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Cronaca Riccione

Stangata del Questore di Rimini sul Cocoricò: la discoteca chiusa per 4 mesi

Il provvedimento è stato notificato ai titolari del locale all'alba di domenica, stop alla musica fino a novembre

Mano pesante del Questore di Rimini, Maurizio Improta, che alla luce degli ultimi avvenimenti ha deciso per la chiusura del Cocoricò. Domenica mattina all'alba, mentre la celebre discoteca di Riccione si stava svuotando degli avventori, il personale della polizia di Stato ha notificato all'amministratore della società che gestisce l'ordine di chiusura per 120 giorni, a partire dal 3 agosto, sulla base dell'articolo 100 del Tulps. Nel suo provvedimento, il Questore, partendo dall'ultimo tragico episodio della morte del 16enne, ripercorre dettagliatamente tutti gli interventi delle forze dell'ordine negli ultimi due anni, compresi quelli del 118. La decisione di Improta potrà essere impugnata entro 30 giorni davanti al Prefetto ed entro 60 davanti al Tribunale Amministrativo Regionale.

Chiuso per 4 mesi il Cocoricò

"Il provvedimento in questione - si legge in una nota della Questura di Rimini - nasce dalla necessità di contrastare tutti quegli aspetti devianti volti a modificare o addirittura a porre in pericolo la tutela dei dettami posti alla base della Carta Costituzionale, quali diritti fondamentali ed irrinunciabili dei cittadini, ripristinando, mediante l’adozione di un provvedimento urgente, a tutela di primari interessi quali l’ordine e la sicurezza pubblica, la moralità, il buon costume e la sicurezza dei cittadini, anche quelle percezioni, assunte dalla maggioranza dei cittadini in ordine a concetti etici e morali, oltre che nel caso del concetto stesso di sicurezza pubblica. Il provvedimento ha lo scopo fornire tutela ai soggetti minorenni nei confronti dei quali appare incontestabile la particolare attenzione che la normativa nazionale e internazionale rivolge loro, essendo i minori persone certamente più fragili e vulnerabili rispetto alle altre e, per tale motivo, soggette, ben più di altre, a sfruttamento ed abusi da parte di altri soggetti".

"Ferma restando confermata la stima - ha commentato l'avvocato Alessandro Catrani che cura gli interessi del Cocoricò - mia personale e dei miei assistiti, verso le istituzioni tutte e, in particolare, in questo caso, verso il signor Questore di Rimini, siamo sinceramente 'sorpresi' per l'entità enorme della sanzione adottata, giunta fra l'altro al termine di un lungo linciaggio mediatico senza precedenti, e stiamo leggendo attentamente le motivazioni del provvedimento, appena notificatoci, per poi predisporre ogni più utile attività defensionale da esercitare nelle opportune sedi".

LE REAZIONI ALLA NOTIZIA

"Avevamo chiesto una pena esemplare - ha spiegato il sindaco di Riccione, Renata Tosi - che potesse prescindere dai tristi fatti di questi ultimi giorni. La morte di un 16enne è una tragedia immane, del quale non avremmo mai voluto parlare, ma ci sono stati anche tanti altri motivi che hanno portato a una decisione di questa portata. Il provvedimento del Questore era nell'aria e, adesso, non dobbiamo credere che la problematica del consumo di sostanze stupefacenti sia chiusa. Questo è il momento dell'azione perchè il problema della droga tra i giovani venga affrontato in maniera seria e, già in autunno, lo affronteremo in giunta. Per quanto riguarda l'immediato, il 12 agosto in piazzale Ceccarini verrà organizzata una serata in collaborazione con i carabinieri, i medici e San Patrignano proprio per informare i ragazzi sui pericoli della droga".

