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Cronaca

Associazione Salvataggi, il report 2013: salvate in mare 230 persone

Durante la scorsa stagione balneare i 147 interventi documentati hanno più che raddoppiato le persone porate in salvo dai soccorritori

Presentato venerdì mattina in Provincia il report 2013 sull'attività dei marinai di salvataggio che, la scorsa estate, hanno tratto in salvo 230 persone nel corso di 147 interventi. Un numero più che raddoppiato rispetto al 2012, quando i salvataggi furono 116. La casistica scientifica stilata dall'Associazione Salvataggi, che raggruppa la maggior parte di quelli operativi in provincia di Rimini, ha visto come nel 73% dei casi gli interventi sono stati eseguiti con il mare da poco mosso ad agitato, in passato accadeva perchè molte persone non sapendo nuotare entravano in acqua inconsce del pericolo delle onde, oggi diversamente molte persone sanno nuotare e peccando di troppa sicurezza si lanciano tra le onde, incorrendo nella maggior parte dei casi, nelle correnti di risacca e venendo trascinate lontano dalla riva. Combinando il dato sulla forza del mare con quello sul vento, si evidenzia come la maggior parte dei salvataggi sia stata effettuata con venti provenienti dal mare cioè partendo dal punto cardinale del Nord e ruotando fino all'Est. Dato interessante è il 4% d'interventi eseguito con "vento di terra" cioè Libeccio, situazione particolare in cui il mare risulta calmo solitamente "piatto", ma con correnti molto forti che allontanano dalla costa, soprattutto chi fa uso di gonfiabili e spesso sono i bambini.​

Dalla distribuzione degli interventi in base al sesso e all'età si evince che uomini e donne sopra i 14 anni rappresentano il 77% degli interventi ma che nel resto degli interventi si trattava di bambini, i marinai di salvataggio hanno soccorso e portato in salvo almeno 45 bambini nella sola stagione 2013 e solo nell'ambito del campione preso in considerazione.​ Spesso i salvataggi devono affrontare situazioni particolari e soccorrere più persone contemporaneamente, confidando nell'aiuto dei colleghi. Si consideri ad esempio che nel 23% dei casi sono state soccorse due persone contemporaneamente, questo delinea quanto sia importante la rapidità d'intervento e la coordinazione tra più colleghi, in caso di difficoltà si rischia di salvare una persona e di perdere l'altra. Un altra considerazione importante è che nell'8% dei casi sono stati effettuati salvataggi di gruppi di persone da 3 in su, questo è reso possibile solo dalla collaborazione dei colleghi, ma non solo di quelli impegnati nel salvataggio, ma anche dei confinanti che devono coprire le zone scoperte oltre alle loro.

Nel 90% dei casi la rapidità d'intervento ha fatto si che le persone soccorse fossero ancora coscienti, mentre nel restante 10% dei casi le persone colte spesso da malore improvviso erano incoscienti. Distribuzione degli interventi in base alla zona in cui si effettua il salvataggio, ovviamente nel 91% dei casi si parla di acqua, cioè in mare, mentre nel restante 9% si parla di zone fuori dall'acqua, spesso si tratta di persone colte da malore improvviso mentre passeggiano in riva al mare. Dato davvero improtante cioè come sono stati eseguiti gli interventi. Storicamente i salvataggi operano con l'imbarcazione di soccorso "moscone o pattino" a remi, infatti con l'ausilio di questo mezzo siamo in grado di uscire anche in condizioni difficili e sono stati operati l'81% degli interventi. Su diversi litorali italiani stanno cominciando ad affacciarsi mezzi più moderni come le moto d'acqua, davvero funzionali per ridurre i tempi d'intervento, anche da noi sarebbero un ottimo supporto.

L’esito degli interventi ci dice che purtroppo in 8 casi su 149 registrati, l'intervento del soccorritore non ha potuto fare nulla. Ci sono purtroppo delle patologie che in pochi secondi portano alla morte, mentre per le altre situazioni a volte un malore può essere la causa di un annegamento, come ad esempio anche una crisi epilettica che se avviene in acqua può portare all'annegamento. A seconda del tipo d'intervento che tipo di collaborazione si è resa necessaria, l'unico dato davvero importante è quello che nel 45% dei casi il marinaio di salvataggio ha operato l'intervento da solo senza il supporto di nessuno, mettendo anche a rischio la propria incolumità. Questo capita per diversi fattori, nella migliore delle ipotesi, l'intervento era di modesta entità e gestibile, nella peggiore non c'è stato modo di allertare i colleghi, l'unico mezzo messo a nostra disposizione è un fischietto di plastica, in alcuni casi dove il rumore del mare mosso è assordante poco può fare. Analizzando gli orari degli interventi emerge, così come l'anno passato, che le fasce orarie più problematiche coincidono con i momenti di maggiore affluenza. L'incidenza dei casi di intervento aumenta però sensibilmente la mattina dalle 11.00 alle 12.00 e nel pomeriggio nella fascia oraria che va dalle 15.30 alle 18.00.

"La professionalità dei marinai di salvataggio - hanno spiegato i rappresentati dell'associazione - è direttamente proporzionale alla loro esperienza e, per questo motivo, siamo fortemente contrari all'offerta di personale a costo ribassato che, spesso e volentieri, non ha un'adeguata esperienza sul campo. La prevenzione, comunque, è la migliore difesa per questo genere di situazioni con i salvataggi che, costantemente durante i loro turni, invitano i bagnati a fare attenzione alle condizioni del mare".

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