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Cronaca

Truffa del Superbonus, scoperto e sequestrato un altro tesoretto da 2,6 milioni di euro

Tra i beni sequestrati una casa nel centro storico di Rimini, gioielli, Rolex e borse Louis Vuitton acquistati con i soldi della frode milionaria e nascosti in buona parte all’interno di alcune cassette di sicurezza

La Procura della Repubblica di Rimini ha emesso l'avviso di conclusione indagini nei confronti di 53 persone indagate nell'inchiesta scoppiata un anno fa sulla maxi frode da 440 milioni, basata sui crediti di imposta, per lucrare sui bonus Covid-19 per le imprese e i commercianti in difficoltà. Per dieci componenti del presunto sodalizio - tra cui quattro riminesi - è stato chiesto il giudizio immediato. Nel frattempo la Guardia di finanza della città romagnola ha proceduto con nuovi sequestri per 2,6 milioni che si aggiungono al 97% del presunto ammontare della frode già recuperato. Tra i beni "congelati" figurano conti presso banche di San Marino, una villa di pregio ubicata in prossimità delle principali attrazioni storiche di Rimini e altre 3 unità immobiliari, oltre a gioielli, Rolex e borse Louis Vuitton. I proventi della truffa sono stati rintracciati dalle Fiamme gialle in alcune cassette di sicurezza dislocate tra le province di Rimini, Roma, Brescia e Reggio Emilia. Per tutelare il loro patrimonio, sostiene la Procura, gli indagati facevano sistematicamente ricorso a prestanomi e vari passaggi societari, cedendolo "sulla carta" a familiari e soggetti compiacenti pur mantenendone di fatto la titolarità. Ad attirare l'attenzione della Gdf è stato in particolare lo stratagemma contabile ideato da una delle persone coinvolte che aveva ceduto fittiziamente la proprietà di un suo immobile ad un'azienda intestata ad un prestanome, simulando un conferimento per aumento di capitale sociale.

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