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Cronaca

Spiagge all'asta, il Comune di Rimini: "La politica questa volta non potrà né rimandare né bypassare"

Nella sentenza si sottolinea come il giro d'affari stimato del settore si aggiri intorno ai quindici miliardi di euro all'anno, "a fronte dei quali l'ammontare dei canoni di concessione supera di poco i cento milioni di euro"

Dopo la decisione del Consiglio di Stato, che ha deciso di prorogare solo fino a dicembre 2023 le concessioni demaniali, sulla questione è intervenuta l'amministrazione comunale di Rimini. Secondo quanto emerso dalla sentenza dei giudici, infatti, dal 1 gennaio 2024 non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa, e il settore sarà aperto alle regole della concorrenza. Ciò significa che le concessioni saranno assegnate tramite una gara (a cui potranno partecipare i proprietari attuali). Nella sentenza del Consiglio di Stato si sottolinea come il giro d'affari stimato del settore si aggiri intorno ai quindici miliardi di euro all'anno, "a fronte dei quali l'ammontare dei canoni di concessione supera di poco i cento milioni di euro". Una gestione più efficiente, quindi, comporterebbe un maggior introito per le casse pubbliche.

 “Le decisioni del Consiglio di Stato sul tema delle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative - commenta palazzo Garampi - mette un punto che la politica italiana a tutti i livelli questa volta non potrà né rimandare né bypassare. È dal 2006 che questa discussione è in corso e ora l’organo giurisdizionale scrive la parola ‘fine’. Al di là delle comprensibili, legittime singole posizioni e posizionamenti, quello che da subito emerge è come lo Stato italiano, competente per legge in materia, e tutta la politica, a partire da quella centrale, debbano assumersi le proprie responsabilità nei prossimi mesi per evitare che alla scadenza (più vicina di quanto si pensi) del 2023 un settore così importante e strategico per l’industria nazionale del turismo e in generale per l’economia sia ancora più nel caos di oggi. Alibi non ce ne sono più. Bisogna cominciare da subito per una riforma organica della materia che tenga conto delle peculiarità di un settore che non riguarda infatti solo stabilimenti balneari ma anche negozi, cinema, distributori di benzina, circoli nautici e altre attività. Una riforma indispensabile per tutelare in primis gli stessi operatori, i primi paradossalmente ad essere ‘puniti’ e danneggiati dalle incertezze di questi anni. Insieme a loro i comuni costieri, presi in mezzo e penalizzati dal fatto che in uno scenario tale i necessari investimenti e miglioramenti per tutelare e rafforzare un pezzo strategico del turismo nazionale sia di fatto impossibile. Rimini in testa visto che investimenti pubblici come il nuovo Parco del Mare, realizzati per mantenere altissimo il livello di competitività del nostro turismo, devono necessariamente avere una corrispondenza nella riqualificazione della infrastrutturazione di servizio privata, stabilimenti balneari e alberghi".  

"Nelle sentenze del Consiglio di Stato - conclude l'amministrazione riminese - sono comprese alcune indicazioni che potranno e dovranno essere utili al Governo che ora non può più perdere un secondo di tempo nel mettere mano a una riforma vera e trasparente del settore: se si incarterà in uno sterile dibattito politico e partitico o se penserà di trovare altre scorciatoie il tempo comunque scadrà il 31 dicembre 2023, al netto dei probabili ricorsi verso le decisioni assunte dal consiglio di Stato già annunciate. Nelle sentenze si scrive chiaramente di indennizzi per i titolari uscenti da calcolare sugli investimenti fatti; si parla di valorizzare l’esperienza professionale e il know how acquisito. Molto di quello che era già contenuto con la proposta di DDL spiagge, sulla quale avevano lavorato i nostri parlamentari Tiziano Arlotti e Sergio Pizzolante negli anni scorsi. Una proposta poi infilata in un cassetto nella speranza (evidentemente vana) di aggirare la normativa europea sulla concorrenza. Nella piattaforma Arlotti-Pizzolante, insieme alle evidenze pubbliche e alla premialità degli investimenti, venivano introdotti principi come il riconoscimento del valore commerciale dell’impresa; la salvaguardia dei livelli occupazionali; la valorizzazione delle peculiarità territoriali, le forme di gestione integrata dei beni e delle attività aziendali e le professionalità acquisite, sia dai concessionari sia dai gestori.  

