rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Scuola, il ministro Azzolina a Comuni e Province: "Le risorse ci sono, serve un ultimo sforzo"

Il ministro chiede agli enti locali di collaborare con i dirigenti scolastici e con gli Uffici scolastici regionali nell'ambito dei Tavoli regionali

La ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina prende carta e penna e scrive al presidente dell'Anci, Antonio Decaro e a quello dell'Upi, Michele De Pascale. Oggetto della missiva - datata 12 agosto - la riapertura delle scuole a settembre: le risorse per ripartire in sicurezza ci sono, quindi è il momento di rimboccarsi le maniche. La riapertura, scrive Azzolina, "è un obiettivo primario condiviso da tutto il Governo e costituisce una priorità assoluta che richiede la collaborazione di tutti i soggetti istituzionali coinvolti, nell'ambito delle rispettive competenze.

Il ruolo dei comuni, delle province e delle città metropolitane è centrale e strategico in questa fase". La ministra ricorda quindi i fondi stanziati "a cominciare dai 330 milioni di fondi strutturali destinati all'edilizia cosiddetta 'leggera'" fino ai "30 milioni aggiuntivi previsti dal decreto Rilancio". Per questo, "si chiede a tutti gli enti locali un ultimo ma importante e decisivo sforzo a collaborare con i dirigenti scolastici e con gli Uffici scolastici regionali nell'ambito dei Tavoli regionali e a definire gli eventuali ulteriori fabbisogni o a segnalare le difficoltà nell'ambito della procedura che sarà attivata nei prossimi giorni per l'assegnazione delle risorse aggiuntive stanziate con l'ultimo decreto-legge per gli affitti di immobili o per il noleggio e l'acquisto delle strutture modulari. Pertanto- conclude Azzolina- consapevoli di quanto sia importante una scuola di qualità soprattutto per i territori più disagiati del nostro Paese, dobbiamo trasformare questo periodo di criticità in una opportunità per le politiche per l'istruzione, per investimenti di lunga durata, per ridurre i divari e rafforzare la didattica".

"Scuola italiana al via il 14 settembre, non un mese dopo - ha dichiarato sull'argomento l'assessore ai Servizi educativi Mattia Morolli. - Non a casa, ma nelle classi che stiamo preparando da mesi per essere pronti ad un appuntamento che, oltre ad un obbligo di legge, lo è anche e soprattutto da quello morale. Non è eccessivo ribadirlo: la riapertura della scuola il prossimo 14 settembre è la priorità delle priorità, un obbligo di coscienza e un inaggirabile impegno di responsabilità individuale e collettiva di ciò che chiamiamo Stato, Nazione, perfino Patria. Lo ripeto ancora perché, spero di sbagliarmi, non vorrei che quanto stiamo tutti leggendo o ascoltando in questi giorni sugli organi di informazione nazionali non sia già un mettere le mani avanti per un rinvio dell’anno scolastico all’ultimo minuto. Per questa o quella ragione, tutte legittime, documentabili, motivate ma che, se confluissero nell’ipotesi dilatoria, porterebbero dritto alla più grande sconfitta del Paese, una cicatrice che non si rimarginerebbe per generazioni. Spero ovviamente di essere smentito subito dal CTS, il Comitato Tecnico Scientifico che in settimana si deve esprimere sulle modalità di apertura delle scuole in base all’andamento dei nuovi contagi. Quello che più avvilisce in questo balletto mediatico è la mancanza di un ragionamento, e dunque di intervento, tempestivo e strutturato nell’organizzazione della chiusura delle attività e della successiva ripresa pensando anche ai diritti dei minori. Auspico fortemente e mi auguro che ci sia una mobilitazione in tal senso da parte di tutto il mondo della scuola e delle famiglie perché si apra il 14 settembre per tutti. Certo, con la flessibilità necessaria e la massima cura per gli standard dei livelli essenziali a livello nazionale. Il rischio a cui siamo di fronte deve essere stimolo all’innovazione, nella didattica così come nella gestione degli spazi e dei servizi. E non l’alibi per una rinuncia".

