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Cronaca Bellaria-Igea Marina

Veterinario truffaldino mette nel sacco il Comune di Bellaria che gli affidava i cani randagi

Scoperto dal Corpo Forestale dello Stato di Parma, il professionista faceva incetta di cani randagi per la sua pensione per animali ma, in caso di adozione o decesso, continuava a percepire la retta per il loro mantenimento

Una truffa ben congeniata quella portata avanti da un ex veterinario della provincia di Parma che, attraverso una serie di omesse dichiarazioni, riusciva ad intascare i soldi per il mantenimento di cani randagi che, nel frattempo, erano morti o dati in adozione. Tra le vittime del professionista emiliano il Comune di Bellaria che, nel corso degli ultimi due anni, ha pagato il medico 1800 euro per animali che, di fatto, non erano più in carico alla struttura gestita dal veterinario. A scoprire la vicende, informando poi il personale del Corpo Forestale dello Stato, è stata una dipendente dell’anagrafe canina di un Comune della Provincia di Piacenza che si era accorta di alcune incongruenze nella gestione degli animali randagi. Dai risultati delle indagini era quindi emerso che diversi Comuni dell’Emilia Romagna continuavano a pagare al canile gestito dal veterinario il mantenimento di cani che, in forza di convenzioni, dovevano essere ospitati e mantenuti nel canile, ma che invece non erano più presenti perchè in alcuni casi erano stati adottati o addirittura deceduti, anche anni prima. Oltre a Bellaria, sono 7 i Comuni della regione finiti nella truffa e spesso, poichè situati a parecchie centinaia di chilometri di distanza dal canile, erano impossibilitati a controllare la movimentazione dei cani fidandosi del professionista.

Il trucco era semplice, i cani randagi che effettivamente erano stati recuperati in diversi comuni della regione (da Bellaria ad Alseno) venivano trasferiti presso la struttura di San Secondo per essere successivamente dati in affido a privati. Quando però questi animali venivano realmente affidati o morivano, il veterinario che gestiva il canile non comunicava l’avvenuta adozione o la morte ai Comuni continuando a percepire la retta per il loro mantenimento che, diversa a seconda della convenzione, ammontava a circa tre euro al giorno per esemplare. Dall’analisi della documentazione sequestrata venivano scoperte irregolarità sui registri, cancellature e false dichiarazioni che attestavano il conferimento dei cani mesi o addirittura anni dopo rispetto a quando i cani erano realmente usciti dalla struttura e quindi non più in carico della​ stessa. Il certosino lavoro di ricostruzione ha consentito di smascherare la truffa che, per i soli due anni presi in esame, superava i diecimila euro.

Nel corso delle indagini, dirette dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Parma dr.ssa Lucia Russo, venivano scoperti anche documenti di presunti affidatari totalmente contraffatti o rimaneggiati comportanti il delitto di falso documentale. Gli agenti hanno verificato inoltre che il gestore della struttura, che è un veterinario piuttosto conosciuto nella zona, risultava essersi volontariamente cancellato dall’Albo professionale per raggiunti limiti di età contributiva e, pur non essendo più iscritto all’ordine dei veterinari di Parma, continuava tranquillamente ad esercitare la professione facendo operazioni chirurgiche, inoculando microchip e prescrivendo farmaci. Per questo motivo è stato deferito all’Autorità Giudiziaria per abusivo esercizio della professione medico veterinaria. Il veterinario ha concordato con il Pubblico Ministero il patteggiamento per truffa aggravata, falso ideologico, falso materiale, falso in certificati e abusivo esercizio di professione, per una pena complessiva di dieci mesi di reclusione e poco meno di 500€ di multa, pena sospesa per la condizionale. Al Comune di Bellaria, inoltre, il veterinario ha risarcito interamente la cifra percepita in maniera truffaldina.

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