Il Governo italiano può ripartire da qui. La cosa peggiore per il Paese, per i Comuni, per gli operatori, per i turisti è, a questo punto, la tentazione di perdere altro tempo, di salire sulle barricate di posizioni politiche sterili e non affrontare con serietà e rigore il problema. La cosa peggiore sarebbe arrivare a dicembre 2023 senza alcuna soluzione praticabile. Il problema non scomparirebbe per incanto: vorrebbe semplicemente dire dal giorno dopo aste pure e basta. La riforma cui mettere mano dovrà quindi consentire di differenziare tra diversi usi e funzioni delle concessioni e delle attività svolte e, punto particolarmente rilevante per una realtà come quella riminese, stimolare investimenti nel settore e nelle strutture a vantaggio di un incremento di qualità, necessario per mantenere elevato il grado di concorrenzialità, dell’offerta turistica balneare. Gli enti locali devono essere coinvolti in questo percorso di riforma e devono poter disporre di tutti gli elementi necessari per bandire le gare, soprattutto in considerazione che la materia è statale. Che nessuno pensi di scaricare o lasciare soli i Comuni e le Regioni”.  

“La sentenza del Consiglio di Stato mette fine alla situazione dì incertezza che da anni blocca gli investimenti del nostro litorale indebolendo la nostra offerta turistica - ha dichiarato il senatore del Movimento 5 Stelle Marco Croatti. - È una data importante perché finalmente apre una fase nuova, un foglio bianco, su cui nei prossimi due anni potremo disegnare un grande futuro per le nostre spiagge con gare in grado di garantire equità, trasparenza, legalità e libera concorrenza e cancellare troppi anni di ingiusti privilegi su un bene prezioso e pubblico. Tutto questo potrà tradursi in nuovi servizi, maggiori spazi dedicati alle spiagge libere, un'attenzione al tema della sostenibilità ambientale e all’inclusione. Una strada che già diversi nostri imprenditori balneari, per altro, stanno tentando di seguire nonostante le incertezze che la politica ha creato con continue proroghe alle concessioni. Sono altresì soddisfatto che il nuovo corso di Giuseppe Conte alla guida del Movimento 5 Stelle abbia puntato con decisione su questo orientamento sulla Bolkestein, comprendendo che questa direttiva poteva tradursi in una grande opportunità per il nostro Paese. Ora non perdiamo l’occasione per metterci subito al lavoro e creare gare capaci di consegnarci tutti quegli investimenti che una Riviera più forte richiede per essere sempre più competitiva”.

“Dopo la sentenza del Consiglio di Stato ora è davvero urgente che il Governo affronti in modo definitivo la materia attraverso una legge di riordino delle concessioni demaniali con finalità turistico ricreative - commenta l’assessore regionale a Turismo e Commercio, Andrea Corsini. - Un provvedimento da troppo tempo rinviato e che dovrà contenere criteri molto chiari per tutelare il lavoro, la professionalità e gli investimenti fatti dagli imprenditori balneari. Da troppo tempo i nostri operatori turistici stanno vivendo una situazione di incertezza rispetto al loro futuro, a quello delle loro famiglie e delle proprie imprese- prosegue l’assessore-. Una situazione che deve essere chiarita una volta per tutte. Per questo occorre una norma che dovrà essere concordata con l’Unione europea per evitare di incorrere in procedure di infrazione che continuerebbero a mettere a rischio un comparto fondamentale per l’economia turistica nazionale e regionale. Infine, rispetto alle voci che stanno circolando su una presunta non apertura delle spiagge nel 2022 preciso che sono illazioni prive di ogni fondamento. I nostri operatori turistici balneari vogliono lavorare nella certezza di regole chiare ed equilibrate”. 

