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Cronaca

Ordinanza anti-lucciole, la Cisl plaude alla decisione del Comune di Rimini

Il sindacato propone anche un momento di confronto sui risultati ottenuti e chiede che le altre realtà romagnole seguano l'esempio del capoluogo

“Dobbiamo togliere queste donne dall'inferno e l’ordinanza del Comune di Rimini, che è operativa da ieri, è una buona strada da percorrere - afferma Paola Taddei della Cisl Romagna - perché bisogna interrompere la catena che crea ricchezza sporca, intervenendo su chi paga, sul cosiddetto cliente”. L’ordinanza del Comune di Rimini, infatti, fa divieto a chiunque di porre in essere comportamenti diretti in modo non equivoco a chiedere o accettare prestazioni sessuali a pagamento. Rimini è la seconda città dopo Firenze che decreta un simile atto amministrativo, che ha pure dei risvolti fiscali perché la Polizia Municipale potrà notificare i nominativi alla Guardia di Finanza per accertamenti riguardanti una possibile evasione fiscale. “Si calcola che circa un uomo su dieci abbia rapporti con prostitute e che in Italia questo giro di affari sporchi sia di circa 90 miliardi all’anno: quasi cinque leggi di bilancio come quella che il Parlamento sta discutendo in questi giorni - continua la segretaria riminese della Cisl. - Come sindacato sosteniamo l’iniziativa di raccolta di firme on line della Papa Giovanni Xxiii chiamata “Questo è il mio corpo” (https://www.questoeilmiocorpo.org) perché noi cerchiamo anche di creare delle opportunità per quelle persone che sono ai margini del mondo del lavoro e della società. Se a Rimini non ci fosse prostituzione, non ci sarebbero atti di violenza come quello di pochi giorni fa, non ci sarebbe denaro sporco che è riciclato in attività illecite come droga o in attività economiche creando dumping con gli imprenditori onesti. E tutto questo si scarica poi sui lavoratori”. La Cisl Romagna seguirà l’evoluzione di questa disposizione comunale e lancia due proposte. Una proposta al sindaco di Rimini affinché i risultati siano oggetto di un confronto anche con il sindacato per attivare forme di sostegno per le donne che escono da questa situazione di schiavitù e consentire un inserimento sociale utilizzando le risorse derivanti dall’applicazione dell’ordinanza comunale. L’altra proposta è rivolta ai sindaci dei comuni della Romagna perché adottino ordinanze simili al fine di creare continuità territoriale nell’azione di contrasto alla prostituzione

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