Per Dj Aniceto, da sempre impegnato nel sociale e membro della Consulta antidroga "chiudere il Cocoricò è pura follia. La cosa più triste di tutta questa triste vicenda è che non si riesca a divertirsi se non stordendosi, bevendo, impasticcandosi. Pare che non esista alternativa allo sballo come se la vita non fosse in grado di offrire ben altre evasioni e divertimenti esaltanti. A me spiace tantissimo per questi ragazzi, potrebbero divertirsi. In mille altri modi più belli, salvaguardando la loro salute, ma non è nemmeno colpa loro, semplicemente ignorano il male che possono fare queste sostanze. Il Cocoriò è una delle discoteche più controllate d'Italia, con più telecamere, buttafuori e sicurezza, e con un presidio medico per tutte le evenienze. Spende più di 150.000 euro all'anno per questo. Chi pensa ai dipendenti? Chi pensa che quel tipo di azienda rimarrà chiusa nel periodo in cui si faranno i fatturati più importanti? Se un provvedimento del genere serve a 'svegliare' gli altri gestori ben venga, altrimenti è solo inutile demagogia".

"Un provvedimento troppo blando" è il furente commento del Codacons. "Il Questore ha accolto in pieno la nostra richiesta - spiega il presidente Carlo Rienzi. - All'indomani della tragica morte, infatti, avevamo chiesto la chiusura immediata della discoteca e la verifica di eventuali responsabilità del locale in merito alla diffusione di droga all'interno della struttura e ai mancati controlli. La chiusura disposta dal Questore per 4 mesi appare tuttavia una sanzione leggera, soprattutto se rapportata alla gravità del tragico episodio avvenuto il 19 luglio. Ora chiediamo alle forze dell'ordine controlli a tappeto nelle principali discoteche dell'Emilia Romagna e del paese, volti a verificare la diffusione di sostanze stupefacenti all'interno di tali locali e a punire con la chiusura le strutture che non riusciranno a prevenire ed evitare lo spaccio di droghe".

"Ciò che è accaduto al Cocoricò, con la morte di un giovanissimo, è qualcosa che non si deve ripetere - aggiunge il Prefetto di Rimini, Giuseppa Strano. - In generale va aperta una riflessione a cui sono chiamati tutti, le famiglie, le istituzioni, gli educatori, le confessioni religiose perchè si è passato il segno. Tutti siamo stati giovani e forse siamo stati tentati dalla trasgressione, ma ora si è passato il segno. E' un problema principalmente di valori".

Ringrazio e rinnovo il mio attestato di stima nei confronti del questore di Rimini, Maurizio Improta - ha commentato l'onorevole Gianluca Pini della Lega Nord. - La decisione di chiudere il Cocoricò, a seguito dei drammatici fatti degli ultimi giorni, è una scelta di coraggio, a tutela dei giovani. Ci saremmo aspettati un immediato provvedimento di sospensione da parte del Prefetto, all’indomani della morte del 16enne Lamberto Lucaccioni, ma il provvedimento, dalla Prefettura, non è arrivato. Plauso al coraggio del Questore, che ha adottato una misura esemplare per la salvaguardia della salute e dell’incolumità dei ragazzi”.

"Pur rispettando la decisione del Questore Improta, che ha dovuto decidere in un contesto molto difficile, non posso condividere una decisione che ritengo sbagliata - ha commentato Sergio Pizzolante, deputato riccionese e Vice Presidente del Gruppo Area Popolare (Ncd-Udc) alla Camera. - Non è solo inutile rispetto al contrasto alla droga e allo sballo, è anche diseducativa per quanti avendo responsabilità, lo Stato, le famiglie, i media, oggi si sono salvati la coscienza. Abbiamo fermato il mostro, ci sentiamo più sollevati. Nello stesso tempo, un'azienda fra le più importanti in Europa nel settore rischia di chiudere i battenti e non poter più riaprire, circa 200 persone a casa. Una parte importante dell'offerta turistica riccionese e della riviera in frantumi. Si poteva evitare? Si, secondo me si. Il Cocoricò è una delle strutture con più controlli autonomamente gestiti in Italia, collabora con le forze dell'ordine, ha avviato una collaborazione con San Patrignano. Si poteva evitare una punizione drastica, che il sindaco di Riccione ha definito 'esemplare' e che a me appare invece ingiusta. Avrei capito e condiviso un gesto più circoscritto e contenuto, una pausa di riflessione, la ripartenza con più impegno per la sicurezza, più controlli e una assunzione di responsabilità articolata e diffusa. Così no, non capisco e non condivido".

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