Le famiglie chiedono il tempo pieno e i posti non bastano. "Allo studio spazi di innovazione educativa"
La vicesindaca Bellini: "Stiamo pensando a progettualità post-scolastiche, educative e socializzanti, in stretta collaborazione con le scuole e il terzo settore"
Coniugare i bisogni e i tempi delle famiglie con l’esigenza di una città in cambiamento e con quella dei ragazzi stessi che, dopo lunghi periodo di isolamento, necessitano di passare ancora più tempo con i compagni. Sono sempre di più le famiglie riminesi a richiedere il tempo pieno, con un numero di domande più alto dei posti disponibili, e una dislocazione geografica non omogenea nelle diverse zone della città. "Una complessità che abbiamo intenzione di affrontare, a partire dal ripensamento, se non l’eliminazione, dello stradario per l’assegnazione dei posti a tempo pieno - dice la vicesindaca Chiara Bellini -, uno strumento pensato per una idea di famiglia e città che non rispecchia più la realtà di oggi e che, nei fatti, risulta superato".
Se una volta la scuola primaria era quella della prossimità, del quartiere, del vicinato, giustificando così uno stradario figlio delle esigenze di quella società, oggi le famiglie scelgono in base alle logistiche legate ai tempi di lavoro, di fatto, con criteri diversi da quelli della mera vicinanza geografica a casa. Se una volta la scuola era quella dove i nonni andavano a prendere i nipoti, tenendoli con loro fino all’arrivo dei genitori, oggi le famiglie vivono spesso lontane da reti parentali e con orari diversi da quelli pensati per i servizi scolastici.
"E’ bene ricordare, per fare chiarezza, che l’assegnazione degli insegnanti per garantire l’attivazione di classi di tempo pieno è di esclusiva pertinenza del ministero dell’istruzione. al quale abbiamo sollevato a più riprese la questione, mentre i servizi per il diritto allo studio - come supporto educativo per l’handicap, mense e trasporto pubblico – sono di pertinenza del Comune di Rimini. Su questi ultimi saremmo già in grado di dare risposta ad un eventuale ed auspicato aumento di nuove classi a tempo pieno", spiega la vicesindaca.
Che aggiunge: "Una soluzione lineare, che però si scontra con le contingenze del momento e la difficoltà del ministero dell’istruzione nel rispondere alla richiesta di maggiore organico. Per questo stiamo lavorando anche a soluzione inedite da poter presentare, per un confronto, ai dirigenti scolastici. Pensiamo a progettualità post-scolastiche, educative e socializzanti, in stretta collaborazione con le scuole e il terzo settore. Un luogo dove i ragazzi possano fare esperienze che vadano aldilà dell’apprendimento ordinario e dove si possano sperimentare percorsi laboratoriali, atelier, attività sportive o all’aria aperta, workshop di teatro e di danza. Uno spazio da interpretare non tanto come una modalità per occupare il tempo dei ragazzi e garantire maggiore libertà alle famiglie, ma come spazio di innovazione educativa vera e propria".