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Cronaca

Processo Ruby Bis, pena ridotta per la riminese Nicole Minetti

L'igenista orale, insieme a Lele Mora ed Emilio Fede, era accusata a vario titolo di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile

La Corte d'Appello di Milano con la sentenza sul caso Ruby ha ridotto le pene inflitte in primo grado a Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede. L'ex direttore del Tg4, che era stato condannato a 7 anni nel luglio 2013, giovedì mattina è stato condannato a 4 anni e 10 mesi, mentre per Nicole Minetti la pena passa da 5 anni a 3 anni. A Mora, invece, condannato in primo grado a 7 anni, è stata inflitta la pena di 6 anni e un mese che comprende però anche la pena in continuazione per la bancarotta della sua società. "Non va ancora bene cosi perché siamo certi che Nicole Minetti sia sicuramente innocente e che quindi non debba scontare alcuna pena", ha affermato Paolo Righi, che difende con Pasquale Pantano la ex consigliera regionale Pdl. L'avvocato Righi ha quindi annunciato l'intenzione di ricorrere in cassazione, sottolineando però che "con pene fino a 3 anni, anche in caso di conferma in Cassazione, Nicole non andrà in carcere e questo per noi è un parziale risultato anche se il nostro obiettivo è dimostrare la sua totale innocenza".

Il caso scoppiò il 14 gennaio del 2011 quando un avviso di garanzia viene notificato all'ex agente dei vip Lele Mora, all'allora direttore del Tg4 Emilio Fede e al consigliere regionale lombardo Nicole Minetti. L'ipotesi di reato è quella di induzione e favoreggiamento aggravato della prostituzione, anche minorile, nell'ambito del cosiddetto caso Ruby, che vede indagato a Milano l'allora premier Silvio Berlusconi per concussione e prostituzione minorile. Tutto ruota attorno alle serate nella villa di Arcore: l'ipotesi è che i tre personaggi vicini all'ex presidente del Consiglio ne siano gli effettivi organizzatori con ruoli specifici: c'è l"arruolatore" (Mora), il "fidelizzatore" (Fede), e l'"amministratore del bordello" (Minetti), secondo i pm Pietro Forno e Antonio Sangermano. Il 3 ottobre del 2011il gup Maria Grazia Domanico rinvia a giudizio Mora, Minetti e Fede. I tre dovranno comparire davanti ai giudici della quinta sezione penale del Tribunale milanese, presieduta dal giudice Anna Maria Gatto. "Contro di loro - scrive il gup nel provvedimento - è stato raccolto un consistente materiale probatorio". Alla fine del novembre 2011inizia il processo a Milano. Sono 32 le ragazze coinvolte, tutte ritenute dal collegio dei giudici 'parti offese'; tre, invece, le giovani che si costituiscono parti civili: Ambra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadhil. Il 17 maggio del 2013, dopo circa un anno e mezzo di testimonianze è la volta di Karima El Marough, in arte Ruby, in tribunale. E' la prima per la giovane marocchina, minorenne al tempo dei fatti contestati: in aula le sue dichiarazioni scagionano tutti gli imputati. Solo rapporti di lavoro e amicizia con i tre alla sbarra.

Si arriva quindi alla fine di maggio del 2011 quando, nella sua requisitoria, il pm Sangermano afferma che "Il bunga bunga era un complesso sistema di prostituzione" e formula la richiesta di pena: 7 anni di carcere per tutti e tre gli imputati. Mora e Fede erano "preposti a individuare le giovani da portare alle cene" e agivano come "assaggiatori di vini pregiati". Minetti non aveva "il solo ruolo di intermediario per il pagamento delle ragazze" ma partecipava "attivamente ai presunti festini compiendo atti sessuali a pagamento". Per l'ex consigliere regionale lombardo, con Silvio Berlusconi "è stato amore vero" e l"affidamento" in questura di Ruby fu "un atto di generosità" così come la "gestione" delle Olgettine. Fede, in una lettera alla Corte, scrive "di fronte a voi ci sono esseri umani e, come tali, non dovrebbero essere sottoposti a mortificazioni al di la di quelli che sono ancora reati presunti". Ad Arcore, ammette invece Mora, ci furono "dismisura, abuso di potere e degrado". Nel luglio del 2013 il Tribunale di Milano condanna Fede e Mora a sette anni di carcere, e la Minetti a cinque anni. In particolare Mora è ritenuto colpevole per tutti i reati contestati, Fede viene condannato per favoreggiamento e induzione alla prostituzione delle maggiorenni, mentre viene stato assolto dall'induzione della prostituzione di Ruby; l'ex consigliere regionale viene condannata a cinque anni per l'accusa di favoreggiamento della prostituzione (assolta dalle accuse di induzione alla prostituzione e di favoreggiamento della prostituzione minorile per Karima El Mahrough).

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