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Cronaca

Rimini è la città più "green" della Romagna, perde due posizioni ma resta al top su scala nazionale

Disco verde per Rimini, che chiude al 17° posto in Italia, praticamente per tutto: transizione ecologica, transizione digitale, inclusione sociale e attrattività

Rimini si conferma tra le città più green d'Italia. Anche se rispetto al 2020 perde due posizioni. Passando dal 15° al 17° posto. Comunque sempre nella fascia alta dei capoluoghi di provincia. E' quanto emerge dalla sesta edizione dello Smart City Index di Ey, precedentemente noto come Ernst & Young, colosso mondiale dei servizi professionali di consulenza direzionale, revisione contabile, fiscalità e formazione.

Il rapporto analizza le 109 città capoluogo di provincia d'Italia, classificando il loro sviluppo in termini di investimenti e iniziative del territorio da un lato (readiness) e comportamenti dei cittadini dall’altro, su tre assi strategici: transizione ecologica, transizione digitale e inclusione sociale.

Così in Romagna: comanda Rimini

Rimini risulta la prima città della Romagna, con il suo 17° posto, davanti a Ravenna che la tallona al 18° posto (era al 17° nel ranking nazionale del 2020). Mentre Forlì si deve accontentare del 40° posto in Italia, nella seconda parte della graduatoria. Disco verde per Rimini praticamente per tutto: transizione ecologica, transizione digitale, inclusione sociale e attrattività. Il punteggio è di 61,63, rispetto agli 85,25 di Milano prima in Italia. Parametri tutti in verde anche per Ravenna, che conquista 61,19 punti. Per quanto concerne Forlì disco verde per la transizione ecologica, semaforo giallo per transizione digitale, inclusione sociale e attratività. Forlì conquista tuttavia 2 posizioni, rispetto al 42° posto del 2020.

La parte alta della classifica (1-37esimo posto)

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La parte centrale della classifica (38-73esimo posto)

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La parte bassa della classifica (74-109esimo posto)

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Il dettaglio dell'analisi

"Nuovi valori e comportamenti, ripensamento di luoghi e modalità di lavoro, recupero del senso di comunità: l'esperienza del lockdown e, più ampiamente, l'impatto del Covid-19 hanno modificato profondamente le priorità e le abitudini degli italiani, con impatti considerevoli sui lavoratori e, di conseguenza, sull’evoluzione delle città. È per questa ragione che la sesta edizione dello Smart City Index di Ey diventa Human Smart City Index, integrando indicatori legati ai comportamenti ecologici, alle competenze digitali dei cittadini e all’inclusione sociale", spiega una nota di Ey, che ha condotto l'indagine. Sono 456 gli indicatori presi in esame secondo le direttrici del cambiamento digitale (infrastrutture, co-working, incubatori, start up etc.), ecologico (mobilità sostenibile, efficienza energetica...) e dell'inclusione sociale (politiche sociali, servizi sanitari, ascolto, imprenditoria giovane etc.), sia dal lato della readiness, cioé le iniziative e gli investimenti pubblici e privati che rendono disponibili infrastrutture e servizi, che da quello dei comportamenti dei cittadini rispetto alla readiness.

La nota di Ey

"La domanda di città 'a misura di persona' sta emergendo in maniera molto forte e anche le aziende si trovano a dover comprendere e gestire l’impatto dei nuovi trend urbani sui loro dipendenti: lo smart working, una nuova visione del lavoro e dei valori a esso legato sono la parte più evidente, ma la maggiore attenzione all’ambiente, il desiderio di spostamenti più sostenibili e un miglior bilanciamento tra lavoro e vita privata sono trend irreversibili. Le città che saranno più capaci e più veloci nel riprogettarsi e nel riqualificare gli spazi residenziali e di lavoro diventeranno più attrattive. La Human Smart City è la città che (ri)progetta infrastrutture e servizi coniugando centralità della persona, innovazione tecnologica e sostenibilità e rappresenta un’opportunità sia per le aziende sia per le amministrazioni locali di attrarre lavoratori e cittadini", commenta Andrea D’Acunto, People Advisory Services leader di Ey in Italia.

