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Cronaca

Ricordata la prima vittima della "Uno Bianca" a 30 anni dal feroce agguato

Anniversario del sanguinoso assalto alla coop "Celle" nel quale perse la vita Giampiero Picello

Il Vice sindaco di Rimini Gloria Lisi ha deposto questa mattina un mazzo di fiori presso il monumento dedicato alle vittime della banda della Uno bianca, all'ingresso del supermercato “’i Portici’” di via XXIII settembre, per ricordare Giampiero Picello, la guardia giurata uccisa nell’assalto dal gruppo criminale, nel 30° anniversario della morte. Insieme al vice sindaco, per la prima volta, Maurizio Gengotti, che quel giorno si trovava all'esterno della Coop e fu ferito insieme ai suoi famigliari dai colpi esplosi dai fratelli Savi.

“Insieme a Picello – è il commento del vice sindaco Lisi – l'Amministrazione comunale di Rimini vuole ricordare oggi tutte le ventitre vittime della banda della Uno bianca. La famiglia Gengotti è stata testimone diretta di quel tragico giorno. Oltre a Maurizio, nei giorni scorsi, ho avuto il piacere di parlare anche con sua figlia Francesca, ferita gravemente trent'anni fa, che ha trovato la forza, dopo tanti anni, di esternare i suoi ricordi. Sono grata a loro per il coraggio dimostrato e la forza di volontà con cui sono riusciti a superare ferite fisiche e psicologiche così difficili. La presenza di Maurizio assume proprio per questo vissuto un forte valore, anche simbolico, per tutta la comunità riminese”

“Dopo trent'anni – ha spiegato Maurizio Gengotti - ho deciso di tornare, per la prima volta, nel posto esatto dove trent'anni fa mi trovavo durante l'assalto dei fratelli Savi, e ricordare davanti al monumento a loro dedicato, tutte le vittime di quel tragico periodo. Fino ad oggi era sempre rimasto un ricordo privato, un momento tragico che non si dimentica, ma che da oggi posso accantonare e vivere con più distacco. Ho cercato anche di parcheggiare dove avevo messo la macchina allora, e ho voluto rivedere il punto esatto della rampa di accesso alla Coop, dove mi trovavo insieme alla mia famiglia quando hanno aperto il fuoco. Ricordo il fucile estratto da sotto il cappotto da uno dei fratelli Savi e i pallini che rompevano finestrini, vetri e rimbalzavano intorno a me per minuti interminabili; i  medici che si trovavano dentro il supermercato e ci hanno soccorso per primi. Poi, la lunga trafila di visite, operazioni e ricoveri fino ad oggi, dove questa data è venuta negli anni a coincidere, per uno strano caso del destino, sia alla nascita di mia nipote, sia alla laurea dell'altra mia figlia”.

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