"Sarò chiaro - prosegue l'assessore - il ritardo nell’apertura dei cancelli delle scuole sarebbe per tutti una colossale ammissione di sconfitta, impotenza, incapacità. Neanche sotto le bombe di una guerra mondiale siamo arrivati a ciò, quando le decisioni dovevano essere prese di ora in ora, mentre oggi, a tre mesi dalla riapertura del lockdown, siamo ancora incapaci di dare orizzonti certi, fermandoci a parlare di metri che vanno e vengono, banchi che ancora non arrivano e mascherine che scompaiono e riappaiono. Il rischio, senza tanti giri di parole, non è “solo” il rinvio dell’anno scolastico, ma il presupposto per un dramma sociale inaudito che rischia di ipotecare in negativo il futuro dei nostri figli; l’aumento vistoso della già troppo elevata dispersione scolastica. Il 30% degli scolari, senza parlare dei più piccoli nella scuola dell’infanzia, come ammette lo stesso ministero non ha avuto alcuna didattica a distanza e un altro 20% l’ha avuta in modo erratico, parziale, casuale. A Rimini è andata meglio grazie all’impegno dei direttori didattici, agli insegnanti e all’appoggio delle istituzioni. Ma quel 30% è una percentuale che dovrebbe far tremare i polsi non solo alla ministra Azzolina, ma a tutti i presidi, a tutti gli insegnanti, a ogni genitore. Più dispersione significa da un lato perdita di fiducia e di motivazione e dall’altro aumento delle disparità sociali; significa il rischio di perdere una generazione dei nostri ragazzi, sia a livello didattico che sociale. La modalità con cui si è cercato di supplire a questa mancanza di un luogo per tutti – la scuola, la classe - ha ampliato le disuguaglianze. Non avere i soldi necessari per pagare gli strumenti tecnologici e la connessione veloce necessari per la didattica a distanza ha determinato disparità nell’accesso all’istruzione, ma anche disuguaglianze culturali. Anche avere o non avere i genitori in grado di darti una mano ha fatto la differenza, così come lo spazio a disposizione a casa, tantissimi dovevano condividere con loro e con i genitori un unico computer o cellulare di famiglia. È a questo che vogliamo tornare?"

"Eppure - conclude Morolli - il tempo non è mancato, come ci si può ridurre a questa imbarazzante melina a meno di un mese dal suono della prima campanella? A Rimini ci siamo mossi da subito per essere pronti a riaprire le scuole, programmando insieme a direttori didattici ed insegnanti i lavori classe per classe, istituto per istituto,come i muri da abbattere per allargare le classi, gli spazi da adattare alla didattica all’esterno e all’interno, i giardini da attrezzare, i percorsi di entrata ed uscita in sicurezza. Abbiamo già fatto incontri e ragionamenti per anticipare il tema delle mense scolastiche, con l’obbiettivo prioritario di non far ricadere i costi aggiuntivi in materia di sicurezza sulle famiglie. Come? predisponendo ad esempio gli spazi della classe per poter mangiare del cibo sano e preparato con cura sul momento e non monodosi che comporterebbero più costi, meno qualità e ricadute sia dal punto di un maggiore impatto ambientale che di un minore livello occupazionale. Non sono mai stato tra coloro che hanno detto sin dall’inizio che “andrà tutto bene” e “saremo migliori”, quella è una forma di auto rassicurazione a cui un amministratore pubblico non deve cedere. Ciò che eravamo non è cambiato radicalmente, ma va comunque ripensato nel profondo, con coraggio, condivisione, determinazione e professionalità, avendo la consapevolezza che incombe una data, il 14 settembre, oltre cui ci giochiamo tutti la nostra credibilità nei confronti dei nostri figli".

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Scuola, il ministro Azzolina a Comuni e Province: "Le risorse ci sono, serve un ultimo sforzo"

RiminiToday è in caricamento