Ma qual è la situazione attuale in Italia? "Incrociando i dati legati agli investimenti e alle iniziative delle città, che misurano quanto esse siano già pronte a ridisegnare spazi e tempi intorno alle esigenze delle persone (readiness) con i comportamenti dei cittadini (intesi nella più ampia accezione di lavoratori, consumatori, turisti, pendolari, studenti, imprenditori, etc.) sui tre assi strategici della transizione ecologica, della transizione digitale e dell’inclusione sociale, si delinea un vero e proprio ranking, che classifica le città italiane in base al loro processo di trasformazione in città “a misura di persona”. Ne viene fuori una fotografia dell’ecosistema urbano italiano non ancora maturo, ma in piena evoluzione e con ampi margini di miglioramento", prosegue la nota.

"Nell’edizione di quest’anno, che comprende 456 indicatori, abbiamo introdotto misurazioni legate all’inclusione sociale e preso in considerazione anche comportamenti ecologici, competenze digitali, propensione all’imprenditorialità e così via, perché i cittadini sono sempre più parte attiva della riorganizzazione urbana”, afferma Marco Mena, Senior Advisor di Ey e responsabile dello Human Smart City Index. “Oggi il modello della metropoli ipertecnologica perde di slancio, a favore del modello più 'umano' delle città medie e piccole, dove le relazioni sociali sono più strette e i comportamenti sostenibili più facili. Tali città, secondo questa nuova visione, recuperano significativamente il gap rispetto alle città più grandi, anche se non riescono ancora a raggiungerle".

Panoramica nazionale

Milano, Bologna e Torino salgono sul podio delle città a “misura di persona”. Si riducono le distanze tra città metropolitane e centri più piccoli, ma permane una forte differenza tra Nord e Sud. "Rispetto alle due componenti dello Human Smart City Index, Milano si conferma la città in cima alla classifica sia per readiness (86,83 su una scala da 1 a 100) sia per comportamenti dei cittadini (83). Il punto di forza di Milano è legato perlopiù alla transizione digitale, sia per quanto attiene alle infrastrutture (ultra-broadband, 5G e IoT) sia per le competenze dei cittadini e l’utilizzo dei servizi online. Segue Bologna, grazie al primato in termini di inclusione sociale (soprattutto per le spese sociali e per il coinvolgimento dei cittadini nella vita pubblica della città), con una readiness particolarmente elevata (86,70). Torino consolida la presenza sul podio – pur passando dal secondo posto del 2020 al terzo posto del 2022 - grazie alla componente legata ai comportamenti dei cittadini (82,32), soprattutto in termini di transazione ecologica. Seguono cinque città medie: Trento, Parma, Bergamo, Padova e Brescia e chiudono la top ten Venezia e Firenze. Roma si posiziona al dodicesimo posto e cede cinque posizioni rispetto al ranking 2020. A penalizzare la capitale soprattutto un marcato ritardo nel processo di transizione ecologica. La prima città piccola (meno di 80 mila abitati) in classifica è Pordenone (21° posto), mentre le prime tre città del Sud sono Cagliari (19° posto), Napoli (34° posto) e Bari (36° posto). Enna, Barletta e Carbonia chiudono la classifica di questo rinnovato indice. La distribuzione geografica delle città mostra un notevole “human smart divide” tra Nord e Sud. Infatti, la classifica regionale (basata sul valore medio dello Human Smart City Index tra i capoluoghi di provincia) mostra un netto predominio del Centro-Nord: il Trentino-Alto Adige, l’Emilia-Romagna, il Friuli-Venezia Giulia, la Lombardia.  Le regioni del Sud si collocano in fondo alla classifica, in particolare con Molise, Puglia e Calabria agli ultimi tre posti. Tra le 40 città del Sud solamente 3 città metropolitane sono nella prima fascia: Cagliari, Napoli e Bari. Viceversa, al Nord, delle 47 città, ben 29 sono nella prima fascia del ranking e solo 6 nella terza fascia. Nel Centro, invece, la situazione appare più equilibrata: 5 città sono in prima fascia, 12 in seconda e 5 in terza. La dimensione delle città è infatti sempre stata una variabile determinante nella realizzazione della smart city e anche quest’anno, le città metropolitane prevalgono sui centri medi e piccoli", aggiunge la nota.

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