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Cronaca

Lucciole nel mirino del Fisco, bella di notte accusata di evadere le tasse

Agenzia delle Entrate apre la partita Iva a una prostituta riminese e chiede indietro 23mila euro degli incassi in nero

Una sentenza della Cassazione del 2010 dice che il "meretricio è soggetto a tassazione perché attività lecita". Forti di questa affermazione l'Agenzia delle Entrate di Rimini in almeno quattro casi, durante controlli fiscali, ha "costretto" delle lucciole ad aprire la partita Iva e a pagare tasse e contributi sulle prestazioni effettuate. O meglio "servizi alla persona", come recita l'oggetto dell'attività. Ma le belle di notte annunciano ricorsi. Gli accertamenti fatti nei loro confronti, nel 2011, hanno tenuto conto del tenore di vita e delle disponibilità bancarie e, stando ai primi riscontri, ci sarebbero almeno 27mila euro dei quali non è possibile risalire alla loro provenienza ma che, secondo gli inquirenti, sarebbero a tutti gli effetti il “reddito” derivato dai compensi del meretricio e sui quali non è mai stata pagata l'iva.

La lucciola, finita nel mirino del Fisco, ha ammesso candidamente di esercitare la professione più antica del mondo per giustificare i suoi guadagni e, a questo punto, Agenzia delle Entrate le ha aperto una partita Iva d'ufficio calcolando così l'evasione presunta. Secondo i calcoli, la donna dovrebbe restituire 23mila dei 27mila euro incassati in nero ma è già pronto il ricorso del legale della donna.

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