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Cronaca

Sgozzò il coinquilino fastidioso, chiesti 20 anni per l'assassino

Marcos Antonio Quispe Luyo aveva confessato l'omicidio crollando al termine di un interrogatorio serrato con gli inquirenti dei carabinieri

Il pubblico ministero Luca Bertuzzi ha chiesto 20 anni di reclusione, con rito abbreviato, per Marcos Antonio Quispe Luyo il 31enne peruviano imputato di aver ucciso il proprio coinquilino 35enne e connazionale Leonardo Yoel Vinces Ballena lo scorso 29 maggio a Miramare.  L'assassino, che aveva confessato l'omicidio crollando al termine di un interrogatorio serrato con gli inquirenti dei carabinieri, era stato protagonista di un delitto efferato e dopo aver ucciso il 35enne aveva tentato di cancellare le tracce prima dell'arrivo degli inquirenti. Come è stato ricostruito all'epoca, i due peruviani vivevano insieme in un appartamento al piano terra di via Lussemburgo e, in una stanza in un lago di sangue, era stata ritrovata la vittima uccisa con diverse coltellate di cui una fatale alla gola. Nella giornata di lunedì il gup Manuel Biachi, dopo aver ascoltato le richieste del pubblico ministero e gli avvocati dell'imputato, Carlo Alberto Zaina e Monica Pozzi, ha rinviato la propria decisione al prossimo 11 novembre quando ci saranno anche le repliche dell'accusa. "E' evidente come per il nostro assistito - spiegano i legali di Marcos Antonio Quispe Luyo - non si sia trattato di un omicidio volontario ma preterintenzionale. Un delitto scaturito da conflitti e contrasti con la vittima che si era installata nell'appartamento dell'imputato senza contribuire alle spese. Marcos Antonio Quispe Luyo ha reagito a un comportamento arrogante del coinquilino con il quale, già da tempo, litigava e cercava di mandarlo via. Nel frattempo, in carcere, il nostro assistito ha portato avanti gli studi e seguito diversi corsi di formazione".

La notte tra il 28 e il 29 maggio del 2021, a dare l'allarme, era stato lo stesso Marcos Antonio Quispe Luyo raccontando di essere rientrato a casa e di aver scoperto il corpo dell'amico riverso a terra. Sul posto erano accorsi i carabinieri e, fin dai primi accertamenti, i militari dell'Arma avevano rilevato diverse discrepanze tra i fatti raccontati dal 31enne e i rilievi svolti nell'appartamento. Leonardo Ballena non aveva mai avuto prima problemi con le forze dell'ordine e risultava regolare in Italia. Fisico atletico, ben curato, a Rimini svolgeva lavori occasionali e prima di morire stava cercando un nuovo impiego. Da tempo, però, la convivenza con Luyo aveva riscontrato dei problemi coi due che avevano iniziato a non sopportarsi più.

Interrogato dai carabinieri per tutta la giornata del 29 maggio, alla fine il 35enne messo alle strette era crollato confessando il delitto. Secondo quanto ricostruito inizialmente dagli inquirenti dell'Arma, soprattutto sulla base della testimonianza del coinquilino, i due sarebbero andati a cena fuori, poi avrebbero trascorso insieme qualche ora in un paio di locali nei dintorni dell'abitazione. A un certo punto però, sempre secondo il racconto di Luyo, i due si erano divisi con la vittima che sarebbe rientrata a casa per primo. Poco dopo la mezzanotte anche il 35enne era tornato nell'appartamento trovando il cadavere del coinquilino riverso a terra vicino al bagno, con la gola tagliata e intorno all'una di notte aveva dato l'allarme chiamando i soccorsi.

Un racconto, però, che ha fin da subito aveva lasciato molti dubbi ai carabinieri che oltre al coinquilino avevano sentito anche un'altra decina di persone, ovvero i contatti della serata passata fuori. Le indagini avevano permesso di ritrovare l'arma dell'omicidio, un coltello da cucina che si trovava nell'appartamento condiviso dai due da circa un mese ed era emerso che i coinquilini non andavano d’accordo. Messo alle strette durante l'interrogatorio, alla fine Luyo era crollato ammettendo di aver ucciso Ballena al termine di una lite scoppiata per futili motivi dopo che entrambi avevano assunto alcolici durante la serata trascorsa insieme. Il movente dell'omicidio, a dire dello stesso 35enne, sarebbe stato il fatto di non sopportare più la presenza del 31enne in casa. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri l'assassino, dopo aver finito il coinquilino con un coltellata alla giugulare e due alla schiena, si era cambiato i vestiti macchiati di sangue e solo in un secondo momento aveva dato l'allarme facendo accorrere i vicini e i carabinieri.

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