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Cronaca

Viaggio tra i banchi vuoti del pesce. "Nafta raddoppiata, a queste condizioni non si può più pescare"

In meno di un mese il carburante passa dai 15 ai 30mila euro mensili per un peschereccio medio. Filiera al collasso: "Stiamo pensando di dimezzare le uscite in mare, ma rischiamo comunque di finire in rosso"

“Chiusi per sciopero nazionale pescatori dovuto al rincaro del gasolio”. Scritta in pennarello rosso, un foglio bianco, i banchi del pesce fresco deserti. Basta fare un giro al Mercato Coperto per capire. Che qualcosa non va. Una protesta giusta e inevitabile. “E’ una filiera in seria difficoltà, in neanche un mese si sono visti raddoppiare il prezzo della nafta, per un peschereccio di medie dimensioni si parla di un costo mensile per il carburante che passa da 15 a 30 mila euro”, spiega Andrea Fabbri, il presidente del Consorzio operatori del Mercato Coperto. In pieno centro storico, a Rimini, questo è il tempio del pesce, è il mercato ittico più importante dell’Emilia Romagna, uno tra i più grossi d’Italia. Per tutta la settimana il pesce fresco dell’Adriatico non arriverà. Si salvano solo cozze e vongole, più il pesce di importazione o allevamento.

Pescherecci in perdita

Dal porto di Rimini partono 38 pescherecci. In una ventina portano direttamente il pescato dall’imbarcazione al banco del mercato, l’altra parte viene invece battuta all’asta. “Ma a queste condizioni diventa inutile uscire in mare, i conti non tornano più, si va in perdita”, spiega Pasquale “Paco” D’Orsi, consigliere del Consorzio in rappresentanza della categoria dei produttori ittici. I pescherecci escono la domenica notte, verso mezzanotte, trascorrono il lunedì in mare aperto e all’alba del martedì fanno rientro alla Darsena di Rimini. Questa settimana tutti fermi. “Usciamo quattro giorni a settimana – spiega D’Orsi -, questa settimana non se ne parla, Federpesca tratta con Roma, per la prossima settimana non sappiamo ancora cosa ne sarà”.

Sono tanti i banchi del mercato chiusi. Si lavora per cozze, vongole (con la flotta che ha rinunciato allo sciopero), i prodotti congelati e decongelati, il pesce di importazione come il salmone o il tonno. “Tra le riflessioni c’è quella di dimezzare le giornate in mare – spiega D’Orsi -, scendere da quattro a due, ma dobbiamo capire se riusciamo a stare in piedi”. Il prezzo del pesce varia a seconda della domanda e della quantità di pesca. “Aumentare i prezzi? E’ il mercato che decide il prezzo. Quello del carburante è per i pescatori un fardello che pesa sul serio”, spiega il presidente Fabbri.

Mercato pesce 2-2

Guadagni azzerati

I pescatori di Rimini, sulle 38 imbarcazioni, sono un centinaio. C’è chi esce con sei uomini, chi solo con due. Il comparto è fermo su scala Nazionale, qui a Rimini l’effetto si fa sentire. C’è una filiera in profonda crisi. Basta fare un giro tra i banchi, in questo angolo affascinante di città, dove basta alzare la testa verso il soffitto per vedere appese foto di pescherecci in mare aperto e poco sotto i banchi desolatamente vuoti. “E’ un forte richiamo – racconta il presidente Fabbri -, c’è chi viene qui una volta al mese o una volta a settimana anche da Modena e Reggio Emilia per avere il pesce fresco. Ma a queste condizioni non si va avanti”.

A queste condizioni i conti dei pescherecci non tornano più. In un mese costo carburante al doppio. “Con un gap di 15mila euro non resta più nulla da guadagnare. E tutto nell’arco di pochi giorni – conclude D’Orsi -, quello della nafta è il costo che incide maggiormente per i pescatori”.

Mercato pesce 3-2

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