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Cronaca

A Rimini "invasione" pacifica dei cappelli con la penna nera, storia e curiosità del celebre copricapo

Il nuovo copricapo è di feltro di pelo di coniglio e le penne possono essere di corvo, di pavone e di tacchino. C’è poi un accessorio colorato che funge da distintivo: la nappina

Sin dalla loro nascita gli Alpini si distinguono per il loro inconfondibile copricapo: il cappello con la penna. Una delle domande che più in questi giorni a Rimini gli alpini da tutta Italia si sono sentiti rivolgere dai loro ospiti riguarda proprio la storia della cappello alpino. “In origine era una bombetta alla calabrese di feltro nero – racconta il tenente colonnello Mario Renna - che sul lato sinistro portava una coccarda di lana su cui era innestata una penna di corvo, un po’ inclinata all’indietro. La penna diventa subito la bandiera degli Alpini, come recita una famosa canzone. Con lo sviluppo del Corpo e la creazione di battaglioni e reggimenti, gli ufficiali superiori vengono tratti da altre unità dell’Esercito: anche loro porteranno il cappello, ma ornato con una penna bianca, d’oca".

La tradizione è rimasta fino ai giorni nostri, per cui dal grado di maggiore in su la penna cambia colore. All’inizio il fregio centrale del cappello è una stella a cinque punte di alpacca, ma nel 1880 diventa “alpino” con motivi che richiamano la montagna: un’aquila coronata con uno scudo decorato da una croce, e gli artigli che stringono una cornetta sovrapposta a due fucili, un’ascia e una piccozza sovrapposti. Il cappello nero è bello ma scomodo. Troppo rigido, impedisce i movimenti a terra. Passano alcuni decenni e cambierà foggia, assumendo più o meno la foggia attuale e il colore grigio-verde. Più leggero e morbido, ha la falda posteriore rialzata per facilitare la posizione di tiro.

Il nuovo copricapo è di feltro di pelo di coniglio e le penne possono essere di corvo, di pavone e di tacchino. C’è poi un accessorio colorato che funge da distintivo: la nappina, un ovale di lana di colore bianco, rosso, verde, turchino per distinguere i battaglioni da cui è formato il reggimento. Anche il fregio evolverà verso la forma attuale, ovvero un’aquila ad ali spiegate che sormonta una cornetta e due fucili incrociati. Il cappello alpino entrerà nella tradizione della Guardia di Finanza e pure la Legione cecoslovacca che combatte al fianco dell’Italia nella Grande Guerra lo indosserà, con un falco al posto dell’aquila”.

Curiosità e soprattutto tante storie, si possono scoprire nella sede del Museo della città (in via Luigi Tonini, 1 a Rimini) attraverso le mostre scelte per il loro valore storico e didattico. Il museo è aperto da martedì a venerdì 10-13 e 16-19 / sabato, domenica e festivi 10-19.

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