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Cronaca

Nel magazzino 42 chili di marijuana: "Non ne sapevo niente, ce l'ha messa mio nipote"

Interrogatorio di garanzia per i due arrestati dalla Squadra mobile di Rimini che hanno recuperato lo stupefacente nascosto in un'intercapedine

Si è svolto nella mattinata di giovedì l'interrogatorio per i due arrestati dalla Squadra mobile di Rimini lo scorso 21 novembre, un 48enne e un 60enne rispettivamente nipote e zio, trovati in possesso di 42 chili di marijuana. Difesi rispettivamente dall'avvocato Marco Ditroia e Giuliano Renzi, il più anziano ha raccontato al giudice di non sapere nulla di quel carico di "erba" nascosto nel proprio magazzino dove era stato realizzato un nascondiglio perfetto per lo stupefacente. Una versione ritenuta credibile dal gip che, al termine dell'interrogatorio lo ha scarcerato. Diversa la posizione del 48enne che si è assunto tutta la paternità della droga e che, quindi, è stato sottoposto alla misura cautelare del carcere. A permettere di scoprire il carico di marijuana era stata un'indagine lampo della Squadra mobile che, lo scorso lunedì, avevano pedinato il 48enne sospettato di gestire uno smercio di stupefacenti. L'uomo era stato bloccato mentre, con la propria auto, stava transitando in via del Crocifisso e nell'abitacolo c'era una seconda persona ritenuta essere il potenziale acquirente della "maria". La perquisizione della vettura aveva permesso di scoprire 5 involucri in plastica sottovuoto contenenti in tutto 5,5 chili dello stupefacente appena prelevato dal deposito.

Gli investigatori sono così arrivati al magazzino del 60enne e la loro attenzione era stata attirata da una scaffalatura in metallo che arrivava fino al soffitto e che, sulla sommità, era stata modificata per ricavarne un nascondiglio. All'interno erano stati trovati altri 35 chili di marijuana, in confezioni identiche a quelle scoperte nell'auto del 48enne, e 1 chilo di hashish. In un primo momento il proprietario del magazzino si era detto all'oscuro della presenza della droga ma, alla fine, era crollato raccontando di aver fatto costruire il nascondiglio da alcuni operai che lavoravano per lui ed era convinto che il nipote vi nascondesse all'interno delle sigarette di contrabbando.

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