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Cronaca

Torna a Rimini il disegno preparatorio del velario storico del Teatro Galli

Una storia fortunosa che nasce dalla prima Biennale del Disegno di due anni fa, con lo studio relativo ad alcune delle opere esposte che ha portato nuovi dati di conoscenza su Francesco Coghetti

Ritrovato, torna a Rimini il disegno preparatorio del velario storico del teatro polettiano cittadino, opera di Francesco Coghetti. E vi torna al termine di una serie concomitanze di circostante fortunate, una serie di coincidenze che – come ha commentato con ironia lo storico Giulio Zavatta, tra i protagonisti del rinvenimento – sono state talmente numerose da farci pensare che sia stato lo stesso Coghetti a volersi far trovare.”

Una storia fortunosa che nasce dalla prima Biennale del Disegno di due anni fa, con lo studio relativo ad alcune delle opere esposte che ha portato nuovi dati di conoscenza su Francesco Coghetti. Tra i fogli della mostra Krobylos, infatti, figurava un inedito schizzo del pittore bergamasco che si è rivelato preparatorio per il Transito della Vergine, un tempo conservato nel duomo di Piacenza, opera dello stesso anno del sipario di Rimini, ovvero del 1857. Una contestuale revisione dell’opera di Coghetti negli anni della commissione riminese ha pertanto portato Giulio Zavatta a riconoscere e pubblicare l’importante cartone non come Studio per la battaglia di Ponte Milvio ma a identificarlo nel bellissimo modello preparatorio per il sipario del teatro Galli. Da quel momento è iniziata la ricerca dell’opera sul mercato antiquario, nella speranza che dopo il passaggio in asta nel 2008 potesse tornare disponibile.

Un’attesa durata fino a pochi giorni fa, quando finalmente l’opera è stata notata da Massimo Pulini e Franco Pozzi presso un mercante e assicurata, grazie alla liberalità di Luigi e Adriana Valentini, alle collezioni del museo. L’ipotesi, in corso di valutazione da parte del Comitato scientifico, è quella di esporre il disegno preparatorio già nella prossima edizione della Biennale che sarà inaugurata a fine aprile, trovando nel foyer del teatro Galli, assieme ai disegni di Luigi Poletti, la miglior occasione per tornare ad essere ammirato. Per tornare al velario, attualmente conservato nei depositi comunali, “l’ipotesi a cui stiamo lavorando – ha detto l’assessore alla Cultura Massimo Pulini che questa mattina a presentato il modelletto preparatorio – è quella di poterlo restaurare attrezzandone il cantiere negli spazi dell’ex macello comunale che ospiteranno il nuovo Tecnopolo”.

La storia

Il 17 luglio 1857 il gonfaloniere della città di Rimini Guerrieri scrisse a Francesco Coghetti facendo un resoconto della ‘prima’ del nuovo teatro polettiano, e ricordò al pittore che «alla stipata popolazione della Città e delle limitrofe, venne esposto il sorprendente e meraviglioso di Lei sipario», accolto da «reiterati […] applausi e ovazioni ben dovute a V.S. illustrissima». Il sipario riminese di Francesco Coghetti era infatti considerato il più bello e il più costoso telo scenico dell’epoca. Dopo lunga attesa, non priva di preoccupazioni, il pittore aveva infatti consegnato solo cinque giorni prima dell’overture del teatro – che avvenne come noto l’11 luglio 1857 con la prima dell’Aroldo di Verdi – il suo telone. Il collaboratore di Coghetti, Vincenzo Paliotti, accompagnò nel suo viaggio da Roma a Rimini il nuovo sipario, ritoccando l’opera nei punti che avevano subito usura durante il trasporto.

La commissione per questa importante opera risaliva a due anni prima: nel 1855 infatti l’architetto Luigi Poletti aveva raccomandato Coghetti, essendo l’artista bergamasco in grado di realizzare una pittura «che si offerisse come un vero quadro di spettacolo esposto agli occhi del pubblico a trattenerlo con grandi sensazioni prima dello spettacolo della scena», come ricordava Genesio Morandi nel volume sul teatro dato alle stampe per celebrarne l’inaugurazione. In un primo momento fu chiesto al pittore di progettare un sipario con Flaminio Console che veste le insegne consolari a Rimini, ma lo stesso Coghetti, supportato da Poletti, sostenendo che «a qualunque aspettatore resterà sempre cosa oscura» propose il più consueto episodio con Cesare che varca il Rubicone. E in questo frangente, probabilmente, maturarono una serie di disegni volti a convincere l’amministrazione riminese della nuova proposta, tra i quali un grande modello comparso sul mercato antiquario nel 2008, erroneamente identificato come Studio per la battaglia di Ponte Milvio.

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