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Cronaca

Sit-in di oltre 100 rifugiati in Prefettura. "Usate il cuore, non mandateci via da dove abbiamo i parenti"

Le donne e i bambini ucraini non vogliono andare via da Rimini per altre località: "Come potete chiederci di lasciare i nostri parenti per andare dove non conosciamo nessuno? In nome di Dio fermatevi"

Erano in oltre un centinaio. Chi con la bandiera dell’Ucraina, chi con in braccio il proprio piccolo. Sono i rifugiati ucraini, ospitati nelle dodici strutture associate con Riviera Sicura, che chiedono di non essere trasferiti altrove. Desiderano restare a Rimini e lo hanno voluto spiegare davanti a palazzo del Governo: tante mamme e bambini, pochissimi uomini, pronte a intonare canti e a spiegare che non vogliono andare in altre Regioni. Dopo un po’ di attesa, una delegazione è stata accolta dai funzionari della Prefettura. C’è chi accetta un posto in un Cas altrove (centro di accoglienza straordinaria) per poi fuggire e ritornare con mezzi di furtuna a Rimini perché non si trovano bene.

Degli ultimi trasferimenti, è stato un boomerang. Sabato notte gli albergatori si sono ritrovati con i telefoni incandescenti. Gente che vuole tornare indietro. Ci sarebbero alcuni rifugiati che avrebbero anche trascorso la notte tra sabato e domenica, secondo diverse testimonianze raccolte, all’aperto. In posti di fortuna. “Mai ci saremmo immaginati una situazione del genere – dice Eugenio Barone, titolare dell’Hotel Brenta presente al sit-in davanti alla Prefettura -, noi ora ci troviamo impossibilitati a riaprire le porte. Questa è l’indicazione che ci hanno fornito. Ma ho ancora 90 ospiti, rispetto ai 208 degli scorsi giorni. E non vogliono lasciare Rimini. Noi pensavamo di poterli accoglie provvisoriamente, una settimana, dieci giorni. E invece…”.

I rifugiati ucraini protestano in Prefettura: "Vogliamo restare a Rimini"

I rifugiati affidano la loro posizione ufficiale a una lettera in doppia lingua, italiano e ucraino. Indirizzata al Prefetto di Rimini Giuseppe Forlenza, al presidente della Regione Stefano Bonaccini e al sindaco Jamil Sadegholvaad. Si riportano alcuni passaggi: “Sappiamo di essere arrivati in tanti a Rimini – scrivono i rifugiati -, ma non per caso. Siamo qui perché abbiamo parenti e amici. Forse vi sembrerà poco, ma senza conoscere la lingua senza i nostri mariti, lontani da casa, qualcuno che ci è vicino è per noi la cosa più importante”.

Il caso - Eritemi cutanei, scarafaggi e muffa: i rifugiati scappano dai centri di accoglienza

Il documento prosegue: “Siamo già stati strappati dal nostro paese dalla guerra e adesso non vogliamo essere strappati dalla nostra seconda casa: Rimini. Come potete chiederci di lasciare i nostri parenti per andare dove non conosciamo nessuno? In nome di Dio fermatevi, usate il cuore”.

Molti rifugiati sono stati accolti da connazionali in case private. Negli hotel associati a Riviera Sicura ora restano ospitate 450 persone. “Sono passati 40 giorni e ora gli albergatori sono in difficoltà – dice Giosuè Salomone, presidente di Riviera Sicura -, noi pensavamo di doverli ospitare per 4/5 giorni. Non mi sarei mai immaginato una situazione del genere. Tutto è partito dalla richiesta di alcune associazioni del territorio, per avere quattro o cinque camere, siamo stati più veloci della burocrazia ma ora occorre trovare una soluzione. E c’è un lato umano davanti a tutto il resto”.

La lettera dei rifugiati si conclude così: “Voi siete lo stato italiano, amico di quello ucraino, non potete lacerarci il cuore anche voi”.
 

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