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Cronaca Riccione

Riccione celebra la Giornata nazionale della Memoria

Il programma delle iniziative proposte nell'ambito della Giornata nazionale della Memoria in ricordo delle vittime dell'Olocausto dall’Istituzione Riccione per la cultura

Il programma delle iniziative proposte nell'ambito della Giornata nazionale della Memoria in ricordo delle vittime dell'Olocausto dall’Istituzione Riccione per la cultura in collaborazione con la Compagnia Fratelli di Taglia, dalla rassegna cinematografica Riccione Cinema d’Autore e dal Liceo Scientifico e Artistico Volta-Fellini

Teatro e Memoria

Lunedì 27 gennaio alle ore 21,15

Come branchi di zebre. Gli Internati Militari Italiani testimoni straordinari della Shoah

di Erika Lorenzon e Francesca Gallo

Ingresso libero

Riccione Cinema d’Autore

Lunedì 27 gennaio- ore 21

Martedì 28 gennaio- ore 20,30

Hannah Arendt

di Margarethe Von Trotta (Germania, 2013, 113’). Con Barbara Sukowa, Alex Milberg, Janet McTeer

Lunedì 27 gennaio alle ore 11,45 nell’atrio del Liceo Scientifico e Artistico Volta-Fellini

Inaugurazione della mostra di arte grafica

Arpad Weisz (1896-1944)

di Matteo Matteucci

L’apertura della mostra sarà preceduta da un minuto di silenzio (ore 11,55) in tutto l’Istituto per commemorare i milioni di morti della Shoah

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Teatro e Memoria

Lunedì 27 gennaio alle ore 21,15

Come branchi di zebre. Gli Internati Militari Italiani testimoni straordinari della Shoah

di Erika Lorenzon e Francesca Gallo

Ingresso libero

Sul palco, la ricercatrice Erika Lorenzon e la cantante e fisarmonicista Francesca Gallo ricostruiscono cattura, deportazione, internamento e sfruttamento lavorativo degli oltre 600mila militari italiani - sugli 800mila catturati dagli ex alleati dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 - che vennero richiusi nei lager del Reich rifiutandosi di collaborare con i detentori. Vennero definiti Internati Militari Italiani (I.M.I.), e per questo privati della tutela delle norme internazionali che non contemplavano il loro status giuridico. In questo modo Hitler, con il consenso di Mussolini, poté sfruttarne arbitrariamente l’enorme forza-lavoro nei settori industriali più usuranti. Gli I.M.I. divennero così testimoni straordinari della propria persecuzione e di quella di molti altri gruppi di deportati. In particolare descrissero con parole inattese gli uomini e le donne che marciavano consumati dentro alle loro divise a righe, simili a stanchi branchi di zebre.

Le memorie e i diari in scena sono il frutto di una lunga ricerca condotta da Erika Lorenzon su oltre trecento scritti autobiografici custoditi presso l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve S. Stefano e presso l’Istresco, l’Istituto per la Storia della Resistenza e la Società contemporanea della Marca trevigiana.

Uno studio altrettanto accurato ha interessato la ricerca di Francesca Gallo sui canti che negli anni Quaranta accompagnavano i militari alla guerra o li intrattenevano nei momenti di svago, uniti a quelli che parodiarono la guerra fascista o raccontarono quella partigiana.

Una narrazione corale e nazionale, resa attraverso le testimonianze di quindici autori provenienti da dieci diverse regioni italiane, che offre uno spaccato autentico della partecipazione alla guerra del popolo italiano, trasversale sia in termini geografici che sociali.

