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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Rimini festeggia San Gaudenzio. Il vescovo: "Restituire i sogni ai giovani"

Rimini ha festeggiato giovedì il suo patrono, San Gaudenzo. Il vescovo Francesco Lambiasi ha evidenziato che posticipare una ricorrenza alla domenica è come "scolorire" la festività e "trascurarla"

Rimini ha festeggiato giovedì il suo patrono, San Gaudenzo. Il vescovo Francesco Lambiasi ha evidenziato che posticipare una ricorrenza alla domenica è come “scolorire” la festività e “trascurarla”. “Ma a che vantaggio?”, si è interrogato il vescovo. Lambiasi si è soffermato anche sulla crisi economica, che in particolar modo sta penalizzando i giovani. “Bisogna restituire loro sogni. Non solo una crisi politica ed economica, ma anche morale”.

“Il denaro è un pessimo padrone – ha evidenziato Lambiasi durante la sua omelia -, ma può essere un buon servitore, purché lo si usi con distacco, purché si viva con sobrietà, si evitino scorciatoie nel guadagno,mondanità nella spesa. Se invece, avendo di che mangiare, di che vestire e una casa da abitare, i cristiani non sono contenti, è segno che qualcosa nella loro fede non va”.

“I cristiani sanno che, se non pagano le tasse, violano il settimo comandamento che vieta di rubare, e sono coscienti che occorre il massimo scrupolo nella pronta e piena retribuzione dei dipendenti. Ma soprattutto sanno che il superfluo dei ricchi è il necessario dei poveri”, ha aggiunto.

Il vescovo fatto un richiamo anche agli affetti: “L'amore tra l'uomo e la donna è uno dei più grandi doni di Dio e viene da lui consacrato nel sacramento del matrimonio”. “I cristiani rispettano e difendono la vita: per questo dicono no all'aborto e all'eutanasia”, ha aggiunto.

Il vescovo ha invitato ad "ampliare la funzione dei Comuni nella lotta all’evasione fiscale, che quindi dovrà coordinarsi con l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza al fine di individuare i redditi occultati. Come incentivo, nel recente decreto anticrisi, è previsto che la totalità delle somme recuperate a bilancio sia destinato ai Comuni, tenuto conto che tali introiti saranno considerati al di fuori del calcolo del patto di stabilità interno per gli enti locali. Questa strada ci pare debba essere percorsa con equilibrio e determinazione, non esitando, per paura di perdere consenso elettorale, a intervenire su gruppi e lobby che dell’evasione fiscale hanno fatto un’abitudine consolidata".

"Si dovrà superare anche la subcultura della rendita per attivare il circuito virtuoso di una impresa non più imitativa ma innovativa - ha aggiunto - è, questo, uno dei modi per rivolgersi ai giovani della nostra città sollecitandone lacreatività, l’impegno e l’intelligenza. Essere innovativi vuol dire infatti battere strade nuove, facendo crescere la società. E come non vedere nei giovani i principali attori di quella innovazione di cui sentiamo così fortemente il bisogno?"

"Tre questioni che richiedono attenta e costante vigilanza, insieme ad energici provvedimenti preventivi e, laddove necessario, repressivi, è certamente l’ormai dimostrata presenza pluriennale nel nostro territorio di organizzazioni criminali di stampo mafioso - ha continuato -. Le notizie di cronaca giudiziaria recentemente emerse ci dicono di questa inquietante presenza, che attenta al tessuto sano dell’economia locale precludendone un reale sviluppo e, cosa altrettanto grave, minacciando di avvelenare il cuore e la mente dellanostra comunità con l’ideologia violenta del denaro e del potere fini a se stessi e del disprezzo assoluto per la vita umana".

"Ritenere che un tale fenomeno non possa realmente attecchire nel nostro territorio rischia di essere una pericolosa sottovalutazione delle capacità adattative della piovra e del potere di corruzione di cui questa dispone grazie alle ingenti risorse finanziarie di cui è proprietaria, e che risultano estremamente appetibili in tempi di crisi economica e morale", è l'opinione di Lambiasi.

"In positivo, il tema “giovani e politica” implica, a mio avviso, due scelte irrinunciabili - ha continuato il vescovo -. fare politica con i giovani e fare politiche per i giovani. è urgente promuovere una politica con i giovani, senza slogan e al di là delle appartenenze partitiche. Fare la politica con i giovani non significa buttare nel mezzo nomi nuovi, quando le idee e soprattutto i giochi e i sistemi di potere restano gli stessi".

