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Cronaca

Il Prefetto saluta la città: "La decisione del lockdown il momento più difficile"

Camporota: "Una scelta presa di concerto con tutti i sindaci avendo davanti agli occhi le morti e la curva epidemica che si impennava"

A due anni esatti dal suo arrivo a Rimini il Prefetto Alessandra Camporota lascia la provincia per tornare a Roma dove assumerà  le funzioni di Direttore Centrale degli affari  dei culti e per l’amministrazione del Fondo edifici di culto presso il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione. Arrivata a Rimini a luglio 2018, l'alto funzionario si è distinto per una forte attenzione al sociale, per la lotta alle infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto economico del territorio e per il forte impegno durante i giorni bui dell'epidemia di Coronavirus. "Tornerò a Roma lasciando il cuore in questa provincia - ha commentato la dottoressa Camporota - dove ho trascorso 2 anni ricchi sotto il profilo professionale e umano. Una terra unica che si caratterizza per la vicinanza a uno Stato estero e gli importanti flussi turistici. Fin dal primo giorno del mio insediamento ho voluto conoscere personalmente tutti gli interlocutori per stabilire un piano di lavoro e affrontare i vari problemi".

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Nel tracciare un bilancio del biennio, il Prefetto ha ricordato le "forti pressioni" arrivate per risolvere il problema della nuova Questura e del destino dello stabile di via Bassi. "Alla fine - ha spiegato - è prevalsa la scelta della via intermedia con l'affitto della struttura di piazzale Bonaccini, che sarà inaugurata dopo la mia partenza ma che comunque mi vedrà partecipare alla cerimonia, e con l'obiettivo finale che è cambiato nel corso del tempo. Allo stato attuale, il fine ultimo sarà quello di realizzare la 'Cittadella della sicurezza' all'interno dell'ex caserma dell'esercito. Una soluzione ideale anche perchè, così facendo, si eviterà di creare una struttura vuota e preda degli sbandati a due passi dal centro storico".

Fin dal suo primo giorno a Rimini la dottoressa Camporota ha avviato una costante campagna di monitoraggio del tessuto economico della provincia con lo scopo di contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata. "Un impegno costante - ha sottolineato - che in questi due anni ci ha portato ad emettere 11 interdizioni ad altrettante aziende in odore di mafia, quasi tutte legate al settore turistico, che non potranno più lavorare con lo Stato. Si è trattato di uno strumento interdittivo di straordinaria efficacia e vado orgogliosa di questi risultati che sono stati discussi anche nel corso di un importante convegno al Campus di Rimini. Proprio per le sue caratteristiche, questa è una provincia fragile dal punto di vista delle infiltrazioni e le forze dell'ordine stanno facendo di tutto per evitare che il territorio cada in mani sbagliate soprattutto nella fase post-epidemia durante la quale sono già arrivati dei campanelli d'allarme. Durante il lockdown sono proseguiti i controlli economici che stanno andando a fare luce su situazioni poco chiare e delicate".

Ma è stato soprattutto l'ultimo periodo, quello legato all'epidemia di Covid-19, ad essere rimasto più impresso nella mente del Prefetto. "La gestione di un evento mai visto, in un territorio particolarmente colpito dalla malattia, non è stato facile - ha ricordato. - Il lavoro fatto durante il mio primo anno, per conoscere tutte le realtà e gli attori, si è rivelato fondamentale per superare la crisi soprattutto quando i sindaci hanno capito che il Prefetto è una persona super partes che deve mediare tra tutte le posizioni per superare le emotività del singolo. Le videoconferenze quotidiane per prendere le decisioni più giuste sono stati momenti drammatici perchè hanno portato a scelte molto dure per la cittadinanza e per gli imprenditori. Queste, però, ci hanno permesso di contenere i numeri dei contagi ma questi 4 masi sono equivalsi ad anni. Il momento più difficile di tutta la mia carriera da Prefetto è stato il 18 marzo: i numeri dell'epidemia continuavano a salire e avevamo lo spettro di dover allestire l'ospedale da campo per far fronte a un collasso del sistema sanitario. La decisione di chiudere la provincia è stata presa avendo davanti agli occhi i malati e i morti per Coronavirus ma si è rivelata fondamentale per superare la crisi".

"Lascio la provincia portando nel cuore un territorio che amo e tante persone che ho conosciuto e apprezzato - conclude la dottoressa Camporota. - Lascio al mio successore quello che ritengo essere un gioiellino grazie ai rapporti, soprattutto personali, allacciati con tutti i sindaci. Al Prefetto Giuseppe Forlenza, che prenderà il mio posto, ho già lasciato diversi appunti sulle questioni principali per metterlo in grado di essere operativo da subito e, allo stesso tempo, lascio una squadra efficiente e capace".

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