“Quella delle concessioni balneari è una vicenda che tocca da vicino la provincia di Rimini e il territorio romagnolo e che lascia, da troppo tempo, nella più totale incertezza i gestori delle spiagge e delle attività limitrofe e chi avrebbe la volontà e la possibilità di realizzare seri investimenti”. Così il consigliere regionale del Pd, Nadia Rossi. “Dopo la decisione del Governo, a mio parere discutibile, di non affrontare nel Dl Concorrenza il tema delle gare per gli stabilimenti e il commercio ambulante – ricostruisce -, la scossa è arrivata ieri dal Consiglio di Stato: le concessioni balneari dovranno essere riassegnate entro massimo due anni tramite bandi pubblici, con il termine fissato per dicembre 2023”. “Arrivati a questo punto – sottolinea -, dopo il recepimento della Direttiva europea Bolkestein nel 2010 e il caos generato dall’estensione delle concessioni balneari fino al 2033, decisa con una legge dal ministro leghista Gian Marco Centinaio nel 2018 - provvedimento che avrebbe dovuto garantire un periodo transitorio per il riordino generale del settore che, però, a distanza di tre anni non è mai avvenuto -, la politica prenda in mano la situazione e dica ai tanti lavoratori delle spiagge, agli enti locali e agli operatori del turismo come procedere. Serve una legge nazionale che definisca i criteri per la messa a bando degli stabilimenti balneari, così come, ne sono convinta, un intervento puntuale delle Regioni non solo in termini di sostegno economico. È fondamentale che l’istituzione regionale sia protagonista nel definire i requisiti dei bandi di gara in base alle caratteristiche e alle peculiarità del caso, in termini ambientali, turistici, sociali. Nelle ultime ore, ho letto molte dichiarazioni e penso che nessuno possa esimersi dall’assunzione di responsabilità in una partita così importante per l'Italia: penso ad esempio alle parole di Matteo Salvini, critico nei confronti dell’Europa, a cui vorrei ricordare che fa parte del Governo Draghi, forse il più europeista degli ultimi anni e che lui stesso si è seduto al Parlamento europeo, luogo in cui avrebbe potuto rappresentare alcune istanze a tempo debito”. “Arrivati a questo punto, urlare contro i burocrati di Bruxelles e cercare, come sempre, un capro espiatorio, quando non si è lavorato bene, non è rispettoso nei confronti di tutte quelle famiglie e imprese che attendono da anni indicazioni per il futuro della loro attività e del territorio. Una risposta è dovuta soprattutto agli operatori che hanno fatto investimenti negli anni e vogliono continuare a farne, garantendo sviluppo, modernizzazione delle nostre spiagge e occupazione. È il momento per la politica di riscattarsi e dare loro delle certezze, risolvendo con chiarezza la situazione, per poi iniziare a parlare di riqualificazione del prodotto turistico, transizione ecologica e attività a impatto zero. Dopo sarà tardi, bisogna farlo adesso”.

