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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Omicidio di Misano: colpo di scena in aula, l'assassino adesso rischia l'ergastolo

Dietro front del nuovo pubblico ministero che sconfessa il suo predecessore e chiede le aggravanti per il killer che ha massacrato Nicola Donadio

Colpo di scena davanti al Gip del Tribunale di Rimini dove il pubblico ministero Paolo Gengarelli sconfessa il suo predecessore Luigi Sgambati, che ha lasciato la Procura riminese per un nuovo incarico, e contesta le aggravanti a Edi Zagarac, lo sloveno 54enne arrestato lo scorso 12 gennaio in flagranza per l'omicidio del 50enne Nicola Donadio. Una mossa che ha lasciato di stucco la difesa dell'imputato, seguita dall'avvocato Guido Caparrini, che già contava di affrontare un processo con rito abbreviato che comportava uno sconto di pena di un terzo su una condanna massima di 30 anni di carcere. Con la contestazione delle aggravanti, invece, si procederà con un rito ordinario davanti alla Corte d'Assise che potrebbe anche decidere di condannare lo sloveno all'ergastolo. "Una decisione irrituale - ha spiegato l'avvocato Caparrini - che sarà oggetto di contestazione in Cassazione". Zagarac, infatti, era stato definito "dissociato" e non in grado di intendere e volere al momento del delitto.

L'omicidio era nato in seguito ai dissapori tra la vittima e il suo assassino con entrambi che, in emergenza abitativa, vivevano nei moduli messi a disposizione dal Comune di Misano nei pressi del depuratore lungo la via Nazionale Adriatica Interna. L'assassino, che già davanti ai carabinieri al momento dell'arresto aveva confessato il delitto, aveva sostanzialmente confermato la sua versione dei fatti anche davanti al Gip. Zagarac, che in passato aveva già litigato con la vittima e dalla quale era stato denunciato per lesioni, aveva ammesso di aver atteso all'alba del 12 gennaio che la vittima rientrasse a casa dal lavoro per cercare di parlargli e di convincerlo a ritirare una querela che aveva sporto in passato nei suoi confronti per dei problemi di vicinato. Il 54enne aveva poi spiegato di aver avuto una sorta di "blackout mentale" quando si è trovato davanti il vicino e, da quel momento, di non ricordare più nulla. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, l'assassino avrebbe aggredito Donadio con un manubrio di ferro colpendolo più volte alla testa per poi lasciarlo a terra esanime. Sono stati i vicini, residenti nel campo del Comune  di Misano allestito con roulotte e prefabbricati destinati ad alloggiare persone con difficoltà economiche, che sentite le urla della vittima hanno dato l'allarme facendo accorrere i carabinieri.

Quando i militari dell'Arma erano arrivati sul posto, il 50enne era ancora vivo e con i suoi ultimi respiri ha indicato l'aggressore che nel frattempo era entrato nella baracca della vittima dove è poi stato trovato. I carabinieri avevano cercato di rianimare la vittima ma nonostante i loro sforzi, e quelli dell'equipaggio del 118 intervenuto in via Nazionale Adriatica Interna, l'uomo era spirato senza riprendere conoscenza. Zagarac aveva anche raccontato di non avere ricordi di quei minuti e di essersi "risvegliato" nella toilette della baracca di Donadio. Descritto come un uomo mite e di profonda cultura, il 54enne aveva dichiarato di non sapersi spiegare i motivi e di come avesse trovato la forza e il coraggio di uccidere un uomo. 

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