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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Per l'Epifania la Messa dei Popoli in Cattedrale

Una tradizione iniziata nel 1996; giunge quest’anno alla 27ª edizione, la liturgia sarà accompagnata dal coro dei popoli, con immigrati di varie nazionalità, che seguiranno canti nelle varie lingue d’origine

Giovedì 6 gennaio, festa dell’Epifania, il Vescovo mons. Francesco Lambiasi presiederà alle ore 17.30 in Basilica Cattedrale la Messa dei Popoli, animata dalle comunità di immigrati cattolici di ogni nazione presenti sul territorio riminese. La celebrazione si svolgerà nel pieno rispetto delle norme anti-Covid. La festa dell’Epifania è particolarmente indicata per la celebrazione della Messa dei Popoli: la festa ricorda, infatti, l’adorazione di Gesù Cristo da parte dei Magi, sapienti stranieri, venuti dall’Oriente lontano per conoscere e onorare il Bambino Gesù. I Magi sono la primizia degli uomini di tutti i popoli che incontrano Cristo e lo seguono come Dio e Signore.

La Messa dei Popoli è una tradizione iniziata nel 1996; giunge quest’anno alla 27ª edizione. è un momento molto sentito dai cattolici immigrati, posti al centro della liturgia, con le loro espressioni di preghiere, di canti, di gesti. Molti sono vestiti in abiti tradizionali. Le comunità di immigrati con la loro partecipazione esprimono la loro appartenenza alla chiesa di Rimini senza perdere le loro identità e tradizioni. La Messa è stata preparata dalla Caritas Diocesana e dalla Migrantes diocesana, insieme a diverse comunità di stranieri residenti a Rimini, con momenti vissuti in varie lingue (ben tredici idiomi diversi). Sono stati invitati a concelebrare tutti i sacerdoti di origine straniera residenti a Rimini. Certa la presenza di don Silvestre della comunità cattolica anglofona-nigeriana, di padre Cristian (comunità rumena greco-cattolica di rito bizantino), e don Viktor (comunità ucraina greco-cattolica di rito bizantino), che concelebreranno la Messa con il Vescovo.

La liturgia sarà accompagnata dal coro dei popoli, con immigrati di varie nazionalità, che seguiranno canti nelle varie lingue d’origine. Anche le intenzioni di preghiera saranno recitate negli idiomi di vari Paesi: italiano, francese, spagnolo, ucraino, cinese e persino aramaico, recitato dalla comunità etiope. Un canto sarà eseguito dal coro cinese della comunità di Montetauro.
Durante la processione offertoriale rappresentanti in costume tipico tradizionale del Perù, Cina, Filippine, Ucraina porteranno all’altare anche alimenti e oggetti tipici dei vari Paesi. Le suore della congregazione di don Masi (Sorelle dell’Immacolata di Miramare) eseguiranno un canto in tagalo (filippino), mentre il Santo sarà successivamente intonato dalla comunità congolese e zairese. Al termine della celebrazione, il Vescovo Francesco impartirà la tradizionale benedizione con la statua di Gesù Bambino.

“La Messa dei Popoli – commenta don Mathieu Malick Faye, direttore diocesano della Migrantes Rimini – è una bella occasione per esprimere la festa e la fede, ciascuno nella propria cultura. Ma questi nostri fratelli arrivati da lontano ci ricordano anche il dramma di tanti immigrati, costretti a fuggire dal loro paese in cerca di pace, di lavoro e di una vita dignitosa”. Lo “straniero” è il messaggero di Dio, che sorprende e rompe la regolarità e la logica della vita quotidiana, portando vicino chi è lontano. Negli “stranieri” la Chiesa vede Cristo che “mette la sua tenda in mezzo a noi” (Gv 1,14) e che “bussa alla nostra porta” (Ap 3,20). Questo incontro fatto di attenzione, accoglienza, condivisione e solidarietà, di tutela dei diritti dei migranti e di impegno evangelizzatore, rivela la costante sollecitudine della Chiesa che scopre in loro autentici valori e li considera una grande risorsa umana. “Le famiglie dei migranti… devono poter trovare dappertutto, nella Chiesa la loro patria. è questo un compito connaturale alla Chiesa, essendo segno di unità nella diversità” (Gv. Paolo II).

L’amore verso lo straniero e verso il povero non è solo una esigenza sociale o etica o morale, ma è la riproduzione del modo di agire di Dio: “Ti ricorderai che sei stato schiavo in Egitto e che di là ti ha liberato il Signore tuo Dio: perciò ti comando di fare questa cosa (Dt 17,18). Il Vescovo di Rimini in merito cita un racconto. “Un vecchio rabbino domandò una volta ai suoi discepoli da che cosa si potesse riconoscere il momento preciso in cui finiva la notte e cominciava il giorno: “Forse quando si può distinguere con facilità un cane da una pecora”. “No”, disse il rabbino. “Quando si distingue un albero di datteri da un albero di fichi”. “No”, disse il rabbino. “Ma quando allora?” domandarono i discepoli. Il rabbino rispose: “Quando guardando il volto di una persona qualunque, tu riconosci un fratello o una sorella. Altrimenti è ancora notte nel tuo cuore”.

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