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Cronaca

Presepi dal mondo, boom di visitatori al palazzo dell'Arengo

Ogni comunità attraverso il proprio presepe vuole far conoscere ai visitatori, il proprio paese d'origine, la cultura, l'economia, la vita sociale e religiosa

Subito grandi numeri per la mostra dei Presepi dal Mondo, organizzata dalla Caritas Diocesana di Rimini in collaborazione con le comunità di immigranti residenti nel nostro territorio (una trentina quelle che hanno aderito alla proposta) e giunta alla 14esima edizione (l’anno scorso la mostra fece registrare oltre 20mila visite). Nella prima settimana sono state quasi  cinque mila le persone hanno visitato gli oltre 300 presenti nella Sala dell’Arengo del Palazzo del Podestà (in piazza Cavour), una decina le classi di scuole elementari e medie che hanno svolto la visita guidata. E in tanti hanno già prenotato per le prossime settimane. Diversi media locali e nazionali – tra i quali Sat 2000 e Mediaset (Canale 5) hanno realizzato servizi sulla Mostra.

Il percorso inizia passando attraverso la Porta dei Migranti che riproduce la Porta di Lampedusa costruita per simboleggiare l’apertura verso tutti coloro che cercano pace, dignità, speranza. Il tema di quest’anno- “Laudato Si; ascoltare il grido dei poveri, ascoltare il grido della terra”- è evidenziato dalla rappresentazione del paesaggio di ogni paese e dalla scelta dei materiali: presepi fatti con  legno d’ulivo, lana, bottiglie di plastica, sughero, sassi del Marecchia, canne di bambù,  materiale da riciclo e tutto ciò che si trova nel bosco. Ogni comunità attraverso il proprio presepe vuole far conoscere ai visitatori, il proprio paese d’origine, la cultura, l’economia, la vita sociale e religiosa. Presepi che raccontano dei laboratori nei quali vene data un’opportunità di lavoro e di vita ai ragazzi di strada in Zambia o alle ragazze di una missione in Etiopia, in Romania, in Cambogia. Presepi, come quello della Colombia, senza pecore, perché i contadini non vendono più lana a causa della scelta delle multinazionali di utilizzare altri materiali.  Presepi che raccontano le storie del Perù, dell’Ucraina, delle Filippine, della Colombia,  del Camerun, della Cina e dell’Ecuador, della Romania e del popolo Sinti, del Venezuela e dell'Albania. Vere e proprie opere d’arte allestite dalle comunità di immigrati.

Una Mostra che dice condivisione di popoli, solidarietà, cura del creato. Un modo per dire che la diversità è una ricchezza e una risorsa. Una Mostra che dice Speranza perché non c’è nessun paese così povero che non sia abitato da Gesù, non  c’è nessun popolo, per quanto emarginato sia, che non sia amato da Gesù. Una speranza testimoniata anche dalla Protezione civile di Rimini che ha realizzato il proprio presepe ambientandola nel paese marchigiano di Caldarola dove ha prestato servizio per l’ultimo terremoto. E dal presepe fatto a Lampedusa con i legni delle barche naufragate. Non manca il richiamo alla civiltà contadina romagnola con l’esposizione degli attrezzi che servivano ai contadini per la coltivazione del grano. Un vero e proprio percorso dalla semina al pane pronto da vendere e che qui diventa anche un presepe. Molto significativi i box tematici sul Creato, su San Giuseppe custode della Santa Famiglia migrante in Egitto, sulla Chiesa martire dell’Albania, sul popolo nomade e sui migranti nel quale si possono vede le immagini degli immigrati del nostro tempo e quelle dei migranti italiani che andavano- ai primi del ‘900 - in America e in sud America  in cerca di una Speranza per loro e per le loro famiglie. Molto positivi i commenti lasciati dai visitatori; in particolare si nota come molti turisti, presenti a Rimini per le festività, tornano ogni anno a visitare la Mostra.

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