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Cronaca

Università, nuovi corridoi per i rifugiati: un giovane studente sceglie il campus di Rimini

Sono cinque ragazzi scappati dalla dittatura in Eritrea e adesso grazie all'università di Bologna trovano speranza e una nuova possibilità in Emilia Romagna

C'è anche l'università di Rimini fra le città scelte tra cinque giovani scappati dalla dittatura in Eritreria per trovare una nuova speranza e la possibilità di studiare in Italia. Si chiamano Biniam, Awet, Hadish, Sami e Yohannes, sono eritrei e saranno i primi a beneficiare dei nuovi corridoi universitari aperti dall'Università di Bologna, che accoglierà studenti rifugiati che abbiano già una laurea triennale e che vogliano proseguire la propria carriera accademica nel capoluogo emiliano. I cinque ragazzi hanno ottenuto asilo politico in Etiopia, dove si sono iscritti all'Università. Dopo essersi laureati in triennale a pieni voti, sono stati selezionati per il progetto University Corridors for Refugees, grazie al quale oggi sono a Bologna, dove stanno aspettando di iniziare i nuovi corsi. "Siamo ancora in una fase di sperimentazione - spiega Alessandra Scagliarini, prorettore per le relazioni internazionali - per iniziare abbiamo stabilito una partnership con l'Università di Mekelle, in Etiopia, un paese molto accogliente con i migranti, provenienti soprattutto dall'Eritrea, dal Sud Sudan e dalla Somalia. In Etiopia ci sono una cinquantina di Università dove questi ragazzi hanno l'opportunita' di studiare, ma poche offrono livelli più alti della triennale. Ecco perche' molti rifugiati che vogliono specializzarsi ulteriormente provano a venire in Europa: molti partono illegalmente, mettendo a rischio la loro stessa vita pur di continuare a studiare. È per questo che abbiamo cercato di dare loro un'alternativa più sicura, un'opportunità reale di cominciare una nuova vita in Italia".

Il progetto, promosso dall'Università di Bologna insieme all'Unhcr, copre interamente le spese di permanenza di questi ragazzi, dalle tasse universitarie ai costi di viaggio, vitto e alloggio. I rifugiati saranno ospitati nelle residenze dell'Er.Go, l'azienda regionale per il diritto allo studio, avranno diritto alla mensa e a un piccolo pocket money per le spese quotidiane. "Il Ministero per gli Affari esteri ha concesso loro un visto per studio - continua Scagliarini -. Anche la curia ha dato un grandissimo aiuto, integrando le borse di studio e fornendo i contatti di alcune famiglie bolognesi che hanno accolto i ragazzi in casa finchè non si libereranno le loro stanze in studentato. Tra i partner del progetto ci sono poi aziende che, in un futuro, aiuteranno questi ragazzi a inserirsi nel mondo del lavoro attraverso tirocini, in vista di un'eventuale assunzione". I ragazzi hanno già iniziato un corso intensivo di italiano, sebbene i loro corsi saranno tutti in lingua inglese: uno studierà ingegneria elettronica, uno ingegneria meccanica, due frequenteranno il corso di intelligenza artificiale, mentre un altro si è iscritto alla magistrale di economia a Rimini. "È un progetto molto innovativo, che speriamo di esportare presto anche in altre universita' italiane - spiega Scagliarini -. Vorremmo creare un piccolo manuale di buone pratiche che contenga un protocollo da seguire per attivare questo tipo di partnership, facilitando cosi' le universita' che sceglieranno di replicare l'esperienza".
University Corridors for Refugees si inserisce nell'ambito delle attività di Unibo for Refugees, l'iniziativa dell'Universita' di Bologna che dal 2016 aiuta gli studenti costretti a interrompere il proprio percorso universitario perché perseguitati o in fuga da zone di guerra. Grazie a questo progetto, i giovani che sono in attesa di ottenere l'asilo politico a Bologna hanno la possibilità di iscriversi gratuitamente a singoli insegnamenti e ai corsi di italiano dell'università, mentre chi ha gia' lo status di rifugiato puo' iscriversi ai corsi completi, senza dover pagare le tasse universitarie. "In luglio si sono laureati i primi due rifugiati - racconta Scagliarini - attualmente abbiamo 40 ragazzi che seguono corsi: molti studiano economia, altri scienze politiche, biotecnologie e giurisprudenza. Per lo piu' vengono dal Mali, dalla Nigeria e da altri paesi dell'Africa occidentale. Grazie a questo progetto, possono usufruire dei servizi dell'università, entrando così a fare parte della comunità degli studenti e consolidando la loro rete sociale sul territorio". (Fonte Agenzia Dire)

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