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Cronaca

Il killer di Landicho: "Non volevo ucciderlo, l'arresto è stato una liberazione"

Nella seconda udienza del processo l'assassino ha ripercorso il movente che lo ha portato all'assassinio del giardiniere filippino 74enne: "Ero geloso e pensavo che insidiasse mia moglie"

Seconda udienza del processo, con rito abbreviato, nei confronti del 51enne Antonio “Tony” Rapisura reo confesso dell'omicidio del connazionale 74enne Galileo Landicho, il 74enne filippino accoltellato alla stazione del busi di piazzale Cesare Battisti a Rimini il 21 novembre del 2021. Dopo che il pubblico ministero non ha contestato all'assassino le aggravanti col killer, difeso dagli avvocati Alessandro Petrillo e Monica Rossi, che ha usufruito del rito alternativo che comporta uno sconto immediato di un terzo della pena i tre figli della vittima si sono costituiti parte civile. Nella giornata di lunedì Rapisura ha voluto essere ascoltato dal magistrato e, nella sua testimoniamza, ha ribadito la sua intenzione di non aver voluto uccidere quello che riteneva un rivale in amore che gli insidiava la moglie. "E' stato un raptus di rabbia - ha spiegato il filippino - ma volevo solo fargli del male e non toglierlgi la vita. Il coltello lo avevo in tasca perchè, come giardiniere, mi sarebbe servito per il mio lavoro. L'ho colpito da dietro e poi mi sono subito allontanato e, solo il giorno dopo, ho saputo che era morto". Rapisura ha poi ripercorso il mese che gli investigatori ci hanno impiegato per identificarlo e arrestarlo. "Sono stati giorni d'inferno: ho passato un mese di tormenti e, quando gli agenti mi hanno arrestato, per me è stata come una liberazione". Il processo è stato quindi aggiornato al prossimo 13 gennaio quando, il pubblico ministero, presenterà le sue richieste e inizierà la discussione.

Sgozzato alla fermata del bus

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