Una figura di rilievo è quella di Augusto Emanuele Cicchetti – nato a Riccione nel 1911 da una famiglia profondamente legata alla propria città - di cui verranno letti brani da Ricordi e memorie vissute da protagonista, memoria inviata nel 1999 dalla famiglia all’Archivio Diaristico Nazionale. Cicchetti era ufficiale di complemento con il grado di maggiore, incaricato del Comando operativo alla Stretta di Tell, in Val Venosta, quando il 9 settembre 1943 fu catturato dai tedeschi. La sua odissea nei Lager nazisti ebbe inizio ad Hohenstein, nella Prussia orientale, dove venne privato della propria identità e immatricolato col numero 410. Cicchetti, ai ripetuti appelli ad aderire prima alle SS, poi alla Repubblica Sociale, rispose con un netto rifiuto per non tradire il giuramento professato al Re e non alimentare la guerra fratricida promossa dai nazifascisti. Suo fu il motto che sostenne i membri della sua baracca nella lunga resistenza: “Noi più tenaci di loro”. L’odissea proseguì a Deblin Irena, poi a Bocholt Munster, in Westfalia, fino alla liberazione da parte degli americani, avvenuta il 19 febbraio 1945 nella zona di Varendorf. Rientrò in Italia nell’agosto del 1945 e appena ricongiunto alla famiglia, il 25 agosto, si presentò in Comune e iniziò il suo lavoro come Direttore dei Giardini Pubblici della città: “avevo talmente bisogno di denaro – scrive nel suo memoriale – da non potermi permettere nemmeno un giorno di vacanza”.

Augusto Emanuele Cicchetti, Paesaggista (Riccione-Rimini 1911, Riccione 18 giugno 2000).

Notizie estratte dalla scheda stilata dall’architetto Emanuele Mussoni per “Atlante del giardino Italiano 1750-1940”, a cura di Vincenzo Cazzato, Poligrafico e Zecca dello Stato.

Diplomatosi perito orticoltore alla regia Scuola Media Agraria di Firenze, dove fu compagno di studi di Pietro Porcinai e di Ferrante Gorian, nel 1937 vinse il concorso per direttore dei Giardini Pubblici di Merano. Qui realizzò diversi progetti fa cui il Giardino dell’Azienda di soggiorno (ancor oggi parzialmente conservato) e quello di riqualificazione dei due parchi detti della Passeggiata d’Estate e della Passeggiata d’Inverno sulle due rive opposte del fiume Passirio. Dopo la cupa parentesi della guerra e della deportazione, negli anni Cinquanta tornò definitivamente nella sua città natale, Riccione, e ne divenne il direttore dell’Azienda di soggiorno. Qui realizzò il maggior numero di lavori pubblici e privati, come testimonia il suo copioso archivio, oltre settecento disegni, dal 1931 al 1988. Tra i progetti più significativi e originali: la sistemazione paesaggistica dell’Ippodromo di Merano (1935); piazzale Roma a Riccione (1935); il parterre per la Stazione Ferroviaria di Riccione (1936); il giardino della Villa del conte Edoardo Matarazzo a Gradara (1939); la sistemazione paesaggistica della Passeggiata d’Estate a Merano (1940); i Giardini antistanti il Kursaal nella Repubblica di San Marino (anni Quaranta).

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Riccione Cinema d’Autore

Lunedì 27 gennaio- ore 21

Martedì 28 gennaio- ore 20,30

Hannah Arendt

di Margarethe Von Trotta (Germania, 2013, 113’). Con Barbara Sukowa, Alex Milberg, Janet McTeer

Scappata dagli orrori della Germania nazista, la filosofa ebreo-tedesca Hannah Arendt nel 1940 trova rifugio insieme al marito e alla madre negli Stati Uniti,       grazie all'aiuto del giornalista americano Varian Fry. Qui, dopo aver lavorato come tutor universitario ed essere divenuta attivista della comunità ebraica di New York, comincia a collaborare con alcune testate giornalistiche. Come inviata del New Yorker in Israele, Hannah si ritrova così a seguire da vicino il processo contro il funzionario nazista Adolf Eichmann, da cui prende lo spunto per scrivere “La banalità del  male”, un libro che andrà incontro a molte controversie.

