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Cronaca

Rifugiati ucraini via dagli hotel per raggiungere i Cas, un centinaio ospiti alla Villa Fusco di Misano

Il sindaco Jamil Sadegholvaad: "Chinque apre le porte delle proprie strutture deve essere ringraziato, ma c’è un sistema istituzionale di accoglienza che deve essere rispettato"

Dopo il summit tenuto mercoledì (30 marzo) in Prefettura, alla presenza dell’assessore alla Protezione civile Irene Priolo, nelle ultime ore sta avvenendo il trasferimento di 100 rifugiati ucraini oggi ospitati negli hotel sprovvisti della convenzione con lo Stato verso i Cas (Centri di accoglienza straordinaria). Si tratta solo dei primi trasferimenti, che proprio in queste ore hanno visto già una sessantina di persone spostate verso strutture riconosciute come centri di accoglienza: le persone interessate sono per la maggior parte dirette al momento a Misano Adriatico, interessato è l’immobile di Villa Alfonso Maria Fusco, una struttura gestita dalla Congregazione delle Suore di S. Giovanni Battista. Gli addetti confermano l’arrivo di 60 rifugiati e che si è al lavoro per cercare di organizzare le stanze e ampliare i posti a disposizione. Altri rifugiati ucraini potrebbero essere invece spostati a breve in strutture delle province limitrofe al riminese, a partire da Forlì-Cesena.

Nel frattempo 128 profughi che hanno soggiornato negli hotel lungo la Riviera (sui 400 posti che aveva messo a disposizione il Ministero) sono ormai fuori regione. Dal Piemonte, in particolare Settimo Torinese, fino al Molise dove invece ci sarebbero le maggiori difficoltà per l’organizzazione logistica. Una ventina di cittadini ucraini, una volta partiti verso i Cas fuori regione, risultano tornati indietro nel Riminese. La situazione di Rimini è un caso unico sul territorio italiano: in quanto nel 90% dei casi chi fugge dalla guerra si ricongiunge in ambito familiare a parenti e amici, altri rifugiati accedono invece tramite i canali ufficiali, ma il caso degli alberghi è un unicum riminese. Un tema su cui, ai microfoni del Tgr Rai dell’Emilia Romagna, è intervenuto anche il sindaco Jamil Sadegholvaad: “Chinque apre le porte delle proprie strutture deve essere ringraziato – ha sottolineato in tv il primo cittadino -, ma c’è un sistema istituzionale di accoglienza che deve essere rispettato. Anche perché Rimini ha in assoluto in Italia l’accoglienza pro capite maggiore di rifugiati. E’ giusto trovare un sistema per fare in modo che queste persone vengano sostenute da tutta la nazione italiana”.

Al momento, come riferisce il presidente di Riviera Sicura Giosuè Salomone, le dodici strutture che fin qui hanno ospitato cittadini ucraini non hanno visto il loro status modificato, nel rispetto delle normative in materia. “Fin qui gli associati di Riviera Sicura hanno impegnato circa 150mila euro, senza alcun aiuto da parte dello Stato - specifica Salomone -, uno sforzo imponente. Come ho avuto modo di sottolineare collaboriamo con la Prefettura e i trasferimenti di queste ore, pur con le difficoltà del caso, stanno seguendo una logica. A differenza dei problemi generati dallo spostare persone in altre regioni, distante da Rimini, perché oltre il 90% delle persone che sono qui ribadiamo che hanno o parenti o conoscenti con cui si sono ricongiunti”.

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