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Cronaca

Palestre in rivolta, la protesta degli operatori contro la stretta sullo sport

Oltre 250 partecipanti, tra sportivi e titolari di palestre e scuole danza, con megafoni e cartelli nell'area del ponte di Tiberio

Cartelli, striscioni e megafoni alla mano per dire urlare a gran voce il no contro la chiusura delle palestre imposto dal nuovo Dpcm e in vigore fino al 24 novembre. Oltre 250 persone, tra titolari dei centri sportivi e delle scuole danza di Rimini, insieme a insegnanti e clienti, si sono ritrovati mercoledì mattina nell'invaso del ponte di Tiberio per opporsi alle limitazioni.

L'appuntamento fissato per le 10.30, ma già in molti si sono radunati alle 10 per organizzare la protesta e iniziare a spiegare le difficoltà ei rischi di chiusura definitiva con questo nuovo duro colpo alle attività. Sui cartelli campeggiavano le scritte: "Sport sicuro", "Lo sport è vita", "Sport uguale salute", "Vivo di danza"

Palestre sul piede di guerra, la protesta

I promotori della protesta chiedono diritto allo sport anche nei luoghi chiusi, almeno fino alle ore 18 come in tutti gli altri settori. Sensibilizzazione nei confronti delle società e associazioni sportive non riusciranno a riaprire o sostenere i costi di ripresa. Esprimere il dissenso alla definizione che il fitness non sia un’attività indispensabile o da praticare se necessario. La protesta non si arresta con la giornata di mercoledì, infatti il gruppo sosterrà sabato i ristoratori in piazza e si prepara a una protesta a Roma.

Alcuni dei manifestanti hanno spiegato di avere investito per adeguare le strutture alle disposizioni garantendo sicurezza e applicando tutte le misure necessario, ma adesso "ci fanno chiudere di nuovo, lasciando centinaia di famiglie senza un soldo a fine mese e migliaia di sportivi, bambini, ragazzi e adulti, senza la possibilità di fare esercizio fisico per la salute e la prevenzione".

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