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Cronaca

Distributori di benzina a luci rosse, stroncato vasto giro di prostituzione

Arrestati dalla squadra Mobile di Rimini quattro sfruttatori che non esitavano a picchiare le "belle di notte" che non rispettavano le regole

Picchiate a sangue e tenute sotto stretta sudditanza psicologica. Questa era la vita di un gruppo di ragazze ungheresi finite sulle strade riminesi del sesso a pagamento e sfruttate da una banda di connazionali. A mettere la parola fine a un vasto giro di prostituzione, che aveva nelle piazzole dei distributori di benzina il suo centro, è stata la squadra Mobile della Questura di Rimini che, nella notte tra domenica e lunedì, ha arrestato 4 sfruttatori mentre, altri 2, sono ricercati in tutta Europa. Le indagini degli inquirenti sono iniziate lo scorso gennaio quando, nella aree di sosta dei distributori di benzina lungo la Statale 16 Adriatica, sono iniziate ad apparire delle lucciole giovanissime e tutte di nazionalità ungherese. Le ragazze, appena maggiorenni e con non più di 19 anni, hanno attirato l'attenzione del personale della Mobile anche perchè, nel giro di pochi mesi, sono costantemente raddoppiate fino ad arrivare a una ventina tra Rimini nord e il confine con Riccione. Attraverso una serie di appostamenti, pedinamenti e intercettazioni telefoniche è emerso che le "belle di notte" facevano parte di una batteria gestita da un gruppo di connazionali che aveva in un residence di Marina Centro la sua base operativa.

Distributori di benzina a luci rosse

Secondo quanto emerso dalle indagini, il gruppo di uomini si occupava di reclutare le ragazze in Ungheria attirandole in Italia con la promessa di facili guadagni ma, una volta giunte a Rimini, la realtà era ben diversa. Le giovanissime lucciole, infatti, erano costretta a "lavorare" in strada nei pressi dei distributori di benzina per non più di 50 euro a prestazione per un giro di affari che si aggirava intorno ai 1000 euro al giorno. Denaro che, invariabilmente, veniva incamerato dagli sfruttatori in cambio di vitto e alloggio. Quando una delle prostitute accennava a ribellarsi allo sfruttamento, i connazionali non esitavano a pestarle a sangue o a tenerle in una sudditanza psicologica minacciando ritorsioni ai parenti rimasti in Ungheria. Per il terrore, nessuna delle ragazze si è mai rivolta al pronto soccorso per essere medicata. Gli sfruttatori, inoltre, avevano pensato anche a un servizio completo e, per i clienti che ne facevano richiesta, erano disponibili anche dosi di cocaina per accompagnare il rapporto sessuale mercenario.

All'alba di lunedì, dopo un anno di indagini, sono scattate le manette ai polsi di Kalman Kover, 33enne; Miklos Varadi, 47enne; Zsolt Lakatos, 37enne tutti di nazionalità ungherese. Fino agli arresti anche un italiano, Pietro Gervasi di 48 anni, ritenuto essere dagli inquirenti il taxista delle lucciole il quale si occupava di accompagnarle nei vari distributori di benzina e di controllare che, nei paraggi, non ci fossero le forze dell'ordine.

COMUNITA' PAPA GIOVANNI - La Comunità Papa Giovanni XXIII esprime "la propria soddisfazione" sull'operazione: "ancora una volta si ha la conferma di come la prostituzione non sia una libera scelta, ma una costrizione imposta con violenza e minacce di ritorsione. Non è un problema che si possa risolvere con le case chiuse o i quartieri a luci rosse. La soluzione è combattere il racket e multare i clienti. Solo così è possibile restituire alle donne la loro dignità". La Comunità Papa Giovanni, oltre ad accogliere le ragazze che fuggono dalla strada, va ad incontrarle là dove sono, di notte, e ascolta i loro pianti e la loro disperazione. Dal 1997 d oggi sono più di 7000 le ragazze che, grazie alla Comunità sono riuscite liberarsi da questa moderna schiavitù. In provincia di Rimini nelle strutture Comunitarie ne sono accolte più di venti.

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