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Cronaca Riccione

Infermiera dall'Ausl raggira chi doveva accudire e gli svuota il conto corrente

Arrestata dai carabinieri di Riccione una 54enne con le accuse di circonvenzione aggravata di incapace, nei guai anche il figlio della donna che si è appropriata di 60mila euro

E' stata arrestata nella mattinata di lunedì, dai carabinieri di Riccione, una infermiera dell'Ausl accusata di circonvenzione aggravata di incapace mentre il figlio della donna, un 24enne, è stato denunciato a piede libero per riciclaggio. Secondo l'accusa, i due avrebbero spillato 60mila euro a una disabile, anche lei 54enne, residente nella Perla Verde. La vicenda inizia nel 2001 quando l'infermiera dell'Ausl viene incaricata di seguire quella che, poi, diventerà la sua vittima. Una donna riccionese, affetta da gravi problemi psichici, che vive insieme all'anziana madre. Nel corso degli anni, il rapporto tra l'infermiera e la donna che seguiva diventa sempre più affettuoso tanto che, la 54enne, la considera oramai come una seconda madre.

Nel 2011, l'invalida ha un grave lutto in famiglia: la mamma, con la quale condivideva l'appartamento riccionese, viene a mancare e i parenti della 54enne si accordano per vendere la casa. La vittima, quindi, viene liquidata con 60mila euro che vengono accreditati su un libretto postale mentre la signora viene affidata alle cure dell'Ausl in un appartamento di proprietà dell'Azienda Sanitaria. Non mancano, però, le frequenti visite dell'infermiera che, oramai, per la disabile è un'amica di famiglia oltre che una figura di riferimento per le sue cure. E' proprio in uno di questi momenti che la 54enne si confida raccontando di essere entrata in possesso dell'eredità e, a questo punta, scatta il piano diabolico della dipendente dell'Ausl. La donna, infatti, racconta alla sua vittima di avere urgente bisogno di soldi per eseguire alcuni lavori di ristrutturazione della propria abitazione.

L'invalida, fidandosi, si dice disposta a prestarglieli nonostante l'infermiera le chieda di non lasciare traccia scritta delle transazioni. La scusa della 54enne è quella che il regolamento dell'Ausl vieta, espressamente, ai dipendenti di accettare denaro dalle persone accudite. Tra il dicembre del 2011 e l'estate del 2013, l'infermiera accompagna quasi a cadenza mensile l'invalida alle Poste per ritirare varie somme di denaro fino a quando il saldo del libretto postale arriva a un attivo di appena 70 centesimi. L'invalida, disperata, quando si rende conto di essere rimasta senza soldi ha ancora delle remore a denunciare la cosa alle forze dell'ordine e si confida, in lacrime, ad un'assistente sociale la quale, a sua volta, informa i dirigenti dell'Ausl e convince la 54enne a sporgere denuncia presso i carabinieri.

Le indagini dell'Arma hanno quindi permesso di accertare sia i movimenti fatti sul libretto postale che il modus operandi dell'infermiera. Secondo quanto emerso la donna, dopo essersi fatta consegnare i contanti dall'invalida, aveva sia effettuato i lavori di restauro di un appartamento che fatto transitare parte dei soldi nel conto corrente del figlio 25enne. Dai rendiconti, sono stati almeno 11mila gli euro finiti nelle tasche del ragazzo il quale, adesso deve rispondere di riciclaggio. Nei suoi confronti, oltre alla denuncia, è scattato il sequestro del conto corrente con un attivo di 800 euro oltre a una Smart e a uno scooter di grossa cilindrata. Per l'infermiera, al termine degli accertamenti, sono scattati gli arresti domiciliari.

L’episodio che ha visto protagonista una nostra dipendente ai danni di una persona seguita dai nostri servizi è di estrema gravità per varie ragioni - ha sottolineato il direttore generale dell'Ausl, Marcello Tonini. - Sottrarre beni o denaro è sempre un reato grave per chiunque, perché mina profondamente i rapporti sociali, ma assume un significato ancora più aberrante e ignobile, quando a consumarlo è un professionista dell’aiuto e della cura verso persone rese fragili dalla malattia e che si affidano o sono affidate a noi. Ciò che ci consola di fronte a tanta gravità è prendere ancora una volta atto della solidità del nostro sistema e del senso di etica e responsabilità dei nostri professionisti che hanno permesso di segnalare questo episodio, dando così un contributo all’Autorità Giudiziaria nel porre le condizioni per svolgere l’inchiesta. E’ bene, infine, cogliere l’occasione per riconoscere l’enorme impegno che viene richiesto ogni giorno ai nostri operatori che si trovano sottoposti ad ogni tipo di pressioni (relazionali, emotive, economiche, professionali, ecc) e a cui sanno fare fronte con grande professionalità e senza clamore. Di questo li ringrazio”.

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