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Cronaca

Riviera Sicura: "I rifugiati trattati come pacchi postali. In 40 traslocati all'improvviso senza confronto"

I fatti risalgono allo scorso 11 marzo, quando 40 rifugiati vengono trasferiti all'improvviso dall'Hotel Brenta a un Cas. Riviera Sicura: "Nella totale disorganizzazione e senza un minimo di confronto"

“I rifugiati ucraini sono stati trattati come pacchi postali”. E per questo motivo Riviera Sicura lamenta "palese incapacità organizzativa”. I fatti risalgono allo scorso 11 marzo, quando all’Hotel Brenta, il primo associato a Riviera Sicura ad avere aperto le porte ai rifugiati, viene richiesto l’immediato trasloco di 40 rifugiati verso un Cas messo a disposizione dalla Prefettura. “Azione avvenuta, senza avvertire, senza coordinamento, nella disorganizzazione generale”, è quanto riferisce nel corso di una conferenza stampa tenuta lunedì (14 marzo) il presidente di Riviera Sicura Giosuè Salomone.

Nel tardo pomeriggio dell’11 marzo i mezzi della Protezione civile hanno raggiunto l’Hotel Brenta per procedere con il trasloco. “Ben vengano i Cas e anzi, ne servono il più possibile, perché siamo sommersi dalle richieste di aiuto – dicono i rappresentanti di Riviera Sicura -, ma qui tutto è avvenuto senza un minimo di informazione e nell’improvvisazione. Tant’è che diverse persone presenti nelle liste dei nominativi nemmeno erano più a Rimini, si erano trasferite chi a Napoli chi addirittura in Germania, e la divisione della Prefettura stava smembrando dei nuclei familiari. Situazione che si è poi risolta solo grazie ai posti vacanti”.

All’Hotel Brenta ci sono stati attimi di scompiglio, proseguiti fino a tarda serata. Con l’intervento anche della Polizia. “Durante la telefonata con la Prefettura, una funzionaria ci riferisce che la nostra associazione non è riconosciuta in nessuna forma da tutti gli attori coinvolti nell’emergenza  – dice Salomone -. Forse non è chiaro, che siamo stati i primi ad accogliere e lo abbiamo fatto in forma gratuita per aiutare delle persone in difficoltà”.

Sono attimi concitati. Ai rifugiati viene spiegato di dover accettare le condizioni, in caso contrario “avrebbero di fatto rinunciato a qualsiasi possibilità di successiva ospitalità da parte dello Stato”. I 40 rifugiati alla fine accettano il trasloco, ma secondo Riviera Sicura “i rifugiati sono stati trattati come pacchi postali, per via di incapacità di gestione e non rispetto dei rifugiati. Inoltre il cibo nel nuovo Cas non era sufficiente e il giorno dopo siamo stati noi a portare sufficienti derrate alimentari”, aggiunge Salomone.

In chiusura: “Una comunicazione preventiva sarebbe stata lineare, non poteva essere gestita la situazione in maniera peggiore. Si sono viste scene che ci indignano profondamente nell’animo. E non vogliamo nemmeno pensare cosa sarebbe stata questa accoglienza senza di noi. In una prosecuzione così però non ci stiamo”, conclude Riviera Sicura. “Ci siamo attivati per accogliere quando lo Stato era impreparato, ci siamo trovati travolti dalle necessità e da parte delle istituzioni raccogliamo solo mancanza di coordinamento e collaborazione”, così Giosuè Salomone, presidente di Riviera Sicura, l’associazione che attraverso la disponibilità di 13 alberghi ha attualmente ospiti 700 rifugiati dall’Ucraina. Dopo due settimane dai primi arrivi, con 12mila pasti distribuiti, l’associazione lamenta il fatto che “nessuna istituzione ha tenuto un’interlocuzione ufficiale con l’organizzazione, se non il Comune aprendo un fronte di aiuto”. E ora Riviera Sicura, a fronte degli ultimi risvolti, chiede pubblicamente un immediato intervento del presidente della Regione Stefano Bonaccini: “Chiediamo un incontro immediato con il presidente della Regione Bonaccini per ascoltare dalle nostre parole l’attuale stato dell’arte dell’accoglienza a Rimini. Il presidente deve prendere in mano una situazione insostenibile”.

"Sistema al collasso"

Chi arriva a Rimini, nel 95% dei casi, si tratta di ricongiungimenti con parenti ucraini che già da anni vivono in Italia. Oppure si tratta di amici e conoscenti che chiedono aiuto. Dopo i primi arrivi, le richieste hanno iniziato a moltiplicarsi. Ci sono state però circa 300 persone che sono state anche accolte per pochi giorni, per poi proseguire nel loro viaggio verso altre destinazioni. Riviera Sicura spiega che tutta l’accoglienza non ha inciso fin qui sulle casse dello Stato, ma che altresì la burocrazia ostacola l’accoglienza che necessita di tempi immediati. “Il 4 marzo è stata emessa l’ordinanza che consente l’attivazione di procedure d’urgenza, ordinanza ancora inattuata – è la posizione di Riviera Sicura -, i contratti delle strutture disposte a fare accoglienza sarebbero dovuti avvenire entro pochi giorni”. L’associazione lamenta poi la stipula di un protocollo d’intesa tra Proiezione Civile e Aia Federalberghi 

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