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Cronaca Santarcangelo di Romagna

Indagini serrate sul ragazzo autistico aggredito in piazza, Sacchetti (Pd): "Episodio che fa male e fa riflettere"

Il segretario provinciale dem e assessore a Santarcangelo interviene dopo il pestaggio nella piazza principale del paese: "Sono certo che la mia comunità saprà fare ancora una volta quadrato e non lasciare che il vile pestaggio resti impunito"

Procedono serrate le indagini sul pestaggio del 33enne autistico che, nella serata di domenica scorsa, è stato picchiato a sangue mentre si trovava in piazza Ganganelli a Santarcangelo. Gli inquirenti dell'Arma stanno vagliando le telecamere a circuito chiuso che sorvegliano il centro storico del paese per ricostruire i vari movimenti della vittima e, soprattutto, individuare chi lo ha pestato senza motivo procurandogli  la frattura dello zigomo e una ferita all'arcata sopraccigliare che ha reso necessari 5 punti di sutura per una prognosi superiore ai 20 giorni. Il 33enne, nel frattempo, è ancora ricoverato all'Infermi di Rimini per i postumi delle lesioni e dovrebbe essere dimesso nella giornata di mercoledì. Il giovane, infatti, è atteso dai carabinieri della città clementina per raccogliere la sua testimonianza sull'aggressione.

Un pesaggio che ha destato molto scalpore non solo a Santarcangelo, dove tutti conoscono il giovane, tanto che ad intervenire su quanto accaduto è stato il segreterio provinciale del Partito Democratico e assessore nella città clementina Filippo Sacchetti. "Quanto accaduto domenica sera in Piazza Ganganelli fa male. E riflettere - ha commentato l'esponente dem. - E non solo perché la vittima è Mattia, un ragazzo d’oro che conosciamo tutti e cui tutti vogliamo bene, ma perché al suo posto poteva esserci chiunque. Si tratta infatti di un episodio vigliacco, “gratuito”, inspiegabile su cui ci auguriamo le forze dell’ordine facciano luce il più presto possibile. Ma la riflessione deve aprirsi a un tema più vasto ed è quello dell'educazione e del senso che con essa si vuole dare al Paese e a ogni sua comunità. Le cronache locali e nazionali sono purtroppo punteggiate ormai quotidianamente da episodi vigliacchi o assurdi come questo.  Ovunque. Nelle grandi città e nelle periferie. Nelle realtà ancora a una fortissima dimensione umana come Santarcangelo. E spesso accade con sconcerto di vedere come i 'protagonisti', i 'carnefici' senza causa siano ragazzi del paese. I nostri ragazzi, come titolava un film di qualche anno fa proprio dedicato al vuoto educativo che produce violenza gratuita, nonostante il 'pieno' del benessere.

"Perché? Il degrado morale, l’assenza di punti fermi va imputata a una gioventù oramai lasciata in balia dei social network o ha le sue radici in altro? In un falso perbenismo che si scontra con la realtà? - si domanda Sacchetti. - Tuttaltro. E non lo si può ridurre a figlio del Covid, “giustificazione” che non ha ragione di essere o non può comunque essere sufficiente. La realtà è che il mondo è cambiato. Più profondamente di quanto pensiamo o cerchiamo di razionalizzare. La tecnologia che, ad esempio, ci dà il fantastico privilegio di essere connessi con tutto il mondo senza avere la necessità di salire su un aereo, vuole in cambio, come nel classico dramma del Faust, qualcosa che ha a che fare con la nostra anima, l'anima dei nostri ragazzi. Guardiamo al nostro paese, ai luoghi che abbiamo conosciuto, all'Italia ma da qualche anno a questa parte ci pare che qualcosa sia cambiato, qualcosa si stia incrinando. La corda tesa in strada un paio di anni fa, quanto accaduto a San Martino, l’aggressione a Mattia: come giovane santarcangiolese sono certo che la mia comunità saprà fare ancora una volta quadrato e non lasciare che il vile pestaggio resti impunito ma come rappresentante delle istituzioni mi interrogo per fare sempre di più e meglio.

Stiamo facendo la nostra parte per quanto di nostra competenza da un lato mettendo in campo strumenti quali un sistema di videosorveglianza fatto di telecamere e con la recente riorganizzazione della Polizia Locale per garantire maggior presidio, ma la risposta a un'emergenza educativa che riguarda tutto il Paese (e non solo) in ogni sua componente, non può stare nel piccolo spazio di una telecamera, in un occhio elettronico. Sarebbe un abbaglio e soprattutto uno sbaglio gravissimo pensare questo, magari per correre dietro all'ennesima puntata di una polemica politica stanca, sterile, incoerente.

Lo stato di una città non lo si misura non con il numero di telecamere o il filo spinato o l'esercito che presidia 'manu militari' i luoghi della socialità. Quello che vogliamo, che cerchiamo di costruire anche come amministratori ma prima di tutto come cittadini, è il favorire opportunità di socialità, cultura, relazioni tra persone, sport, eventi in una città molto vivace, aperta e splendida sotto questo punto di vista. Una realtà che offre tanto a chi abbia voglia di mettersi in gioco, ma sempre nel pieno rispetto dell'altro e dell'umanità.
Ma evidentemente questo non è un tema che possa riguardare solo un'amministrazione, un partito, un Governo di qualsiasi colore. Non basta e bisogna agire appunto alla radice, sull’educazione dei nostri giovani rinnovando un patto fra famiglia, scuola, istituzioni e società che deve vedere ognuno di noi amplificare se possibile ancor più il proprio operato in uno sforzo collettivo comunitario per ritrovare forme di dialogo dirette ed efficaci con le nuove generazioni.

Non è una utopia. E non lo è soprattutto a Santarcangelo che ha ancora la capacità e la voglia di indignarsi e di arrabbiarsi per episodi come quello in cui la vittima è stata il nostro Mattia e i probabili carnefici i nostri ragazzi. Ma alla fine, al di là di quelle responsabilità che auspichiamo vengano accertate dalle forze dell'ordine nel tempo più breve, quello che resta sul campo siamo noi, è Santarcangelo, Mattia, i nostri ragazzi. Ed è questo, assieme, che dobbiamo capire e superare anche questa volta.

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