.

Sgozzato alla fermata del bus

Secondo le indagini a scatenare l'assassino era stata la gelosia per quello che è stato un delitto maturato all'interno della comunità filippina. Tra Rapisura, moglie e tre figli, custode e uomo tuttofare di un imprenditore parente del datore di lavoro della vittima, e Landicho non correva buon sangue, tanto che il giardiniere assassinato lo scorso marzo aveva interrotto la loro amicizia certificata anche da molte foto, “bannandolo” dal proprio profilo Facebook. L’assassino, a quanto pare, lo aveva accusato di aver approfittato di un suo viaggio di lavoro per far visita alla donna a casa in orario inappropriato: la signora, infatti, lo avrebbe ricevuto in pigiama. Era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Per ricostruire gli ultimi minuti della vittima, e colmare la lacuna sul suo ultimo quarto d'ora di vita, gli investigatori avevano passato al setaccio le immagini delle telecamere a circuito chiuso che sorvegliano il piazzale ma gli occhi elettronici non inquadravano la pensilina del mezzo pubblico sotto la quale Landicho era stato accoltellato a morte. Il proseguo delle indagini ha portato il personale della Mobile e della Scientifica ad analizzare anche le telecamere montate sui mezzi pubblici che erano passati lungo la strada. Grazie a questa intuizione era stato possibile individuare il killer che si avvicinava alla pensilina rimanendo alle spalle della vittima e attendere il momento propizio per sferrare la coltellata fatale che ha trapassato la gola del 74enne uccidendolo sul colpo. L'autopsia ha infatti confermato come l'unico fendente, scagliato alle spalle di Landicho dall'alto verso il basso, abbia reciso trachea e giugulare non lasciandolgi scampo. I filmati, poi, hanno documentato come l'assassino sia scappato in sella a una bicicletta in direzione del porto di Rimini permettendo agli inquirenti di tracciarne il percorso.

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