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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Il sequestro di persona permette di scoprire un traffico di auto rubate, condannati gli autori

La vittima era stata prelevata dalla sua abitazione mentre era sottoposto agli arresti domiciliari e, sotto la minaccia di una pistola e di violenze fisiche, era stato scarrozzato per il nord Italia

Si è concluso con una condanna dei due principali imputati il processo che vedeva alla sbarra due cittadini africani accusati del sequestro di un siciliano 50enne, residente a Saludecio, a sua volta agli arresti domiciliari e che aveva fatto scoprire un casto traffico di auto rubate. Mentre degli altri due imputati uno è deceduto e l'altro si è reso irreperibile, la Corte d'Assise ha riconosciuto l'ipotesi più lieve condannando Jariatou Jagne, difesa dall'avvocato Fabio Tulimiero, a 6 anni e 6 mesi così come per Alioune Fall difeso dall'avvocato Piergiorgio Campolongo. I legali hanno già annunciato il ricorso alla Corte d'Appello di Bologna protestando l'estraneità dei loro assistiti ai fatti. La vicenda risale all'agosto del 2019 quando la vittima del sequestro era finita ai domiciliari in quanto sorpresa a Torino al volante di un'auto risultata rubata. Mentre il 50enne si trovava sottoposto alla misura cautelare nella sua abitazione si erano presentati gli imputati, che gestivano il traffico dei veicoli di lusso rubati dall'Europa all'Africa, che gli avevano chiesto conto del mezzo finito sequestrato in seguito al suo arresto. Una sorta di "regolamento di conti" durante il quale il siciliano era stato prelevato dalla sua abitazione e, sotto la minaccia di una pistola, ripetutamente picchiato e portato in auto in giro per il nord Italia. 

Durante l'assenza della vittima da casa, tuttavia, era scattato un controllo dei carabinieri che non trovando il 50enne a Saludecio avevano diramato l'allarme per l'evasione. Solo il giorno successivo l'uomo era riapparso alla stazione ferroviaria di Riccione, sotto choc, si era presentato in caserma per raccontare quanto accaduto. Erano così scattate le indagini che avevano permesso di rintracciare la banda di africani poi arrestata con le accuse di concorso in sequestro ai fini di estorsione e di concorso in detenzione di armi.

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