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Cronaca

Dal colera alla peste, parola all'esperto: "La storia insegna, la quarantena sconfiggerà il coronavirus"

Rimini è sopravvisuta al colera, alla peste e alla Spagnola. Secondo l'antropologo Mirko Traversari la quarantena è la soluzione per contrastare l'epidemia

“Le restrizioni imposte dal Governo sono corrette e doverose per minimizzare il più possibile il dilagarsi del Covid-19”. Parole dell’antropologo Mirko Traversari che di epidemie ha una approfondita conoscenza. Da studioso ricorda come Rimini, Forlì, e l'Europa intera, siano state colpite da varie ondate epidemiche dalle quali la civiltà si è sempre risollevata. “A Rimini, in particolare, abbiamo avuto il colera nella seconda metà dell’800 e le due ondate di peste", quelle che hanno toccato tutta Europa e raccontate da Giovanni Boccaccio nel Decamerone e quella raccontata da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi, quindi nel 1300 e nel 1600. Due epidemie di peste che seppur si riferiscono a situazioni differenti venne richiesta la quarantena per cercare di minimizzare gli effetti anche se all'epoca con scarsi risultati visto l'alto numero di vittime. “Nella peste del 1630, quella manzoniana, ambientata in Lombardia, i morti furono moltissimi. Anche se Forlì fu considerata 'un’isola felice', nel senso che ebbe pochissimi contagiati e pochissimi morti a livello regionale. Ancora oggi è materia di studio dei patologi per cercare di capire il motivo per cui nelle città vicine ci furono molti morti per peste, mentre a Forlì non ci fu lo stesso numero. Ad esempio, a Modena si parlava di 100-130 morti al giorno su una città di 20mila abitanti".

Le peste di quegli anni fu un’epidemia "veloce" arrivò indicativamente verso l’inizio dell’estate e verso settembre sfumò. "Colpì mortalmente tutte quelle persone che poteva colpire sul territorio regionale. Oggi noi vediamo un andamento diverso grazie alle misure prese dal Governo per abbassare il picco, evitando così che il numero delle persone infette superi le possibilità delle terapie intensive. Comunque la durata di questa epidamia sarà più lunga".
Un'altra pandemia importante è stata quella dell'influenza Spagnola. Si può paragonare al Covid-19?
"No. L’influenza Spagnola fu la più grave pandemia influenzale della storia che colpì l’Europa tra il 1918 ed il 1920. La Spagnola ha avuto un dilagare eccezionale, purtroppo infausto con un numero di morti esorbitante. Si parla di 70-100 milioni di morti per un’influenza ed aveva un tasso di riproduzione inferiore rispetto a quello del Covid-19. La Spagnola, infatti, aveva un tasso di riproduzione di circa un 2% quindi vuol dire che una persona infetta poteva trasmetterlo e far ammalare due persone, Il Covid-19 ha un tasso di riproduzione del 3-4% quindi è molto più riproduttivo in questo senso".
Questo significa che ha un tasso di mortalità superiore?
"No. La Spagnola ha un tasso di mortalità nettamente superiore rispetto al Covid-19 perché arrivava fino al 20%, quindi voleva dire che su 100 ammalati, 20 morivano. Il Covid-19, le ultime notizie, lo danno al 5% di letalità".
È possibile sconfiggere e far si che non si ripresentino più queste pandemie?
"Purtroppo avremo questo tipo di situazione, questa spada di Damocle, sempre sulla nostra vita perché i virus e i batteri sono indebellabili. Quindi dobbiamo imparare a conviverci. Da qui è importante continuare a far ricerca. Solo così possiamo far fronte a questo tipo di epidemie".
C’è una ciclicità?
"Non c’è una ciclicità nel senso che sia la società che i virus hanno dei cicli vitali, però non c’è una ciclicità nel senso che ogni 'tot' anni si ripresenti".
Secondo lei per quanto tempo potrebbe durare questa situazione?
"Non si può predire. La peste, in Romagna, è durata circa 3 mesi. Ma non c’era nessun tipo di difesa e quindi non possiamo paragonare quel periodo ad adesso. Quello che si sta vedendo oggi è una flessione del numero di contagiati per giorno. Questo vuol dire che è una curva epidemica di tipo esponenziale e non logaritmica. Quindi non stiamo andando verso il picco assoluto che abbiamo visto come per la peste. Questo però può arrivare più avanti. Quindi per qualche settimana ce l’avremo, sicuramente, ancora in casa. Di questo ne sono certo. Infatti dubito sulla data del 3 aprile come prima istanza per allentare la situazione e vederlo come un ritorno alla vita normale. Su questo sono molto scettico".
Cosa ci può insegnare la storia?
"La storia ci può insegnare che certi accorgimenti che stiamo vedendo oggi c’erano già nel 1400. La quarantena l’ha inventata Venezia nel 14esimo secolo in maniera estremamente lungimirante per far si che le persone sulle navi, che non si sapeva se fossero o meno ammalate, venivano messe nei lazzaretti per 40 giorni. Inoltre ci fa vedere come i virus seguono le vie di comunicazione di commercio e si muovono molto più velocemente di molti anni fa. Se nel 16esimo secolo un’epidemia si sviluppava nel corso di mesi e anni nell’Europa, oggi nel giro di 20 giorni il Covid-19 dalla Cina è arrivato in Europa. Questo fa vedere come anche i virus o i batteri, nonostante seguano lo stesso iter, ovvero le strade di comunicazione del commercio, si siano adeguati al mondo moderno. Per questo motivo non dobbiamo mai abbassare la guardia perché avremo sempre questo tipo di situazione".
Una curiosità…
"Oggi gli autocertificati che abbiamo in macchina mi ricordano molto le fedi di sanità, le antiche autocertificazioni di salute, che c’erano in caso di epidemie. Le persone e le merci dovevano avere il certificato di salubrità e dimostrare di essere sani. Invece, noi oggi abbiamo il certificato dove scriviamo per necessità dove dobbiamo andare. Non è la stessa cosa, ma me lo ricorda come dispositivo".
La spaventa questo virus?
"Non mi spaventa tanto il virus, ma l’incoscienza umana, il vedere le persone a camminare o a passeggiare, nonostante ci siano queste restrizioni.  Ancora oggi molti faticano a prendere coscienza di questo rischio andando in giro tranquillamente. Questo perchè non siamo abituati a queste situazioni di emergenza e quindi c'è molta incoscienza. Dove non arriva il governo dovrebbe arrivare il singolo. Nel momento in cui si dice di stare in casa, stiamo in casa. Dobbiamo fare la nostra parte solo in questa maniera questa situazione passerà".


 

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