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Cronaca

L'ombra della malavita organizzata sul pestaggio mortale

La vittima, Antonino Di Dato, era già stata arrestata dai carabinieri nell'ambito dell'operazione "Hammer" che aveva svelato una guerra tra bande rivali

Si concentrano sul passato di Antonino Di Dato le indagini degli inquirenti della Squadra mobile di Rimini per individuare il movente che ha portato quattro persone, tre delle quali arrestate dalla polizia di Stato, a picchiarlo a morte. Il napoletano 45enne, infatti, aveva un passato alquanto torbido e nell'ottobre del 2019 era già finito in manette nell'ambito dell'operazione "Hammer" dei carabinieri riminesi che avevano svelato una lotta tra due bande legate al crimine organizzato per mettere le mani sulla città. Di Dato era, secondo gli investigatori, legato al gruppo guidato da Massimiliano Romaniello e del quale faceva parte anche Giuseppe Ripoli che insieme a Rosario "zio Pio" De Sisto, a sua volta legato al clan Nuvoletta e sospettato di una lunga serie di reati associativi tra cui truffa, riciclaggio, estorsione e bancarotta fraudolenta e recentemente vittima di una sorta di attentato quando lo scorso 23 settembre era stato raggiunto da alcuni colpi di pistola davanti alla propria abitazione, si spartivano il territorio riminese.

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Secondo gli inquirenti il pestaggio che ha portato alla morte di Antonino Di Dato sarebbe avvenuto per dei debiti accumulati dal 45enne. La banda dei picchiatori, composta da due italiani di 52 e 44 anni e da un bosniaco e un croato di 46 e 42 anni con questi ultimi che sarebbero gli autori materiali delle percosse, nell'allontanarsi dal 45enne ferito per le percosse gli avrebbero detto che sarebbero tornati per avere il resto del denaro. In quell'occasione, poi, gli avevano anche sottratto il portafoglio. Il massacro è avvenuto sotto l'occhio di alcune telecamere di videosorveglianza che avrebbero ripreso l'intera scena permettendo così agli inquirenti di ricostruire l'intera vicenda. Degli indagati, tuttavia, il bosniaco sarebbe riuscito a sfuggire all'arresto riparando all'estero. Per gli altri tre, trasferiti nel carcere dei "Casetti", nella giornata di lunedì è previsto l'interrogatorio di garanzia.

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