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Cronaca

Ristorante accusato di razzismo, non ci furono saluti fascisti

Le indagini dei carabinieri non avrebbero trovato riscontri nel racconto fatto dai clienti di colore che denunciarono la vicenda

Il caso era scoppiato alla fine dello scorso agosto quando una famiglia di colore, in vacanza sulla Riviera, aveva denunciato un presunto episodio di razzismo avvenuto in un ristorante di Viserbella. La storia era stata raccontata da un video in diretta Facebook sul profilo di Adjisam Mbengue, donna di origine senegalese che vive a Imola, nel quale la donna era con la sua famiglia era riunita per festeggiare un compleanno con una pizza alla "Tana marina" di Viserbella. Secondo quanto poi denunciato dalla Mbengue ai carabinieri, dopo aver preso le ordinazioni il cameriere si sarebbe girato rivolgendosi verso un quadro con un mezzo busto di Benito Mussolini alla parete. A quel punto, l'uomo avrebbe fatto il saluto romano e avrebbe chiesto "scusa Benito”. La video-denuncia aveva fatto il giro del web e, in poco tempo, era diventato un vero e proprio "caso" nazionale tanto da mobilitare politici locali e non e tutte le associazioni anti-fasciste.

Ristorante accusato di razzismo

"Nel locale non c'è nessun poster di Mussolini - avevano spiegato fin da subito dalla Tana Marina - si tratta di alcune bottiglie di vino che riportano sull'etichetta l'immagine del Duce e che vengono vendute come souvenir. Noi qui pensiamo a lavorare e, addirittura, non so nemmeno come si faccia un saluto romano. Non ci sono stati assolutamente insulti razzisti all'indirizzo dei clienti e, nella pizzeria, abbiamo sempre accolto tutti con professionalità. Non ci interessa il colore della pelle o la loro religione, qui la cosa più importante è che possano mangiare bene. E' stata la signora, all'improvviso appena entrata, a scattare e a iniziare ad urlare vedendo quelle bottiglie. Noi non sapevamo che fosse un reato esporle ma, alla fine, le abbiamo tolte e tutto si è tranquillizzato tanto che il gruppo ha proseguito tranquillamente la cena. Abbiamo le telecamere di sorveglianza e, dalla registrazione, è chiaro che non c'è stato nessun episodio di razzismo o di apologia del fascismo anche perchè i clienti sono rimasti fino alla fine. Se fosse andato come raccontano credo che invece di rimanere a cena da noi se ne sarebbero andati subito".

Una versione, quella dei ristoratori, che ha trovato riscontro nelle indagini dei carabinieri di Rimini. Gli inquirenti dell'Arma, infatti, hanno analizzato le immagini sia della diretta Facebook realizzata dalla Mbengue che quelle delle telecamere di videosorveglianza che sono piazzate all'interno del ristorante. Secondo quanto emerso, non ci sarebbero riscontri nel racconto fatto dalla donna di origine senegalese e in particolare proprio sul saluto romano fatto dal cameriere. Nei video, acquisiti dai carabinieri all'indomani della denuncia sporta dalla Mbengue che si sarebbe rivolta all'Arma alcuni giorni dopo il fatto quando già le immagini circolavano sui social, non si evincerebbe alcun comportamento anomalo del ristoratore che, fin da subito, aveva contestato la ricostruzione della donna.

"Siamo stati sempre sereni sulla conclusione di questa vicenda - ha spiegato Claudio Di Mieri, accusato in prima persona di aver fatto il saluto fascista e di essersi scusato col Duce. - Loro hanno voluto fare il loro show ma per noi la questione si chiude qui. Nonostante i tanti insulti che abbiamo ricevuto, non siamo intenzionati a denunciare a nostra volta chi ci ha diffamato e preferiamo andare avanti col nostro lavoro che svolgiamo con passione. Non è il caso, infatti, di fare altro chiasso intorno a questa vicenda visto il periodo che stiamo vivendo".

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