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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Si è spento Giorgio Rosa, alla fine degli anni '60 creò la nazione dell'Isola delle Rose

La fine del microstato avvenne l'11 febbraio 1969 con i sommozzatori della Marina Militare Italiana che minarono la piattaforma facendola esplodere

Si è spento nella sua Bologna, all'età di 82 anni, l'ingegner Giorgio Rosa che, alla fine degli anni '60, creò la micronazione dell'Isola delle Rose nelle acque dell'Adriatico di fronte a Rimini. Si trattava di una piattaforma artificiale di 400 m² che sorgeva al di fuori delle acque territoriali italiane. Il 1º maggio 1968 autoproclamò l'isola come Stato indipendente, con il nome di "Repubblica Esperantista dell'Isola delle Rose", ma questo suo gesto attirò l'attenzione dello Stato Italiano e anche dei media tanto che, da quella primavera e per tutta l'estate, si vide grande traffico marittimo dalla costa italiana verso l'Isola delle Rose e viceversa, destando crescente preoccupazione da parte delle forze dell'ordine italiane. Le azioni di Rosa furono viste dal governo italiano come uno stratagemma per raccogliere i proventi turistici senza il pagamento delle relative tasse, dato che l'Isola delle Rose era facilmente raggiungibile dalla costa italiana.

Presto la Repubblica Italiana dispose un pattugliamento di motovedette della Guardia di Finanza e della capitaneria di porto vicino alla piattaforma, impedendo a chiunque, costruttori compresi, di attraccarvi, di fatto ottenendo un blocco navale. In quel momento l'Isola delle Rose aveva soltanto un abitante stabile, Pietro Bernardini, che, dopo aver naufragato nel mare Adriatico durante una tempesta, raggiunse la sicurezza della piattaforma dopo 8 ore in mare; successivamente prese in affitto la piattaforma per un anno. Nel corso dell'estate 1968 pare che la micronazione si fosse dotata (o avesse intenzione di dotarsi) di una propria piccola stazione radiofonica in onde medie, presumibilmente al fine di disporre di un mezzo d'informazione per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla propria causa e per contrastare le azioni repressive del governo italiano.

Tuttavia,  55 giorni dopo la dichiarazione d'indipendenza, martedì 25 giugno 1968 alle 7:00 del mattino, una decina di pilotine della polizia con agenti della Polizia, dei carabinieri e della Guardia di Finanza circondarono la piattaforma e ne presero possesso, senza alcun atto di violenza. All'isola fu vietato qualunque attracco, e non fu consentito al guardiano Pietro Ciavatta e a sua moglie, uniche persone al momento sull'isola, di sbarcare a terra.
Il "Governo della Repubblica Esperantista dell'Isola delle Rose" inviò un telegramma al Presidente della Repubblica Italiana Giuseppe Saragat per lamentare "la violazione della relativa sovranità e la ferita inflitta sul turismo locale dall'occupazione militare", venendo ignorato.

La fine del microstato avvenne l'11 febbraio 1969 con i sommozzatori della Marina Militare Italiana che, demoliti i manufatti in muratura (cementizia e laterizia), e segati i raccordi tra i pali della struttura in acciaio dell'Isola delle Rose, la minarono con 75 kg di esplosivo per palo (675 kg totali) per farla implodere e recuperare i detriti (perché pericolosi per la pesca). Tuttavia, fatte brillare le cariche l'isola resistette alla prima esplosione, in quanto i piloni portanti erano stati costruiti a cannocchiale e con l'esplosione si creava solo un'incavatura. Dopo 2 giorni, il 13 febbraio 1969, vennero applicati per ogni palo 120 kg di esplosivo (ben 1.080 kg totali), ma la nuova esplosione fece solo deformare la struttura portante dell'isola, senza farla cedere. Mercoledì 26 febbraio 1969 una burrasca fece inabissare l'Isola delle Rose. L'atto finale venne comunicato nel Bollettino dei Naviganti dell'Emilia-Romagna.

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