"Ma i giovani oggi, come sempre, hanno bisogno di modelli - ha evidenziato -. Mi mette tristezza sentire in bocca a ragazzi che manifestano in questo autunno caldo (non solo in senso meteorologico) – anche se per motivi giusti – slogan vecchi di decenni, ereditati da ideologie – dell’una come dell’altra parte politica – che non esistono più nel mondo reale, sconfitte dai fatti e dalla storia. Ancora, pensiamo a cosa è successo quando è morto Steve Jobs: le sue parole, le sue idee sono rimbalzate da una parte all’altra del pianeta, grazie anche ai giovani, che le hanno postate su Facebook o su Twitter. Non entro nel merito di questa figura, che ha sicuramente rivoluzionato il mondo della tecnologia negli ultimi 30 anni. Questi fenomeni, però, la dicono lunga su quanto i giovani sentano il bisogno di guide ideali e vicine. Figure che purtroppo mancano nel panorama politico e culturale del nostro Paese. O se ci sono, non hanno spazio".

"Il mondo adulto nel suo insieme, quello della politica, dell’economia, dell’educazione e della società civile, deve avere il coraggio di proporre ai giovani mete alte, unideale di vita buona, che ponga al centro il valore integrale della personaumana e l’impegno disinteressato per il bene comune. Questa proposta per essere credibile richiede però di essere, più che predicata, praticata con scelte personali e collettive serie e coerenti", ha aggiunto.

"Vorrei ora passare ad un’altra considerazione - ha aggiunto -. Snocciolare numeri è una pratica arida e può risultare sterile se non consideriamo i volti e le storie che ci sono dietro e danno “carne” a questi numeri. Però, è un fatto che negli ultimi tre anni è aumentato in modo esponenziale il numero di giovani riminesi emigrati all’estero in cerca di fortuna. Molti di loro hanno una laurea. Perché vanno via? Sicuramente perché qui non trovano il lavoro. Ma anche perché le loro idee non trovano spazio in questo territorio".

"Gli ultimi dati Istat parlano di un 10% di disoccupati tra i 25 e i 34 anni in provincia a fine 2010, percentuale che si è quasi raddoppiata in 6 anni. Una tendenza simile riguarda la fascia d’età più bassa (15-24 anni), anche se in quel caso la percentuale di disoccupati è più del doppio - ha proseguito -. D’altra parte, quest’anno la nostra università accoglierà il 20% di matricole in più rispetto all’anno passato. Questo significa che nonostante la crisi, i giovani continuano a sperare e a sognare il futuro. Alla nostra comunità spetta accogliere quelli che vengono da fuori. A questo proposito, è da accogliere con estremo favore il recente accordo tra università, comune e agenzia delle entrate contro gli affitti in nero agli studenti".

"Non posso tralasciare qui un cenno alla questione università di Rimini - ha evidenziato Lambiasi -. Inscritto nell’alveo fondamentale della conoscenza e della cultura, senza delle quali un popolo, una comunità civile, non hanno possibilità di crescita, il tema del Polo Scientifico Didattico di Rimini e delle sue prospettive di sviluppo rappresenta un punto di attenzione cruciale per la nostra città. La Diocesi stessa, cogliendone tutto il rilievo, ha negli anni stabilito, attraverso le proprie articolazioni, un positivo rapporto con la sede universitaria".

"Un’altra delicata e complessa questione che merita almeno un passaggio da parte mia, è la questione Carim - ha affermato il vescovo -. Nell’attuale situazione economica riminese non si può tacere il rilievo del rapporto tra mondo produttivo e mondo del credito. In tale contesto, la fase di temporanea difficoltà attraversata dal maggiore istituto bancario locale contribuisce ad acuire le preoccupazioni per le prospettive di sviluppo economico e finanziario della comunità e del territorio riminese. Come non auspicare, allora, che la Città e la Provincia – nelle loro componenti economiche, culturali, sociali ed istituzionali – sappiano mettere in comune tutte le loro migliori energie, in ausilio della Fondazione Cassa di Risparmio, per difendere e accompagnare fuori dalle criticità contingenti gli strumenti che, storicamente, si sono rivelati più utili per aiutare la crescita di famiglie, operatori, imprese del territorio riminese? È un metodo di mutualità che appartiene alla migliore tradizione di questa terra e che dobbiamo sempre più riscoprire ed alimentare per attraversare e superare le difficoltà di questa stagione".

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