La pellicola mostra Hannah Arendt (Barbara Sukowa) nel corso dei quattro anni (dal 1961 al 1964), in cui assiste, scrive e sopporta la reazione nei confronti del suo lavoro sul processo al criminale di guerra nazista Adolf Eichmann. Osservando la Arendt mentre partecipa al processo, rimanendo al suo fianco mentre viene contestata dai suoi critici e sostenuta da una ristretta cerchia di amici fedeli, avvertiamo l’intensità di questa donna ebrea forte, fuggita dalla Germania nazista nel 1933. Un’accanita fumatrice e una donna orgogliosa, la Arendt è felice e ha successo in America, ma la sua visione penetrante la rende un’outsider dovunque vada. Quando scopre che il Servizio segreto israeliano ha rapito Adolf Eichmann a Buenos Aires e lo ha portato a Gerusalemme, è determinata a raccontare il processo. William Shawn (Nicholas Woodeson), responsabile della rivista New Yorker, è eccitato di avere una stimata intellettuale a occuparsi di questo processo storico, ma il marito della Arendt, Heinrich Blücher (Axel Milberg), non condivide questo suo entusiasmo. Lui è preoccupato che questo incontro riporterà la sua amata Hannah a quelli che entrambi definiscono i “tempi oscuri”.

La Arendt entra in questo infuocato tribunale di Gerusalemme aspettandosi di vedere un mostro, ma invece scopre una nullità. La sciatta mediocrità di quest’uomo non coincide con la profonda malvagità delle sue azioni, ma capisce rapidamente che questo contrasto è proprio l’enigma che bisogna risolvere. La pubblicazione dell’articolo sul New Yorker provoca immediatamente uno scandalo negli Stati Uniti e in Israele, per poi estendersi al resto del mondo.

Hannah Arendt fornisce uno sguardo sull’importanza profonda delle sue idee, ma è soprattutto la commovente possibilità di capire il cuore.

Ingresso euro 6

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Lunedì 27 gennaio alle ore 11,45 nell’atrio del Liceo Scientifico e Artistico Volta-Fellini

Inaugurazione della mostra di arte grafica

Arpad Weisz (1896-1944)

di Matteo Matteucci

L’apertura della mostra sarà preceduta da un minuto di silenzio (ore 11,55) in tutto l’Istituto per commemorare i milioni di morti della Shoah

Arpad Weisz, ebreo ungherese (Solt 16 aprile 1896 – Auschwitz 31 gennaio 1944) fu allenatore di calcio del Bologna, squadra con la quale conquistò i campionati 1935-1936 e 1936-1937. In seguito alla promulgazione delle Leggi Razziali istituite nel 1938 dal regime fascista, dovette lasciare prima il lavoro e poi il paese, riparando a Parigi con la moglie Elena (pure lei ebrea ungherese) e i figli Roberto e Clara. Pochi mesi dopo, la famiglia Weisz si trasferì nel piccolo paese di Dordrecht, nei Paesi Bassi, dove Arpad allenò la squadra locale. In seguito all'occupazione tedesca dei Paesi Bassi, i Weisz furono dapprima rin-chiusi in campi di lavoro e successivamente deportati nel campo di concentramento di Auschwitz, ove trovarono la morte nel 1944.

Matteo Matteucci, diplomatosi nel 1998 all’Accademia di Belle Arti di Bologna, ha insegnato diverse discipline artistiche in vari Licei italiani. Dal 2012 insegna Discipline pittoriche al Liceo Artistico “F. Fellini” di Riccione. Nel corso degli anni ha svolto una significativa attività artistica, esponendo le sue opere in diverse Gallerie italiane.

Questa storia (una graphic novel) è stata disegnata nel 2010, dopo la lettura  del libro di Matteo Marani “Dallo scudetto ad Auschwitz”. Si racconta la storia di Arpad Weisz,  nella profonda convinzione che il calcio, e lo sport in generale, possa essere un importante veicolo di trasmissione di valori e memorie da tramandare ai più giovani, dando loro la consapevolezza che lo sport è (anche) altro rispetto a quello che sono abituati a vedere tutti i giorni sui media.

Informazioni e prenotazioni: Compagnia Fratelli di Taglia. Teatro del Mare tel. 0541.690904; Comune di Riccione, Assessorato alla cultura tel 0541 426032. CinePalace Multisala, via Virgilio 19, tel 0541 605176.

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