"Chi parla, oggi, di fulmine a ciel sereno si copre di ridicolo - attacca Marco Affronte di Europa Verde. - La Direttiva Bolkestein è del 2006 e tutti i Governi passati da allora non l’hanno mai applicata, nonostante l’Europa abbia intrapreso nel 2020 una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese. Ho seguito molto la vicenda anche e soprattutto nei 5 anni al Parlamento Europeo, ricordo per esempio l’entusiasmo di qualche anno fa quando l’estensore della Direttiva disse che le spiagge sono beni e non servizi. Entusiasmo fuori luogo perché le concessioni demaniali sono un servizio, per cui sono soggette alla direttiva. La Commissione lo avevo messo nero su bianco nel rispondere ad una petizione popolare del 2013. Più chiaro di così è impossibile. La stessa Commissione aveva anche chiarito, in quell'occasione, che “spetta allo Stato membro trovare la soluzione che consenta di tenere conto degli interessi in gioco, nel pieno rispetto della direttiva servizi. La Commissione è disposta ad avviare discussioni con le autorità italiane per trovare una soluzione al problema”. Cosa che l'Italia, per la mancata volontà e l'incapacità di governi che si sono succeduti, non ha voluto mai fare, mancando l'opportunità per portare anche un po' di aria fresca in un settore molto statico e alimentando solo l'incertezza, con conseguente blocco degli investimenti. Tutti i Governi, parlo degli ultimi quindici anni, hanno sempre ignorato la richiesta dell'Europa di presentare un piano di riforma delle coste nel quale eventualmente inserire le proroghe motivate - come ha fatto invece la Spagna. Si è preferito inseguire il facile consenso elettorale e promettere, promettere... fino al governo Lega-M5S che se ne è lavato le mani dando una proroga immotivata, fino al 2033. Ora la decisione del Consiglio di Stato sistema le cose e possiamo e dobbiamo sfruttarla per fare bandi che lavorino per selezionare e aumentare la qualità dei servizi offerti. I balneari della nostra costa sono i migliori, non possono avere paura della competizione! È ovvio che servano bandi scritti bene, che premino gli investimenti, l'esperienza, la cura della spiaggia e i progetti a minor impatto ambientale e inclusivi. Sono anni che ripeto che le aste vanno fatte, ma vanno fatte bene. Era su questo che si sarebbe dovuto lavorare negli ultimi anni, non a proroghe e rimandi che avevano solo lo scopo di lisciare il pelo a qualcuno. Ho anche ricevuto esplicite minacce per questa mia posizione, ma resta, per me, una posizione di buon senso. Rimane da sottolineare, come se ce ne fosse bisogno, che le spiagge sono un bene pubblico, appartengono a ciascuno di noi, è giusto darle in concessione perché si forniscano dei servizi, ma non possono essere monopolizzate né gestite come una proprietà".

"Sentenza esemplare dell'Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato - commenta Roberto Biagini del Coordinamento nazionale mare libero - che con una summa di diritto comunitario e demaniale riprende e sintetizza 10 anni di motivazioni "orientate" in senso eurounitario delle pronunce della Consulta, della Corte di Giustizia U.E. , delle corti nazionali amministrative ed ordinarie di tutti i gradi di giudizio. Cartellino rosso senza possibilità di ricorrere al VAR alla incompetenza ed alla arroganza mostrata dalla politica bipartisan, nazionale e regionale, negli ultimi 10 anni in tema di concessioni demaniali marittime. Smentiti anni di frottole raccontate dai  agli italiani "in concorso" con le associazioni di categoria. Gli Enti locali Territoriali, a cominciare dal Comune di Rimini,  dovranno assestare anche loro le politiche pianificatore dell'arenile in funzione dei prossimi bandi e noi come associazione saremo lì a presidiare tali scelte per richiedere maggiori quote di spiagge libere e una maggior tutela di ecocompatibilità a quello che sull'arenile andrà a realizzarsi. Anche il servizio di salvamento dovrà essere rivisto e funzionalizzato ad un maggior controllo da parte del pubblico. Da oggi si apre finalmente una nuova frontiera per le legittime aspettative di noi cittadini in ordine alla riorganizzazione, riuso e rivalutazione finalizzata al pubblico interesse di un bene di tutti, la spiaggia, il nostro il litorale marittimo, il nostro oro. È un grande giorno non solo per il Coordinamento Nazionale Mare Libero ma per tutte le persone che singole e/o associate si sono sempre battute per la legalità contro la protervia e l'arroganza del "sistema"".

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