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Cronaca

Rimini Yacht, arrestati i complici di Giulio Lolli ma il boss resta latitante

Ordine di custodia cautelare per un sammarinese 47enne titolare di una società di noleggio imbarcazioni e la segretaria del patron che si occupava di tutte le pratiche per far sparire le preziose imbarcazioni

Con la tornata di arresti di mercoledì mattina può dirsi definitivamente conclusa l'indagine dei carabinieri sulla Rimini Yach, la società di Giulio Lolli che si occupava della compravendita di imbarcazioni di lusso truffando, di fatto, gli ingenui acquirenti. Oltre a Lolli, attualmente ancora latitante presumibilmente in Libia, all'alba di mercoledì è stata eseguita l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per un sammarinese 47enne titolare di una società nella Repubblica di San Marino che si occupava di acquistare, tramite leasing, i natanti milionari senza di fatto entrarne in possesso e al solo scopo, secondo gli investigatori dell'Arma, di iscriverle una prima volta nel registro delle imbarcazioni. Gli yacht, quindi, rimanevano in possesso di Lolli che, a sua volta, provvedeva con un'ulteriore operazione di leasing a venderli a un'altro soggetto. Gli inquirenti hanno scoperto che, attraverso questo metodo, la stessa barca veniva venduta a tre persone ignare l'una dell'altra. Il sammarinese agiva come stretto collaboratore di Lolli per mettere a segno decine di truffe e rappresentava un elemento chiave dell'ingranaggio messo a punto dal patron della Rimini Yacht. Le varie società di leasing ai quali i due si rivolgevano, infatti, non verificavano l'effettiva esistenza delle barche e, fidandosi della sottoscrizione di presa di visione del 47enne, che si proponeva come conduttore del leasing tramite la sua società di noleggio, rilasciavano l'autorizzazione al finanziamento.

Sempre nella mattinata di mercoledì, sono stati disposti gli arresti domiciliari per una cittadina polacca 33enne, stretta collaboratrice di Lolli nella sede di Rimini Yacht, che si occupava di tutte le pratiche amministrative per portare avanti la trufa. Era lei, secondo gli investigatori, a gestire di fatto tutte le movimentazioni dei documenti come richieste di iscrizione al registro nautico e ai passaggi di proprietà con particolare riguardo per quei natanti ce avevano una doppia intestazione. La donna, inoltre, si occupava dei piani di leasing degli yacht concessi da varie società samamrinesi al 47enne pusr saendo che, alla fine, era il Lolli stesso a pagare le rate dei canoni. L'indagine ha poi permesso di accertare che la 33enne ha curato in prima persona lo spostamento di uno yacht da Taranto verso la Martinica che, in realtà, risultava essere stato rubato a un'imprenditrice di Modena.

E' stata proprio quest'ultima a far scattare l'indagine che ha fatto crollare il castello della Rimini Yacht. La modenese, infatti, arrivando a Rimini dove era ormeggiata l'imbarcazione da 6 milioni di euro comprata dal Lolli, non l'aveva più trovata ormeggiata in darsena. Il natante, venduto a una seconda persone, era di fatto scomparso e l'imprenditrice aveva sporto denuncia ai carabinieri che, dalle prime indagini, avevano scoperto la truffa messa in atto da Lolli. I due arrestati di oggi, così come il patron della Rimini Yacht, dovranno rispondere di associazione per delinquere, truffa, falso ideologico e appropriazione indebita.

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