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Cronaca

Libertà negata, l'ex patron de La Voce resta agli arresti domiciliari

I giudici di Bologna hanno rigettato la richiesta di Gianni Celli accusato di malversazione ai danni dello Stato, falso in bilancio e bancarotta fraudolenta

Resta agli arresti domiciliari Gianni Celli, l'ex editore de La Voce di Romagna, indagato dalla Guardia di Finanza di Rimini di malversazione ai danni dello Stato, falso in bilancio e bancarotta fraudolenta. I legali dell'imprenditore, finito nell'inchiesta "Undertone" delle Fiamme Gialle, avevano chiesto al Tribunale del Riesame la revoca della misura cautelare alla quale è sottoposto dallo scorso 27 ottobre. Secondo gli inquirenti il 72enne, già amministratore della società Editrice La Voce srl dichiarata fallita nel luglio del 2015 dal Tribunale di Rimini e difeso dall'avvocato Alessandro Catrani, avesse ricevuto contributi statali per l’editoria per circa 4 milioni di euro,  indebitamente utilizzati per finanziare altre società a lui riconducibili che operavano in altri settori imprenditoriali, tra i quali anche quello immobiliare, imprese che non hanno mai restituito le somme ricevute, oltre ad aver sottratto risorse finanziarie elargite dallo Stato per sostenere l’attività editoriale, utilizzandole per propri scopi personali anche omettendo di pagare i dovuti compensi ai giornalisti dipendenti e di versare i relativi contributi. I legali di Celli hanno già annunciato, dopo che saranno notificate le motivazioni dei giudici, di ricorrere in Cassazione.

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