Processo su Tecnopolo e Acquarena, arrivano le richieste di condanna
Il pubblico ministero ha chiesto complessivamente 14 anni di reclusione nei confronti dei 18 indagati dopo un procedimento che, tra indagine e dibattimento, è durato 8 anni
Con le richieste di condanna da parte del pubblico ministero si avvia la fase conclusiva del processo su Tecnopolo e Acquarena, le due opere di Rimini finanziate con fondi pubblici e una delle quali mai realizzata, che vede sul banco degli imputati 18 persone tra cui tre tra dirigenti e dipendenti comunali, il "facilitatore” Mirco Ragazzi imprenditori e tecnici accusati a vario titolo di reati che vanno dal falso alla truffa aggravata ai danni dello Stato. Oltre al "facilitatore" Mirco Ragazzi sono davanti al giudice Massimo Totti (Dirigente Unitil Progetti Speciali del Comune di Rimini), Stefano Guicciardi (Vice Direttore della Banca Popoiare dell'Emilia Romagna), Marco Pizzioli (rappresentale legale della Studio MeM Architectural Lab di Rimini), Maurizio Canini (rappresentante durante Ia gara pubblica del raggruppamento facente capo alia Axia), Pierpaolo Messina (dipendente del Comune di Rimini), Daniele Cenni (direttore operativo addetto agli impianti elettrici dello studio Elettro Progetti), Andrea Rossi (direttore operativo addetto agli impianti idraulici, termici e meccanici della studio Area Progetti), Stefano Gnoli (assistente lavori generale), Alessandro Perrotta (direttore tecnico e responsabile del cantiere per l'A.t.i.), Luciano Gaia (direttore operativo impianti elettrici), Gianmaria Sivori (responsabile tecnico del Consorzio Imprenditori Edili), Pierandrea Genghini (responsabile per Ia sottoscrizione dell'alto della Elettrocentrodue SRL), Stefano Fonti (rappresentante per Ia sottoscrizione dell'atto dell'Eurotec SRL), Donata Bigazzi (dipendente del Comune di Rimini con il ruolo di Collaudatrice dell'opera), Luca Esposito (addetto all'Ufficio Marketing e Gare d'Appalto di Axia), Salvatore Papa (rappresentante per la sottoscrizione dell"atto della G.A.R.C.) e Daniele Rossi (responsabile ufficio tecnico del C.A.R.).
Per il filone che riguarda il Tecnopolo, la cui indagine si fondava sull'ipotesi di turbativa d'asta e falso, gli imputati principali sono Massimo Totti, Pierpaolo Messina e Donata Bigazzi. Per questi le richieste del pm vanno da un anno e tre mesi ad un anno. Si aggiungono imprenditori, tecnici e professionisti. Al centro delle accuse una dichiarazione di completamento lavori del Tecnopolo e la certificazione di collaudo per ottenere il finanziamento di un milione e 350mila euro dalla Regione. Per quanto riguarda Acquarena, invece, secondo le accuse per partecipare alla gara d'appalto per Acquarena avevano prodotto una documentazione bancaria fasulla che veniva retrodatata, così da dimostrare il coinvolgimento di istituti bancari, in data anteriore alla data di scadenza della presentazione delle offerte con gli indagati accusati a vario titolo di falsità materiale, ideologica e truffa aggravata. Per Mirco Ragazzi il pm ha chiesto una condanna a un anno e un mese. Secondo le accuse, per partecipare alla gara d'appalto per Acquarena avevano prodotto una documentazione bancaria fasulla che veniva retrodatata, così da dimostrare il coinvolgimento di istituti bancari, in data anteriore alla data di scadenza della presentazione delle offerte. Per Acquarena il Comune di Rimini si è costituito parte civile, mentre per Tecnopolo la parte civile è la Regione Emilia Romagna. Per cinque degli indagati è stata chiesta l'assoluzione: i responsabili degli impianti elettrici, in quanto il fatto non costituisce reato, e per Stefano Guicciardi per non aver commesso il fatto. Due le prossime udienze, fissate il 23 e il 24 febbraio. dopodiché ci sarà la sentenza di primo grado su quello che fu uno scossone all'interno dell'amministrazione pubblica riminese con propagazioni nel Pd regionale.
L’attività investigativa era partita nel 2015 da segnalazioni dell’ex assessore Roberto Biagini della giunta Gnassi, all’allora Procuratore Capo Paolo Giovagnoli dopo una "indagine" condotta dallo stesso Biagini all’interno dell’assessorato di cui aveva la delega sull’attività del modenese Mirco Ragazzi come “facilitatore” presso gli uffici del Comune di Rimini nei quali avrebbe avuto un accesso troppo libero. A condurre l’inchiesta era stata la Guardia di Finanza di Rimini che aveva raccolto un cospicuo materiale anche grazie a intercettazioni ambientali e telefoniche.