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Cronaca

Screening oncologici, salvate migliaia di vite

Buona partecipazione di pubblico, qualche sera fa, all’incontro sugli screening oncologici organizzato dal Comitato d’Area Fontanelle di Riccione, svoltosi presso il Centro d’Amicizia di via Sicilia

Buona partecipazione di pubblico, qualche sera fa, all’incontro sugli screening oncologici  organizzato dal Comitato d’Area Fontanelle di Riccione, svoltosi presso il Centro d’Amicizia di via Sicilia e al quale ha partecipato la dottoressa Debora Canuti, responsabile organizzativo degli screening oncologici per l’A.USL. La dottoressa ha illustrato i tre screening storici della Regione Emilia Romagna.

Quello alla mammella, quello al collo dell’utero e quello al colon retto, nell’ambito dei quali negli anni, è stata prevenuta l’insorgenza di circa 850 tumori, e centinaia di altri sono stati diagnosticati in una fase iniziale, e quindi trattabili con ottime possibilità di guarigione. Poi ha risposto alle numerose domande del pubblico.

Screening per il tumore della mammella. Si effettua tramite una mammografia. Da due anni a questa parte la Regione Emilia Romagna ha ampliato le fasce d’età di riferimento: vengono chiamate ogni anno tutte le donne in età tra i 45 e i 49 anni, e ogni due anni tutte le donne tra i 50 e i 74 anni. Si tratta di fatto di circa 64mila donne, di cui 3.420 residenti nei 7 Comuni dell’Alta Valmarecchia. L’adesione media supera il 70 per cento. Ogni mille donne che effettuano la mammografia 957 hanno esito negativo.

Per le restanti vengono chiesti approfondimenti clinici, in seguito ai quali 5,3 donne presentano tumore al seno, ma di queste i tre quarti sono in fase precocissima, tanto che il relativo trattamento chirurgico di solito non richiede la mastectomia completa. Vengono poi riscontrate 1,2 lesioni benigne. Per le restanti donne anche l’approfondimento clinico dà esito negativo. In 14 anni d’attività dello screening della mammella si sono potuti individuare 1.056 tumori, di cui l’80 per cento di dimensioni assai ridotte.

La mortalità delle donne colpite da tumore al seno è diminuita e le donne che partecipano allo screening, anche se si ammalano, hanno un rischio di morte dimezzato rispetto a quelle che non partecipano allo screening.

Screening per il tumore del collo dell’utero. Si effettua tramite pap test. Vengono chiamate ogni tre anni 95mila donne circa, di cui 5mila circa residenti in Alta Valmarecchia, di età compresa tra i 25 e i 69 anni. L’adesione supera il 62 per cento. Ogni mille donne che effettuano l’esame 968 hanno esito negativo.

Nei restanti casi vengono effettuati approfondimenti clinici, in seguito ai quali su 5,7 donne vengono trovate lesioni precancerose lievi che regrediscono da sole; su 3,5 lesioni precancerose più gravi che, venendo rimosse prevengono l’insorgenza del tumore; solo su 0,2 donne su mille (cioè in un caso ogni diecimila) viene riscontrato un tumore al collo dell’utero, nel 40 per cento dei casi però ancora in uno stadio iniziale. Dall’inizio degli screening del collo dell’utero sono stati individuati 80 tumori (una trentina dei quali di dimensioni minime) e 750 lesioni precancerose. Siccome un terzo di queste ultime evolvono in tumore, si può affermare che lo screening ha permesso di evitare la “nascita” di tumore al collo dell’utero in 250 donne.

Screening per il tumore del colon retto. Si effettua tramite l’esame del sangue occulto nelle feci. Il paziente, cioè, riceve a casa una lettera con la quale va dal farmacista e ritira, gratuitamente, il kit per l’esame, col quale raccoglie un minuscolo campione di feci, che poi riconsegna negli appositi punti di raccolta. Questo è l’unico screening che riguarda sia uomini che donne e ogni tre anni vengono chiamate circa 80mila persone di età compresa tra i 50 e i 69 anni. L’adesione è attorno al 50 per cento.

Se l’esito dell’esame non è negativo, viene effettuata una colonscopia, che ora può essere fatta anche sotto sedazione, il che evita il fastidio che l’esame potrebbe provocare. In sei anni (questo screening è stato attivato nel 2005) sono stati diagnosticati 241 tumori, molti dei quali però in fase iniziale, e circa 1.800 lesioni precancerose. Siccome un terzo di queste ultime evolvono in tumore, si può affermare che lo screening ha permesso di evitare la “nascita” di tumore al colon retto in 600 persone. Il messaggio emerso chiaramente dalla serata è quindi che gli screening sono uno strumento gratuito, che può salvare la vita e anche prevenire l’insorgenza di un tumore. E maggiore e massiccia è l’adesione migliori sono questi risultati positivi per la popolazione.

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