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Cronaca

Povertà, l'altro virus che "contagia" stagionali, dj e badanti: il report della Caritas

Aumentano le persone che chiedono aiuto e fra loro ci sono tanti italiani. Dopo il lockdown la media dei pasti serviti dalla mensa è aumentata di un terzo, raddoppiate le consegne a domicilio

C'è Eddy il dj delle discoteche con l'orecchino e cinque tatuaggi, con lui Carlos, il pr dei party spagnoli, e Marco tuttofare in hotel di appena 20 anni: sono lavoratori stagionali e dell'industria del divertimento, anche italiani, molte delle "new entry" segnalate nel rapporto 2020 della Caritas diocesana di Rimini "al tempo del covid". Presentato giovedì alla stampa alla presenza del vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi e di Gloria Lisi, vicesindaco del Comune, da Mario Galasso, direttore della Caritas diocesana, e Isabella Mancino, curatrice del report, il documento riporta, con dati e grafici relativi al periodo gennaio-agosto 2020, la cruda realtà dell'anno del covid.

In questi otto mesi la Caritas diocesana ha incontrato 1.170 persone: 1.048 coloro che si sono rivolti alla mensa e 122 le persone che hanno ricevuto un pasto caldo a domicilio. Un aumento importante se si pensa che prima della pandemia i numeri erano calati tanto da far pensare che si stesse uscendo dalla crisi. E, invece, in particolare, dopo il lockdown la media dei pasti serviti dalla mensa caritas è aumentata di un terzo, passando dai 90 pasti dei primi mesi dell'anno ai 130 di quelli estivi, mentre il servizio dei pasti a domicilio è più che raddoppiato, se a gennaio venivano servite in media 43 persone, a partire da marzo il numero è iniziato a salite per arrivare a superare le 140 in agosto. Non solo: delle 1.048 persone incontrate dai volontari, da gennaio a fine agosto, la maggior parte erano dei "ritorni", ovvero si erano rivolte alla Caritas in passato ma poi in qualche modo erano riusciti a ottenere una certa indipendenza: tra questi il 20% non tornava da oltre cinque anni. Soprattutto nel periodo del lockdown si è riscontrato un'importante aumento degli italiani: nello stesso periodo del 2019 erano il 34,7%, mentre nel 2020 sono stati 39,6%, divario che si è amplificato nel trimestre successivo quando se nel 2019 erano il 30,5%, nel 2020 hanno raggiunto il 37,8%. "Il periodo che ci accompagna al coronavirus ha cambiato il nostro racconto- spiega Galasso- prima, nel 2019, avremmo parlato di una diminuzione delle persone che si rivolgevano a Caritas, ma è bastato un microscopico virus a dimostrare la nostra fragilità".

Così, "anche chi era riuscito a sopravvivere e non vedevamo da diversi anni, è tornato a rivolgersi alla Caritas- prosegue- e abbiamo trovato anche tante persone nuove, tra cui tanti italiani". Oltre a questo spaccato difficile portato dalla pandemia, c'è anche altro: "Raccontiamo di un bel territorio, dove i numeri in aumento riguardano anche le oltre 500 persone ha aiutato Caritas in questi mesi direttamente- sottolinea- e questo ci fa sentire più leggeri nell'affrontare i mesi invernali e meno soli". Quindi Mancini, curatrice del report, torna a parlare di dati relativamente alle "new entry" del 2020, ovvero le persone che a causa della pandemia si sono trovate in difficoltà. "Tre persone su dieci non erano mai stati in Caritas prima- spiega- e di queste in aumento sono gli uomini, l'80%, e crescono anche gli italiani, che sono il 39%". In particolare, sale anche il numero dei giovani che si rivolgono a Caritas, tra i 25 e i 34 anni, il 26% tra giugno e agosto, e una presenza maggiore di 45-54enni, pari al 25 % tra giugno e agosto. A colpire sono le professionalità dei nuovi arrivati: il 35,5% era impegnato nel settore turistico, il 18% in azienda, il 9% nel settore edilizio, l'8% come imbianchino, elettricista, idraulico, il 6% nell'agricoltura, il 6% come badante ed il 4% come imprenditore. Altri numeri sono relativi agli interventi messi in atto nel 2020 dalla Caritas di Rimini: 743 colloqui per aiutare le persone e informarle relativamente anche a bonus e forme di sostegno messe in campo dallo Stato, 27.177 pasti in mensa, di cui 21.160 d'asporto a partire dal lockdown, 17.098 pasti a domicilio, 19.514 pasti per ospiti interni, 690 docce, servizio quest'ultimo ripreso da maggio.

Il vicesindaco Lisi ricorda come in questo momento siano soprattutto gli "ultimi" quelli da aiutare: "Siamo una rete istituzionale importante - sottolinea riferendosi alla collaborazione tra mondo del volontariato e Comune- ma la rete funziona se ognuno fa la sua parte". Suo è l'appello alla collaborazione anche per l'apertura di un albergo per i senza tetto, ora che il dormitorio Caritas è chiuso per il rischio contagio. "Il freddo è vicino e abbiamo uno sforzo maggiore - incalza - come Comune dovremo aprire un albergo per i senza fissa dimora, siamo già andati in giunta e questa settima si aprirà l'istruttoria, venendo a mancare il dormitorio caritas abbiamo 120 persone in strada, a cui, quando c'è stato il lockdown serrato, veniva detto di 'andare a casa'". A riguardo interviene anche Galasso, per segnalare che tra le prossime iniziative di Caritas c'è proprio la volontà di attivare anche un nuovo dormitorio. "Rispetto allo scorso marzo siamo più attrezzati- spiega - e pronti ad accogliere con il centro ascolto, le docce, il mangiare, l'emporio che continua a funzionare a pieno ritmo, ma tallone d'achille è il dormitorio". Infatti, "abbiamo stanze dove le persone però devono dormire insieme e al momento è inopportuno, per questo ci stiamo adoperando per avere un albergo che possa garantire accoglienza notturna, abbiamo occhi aperti per capire anche insieme in rete territoriale come dare la risposta migliore per evitare che dorma in strada il minor numero delle persone possibile". Infine, un invito alla carità e alla speranza viene rivolto dal Vescovo Lambiasi a volontari e cittadini: "Un augurio e una preghiera affinché questo fiume continui a scorrere e si ingrossi grazie a ogni gocciolina che possiamo mettere - esorta- e che il Signore ci faccia cogliere il dono della speranza e ce lo faccia contagiare".

(Agenzia Dire)

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