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Cronaca

La vicesindaca sulla scuola: "Bambini sotto stress per i troppi compiti a casa, sempre più segnalazioni"

Chiara Bellini, assessora all'Istruzione, riflette su una scuola diversa: "L’entusiasmo e la curiosità nascono da una condizione serena, non da uno stato di ansia. La scuola vada più piano, ma lontano e insieme"

“Dovremmo forse interrogarci su una scuola più lenta, meno ossessionata dalle competenze ma in grado di educare anche attraverso il benessere psicofisico, perché l’entusiasmo e la curiosità nascono da una condizione serena, non da uno stato di ansia. Una scuola che vada più piano, ma lontano e insieme”. E’ un intervento che fa riflettere quello pubblicato dalla vicesindaca di Rimini Chiara Bellini, che detiene la delega all’Istruzione. Ha affidato il suo pensiero sul futuro della scuola con un lungo post via Facebook, nel quale racconta come “mi capita sempre più spesso di ricevere lettere e testimonianze di genitori preoccupati per le loro figlie e figli, dalle elementari alle superiori, in relazione allo stress dovuto al carico di compiti da fare a casa”.

Troppo stress

Può una ragazzina di 11 anni studiare anche la sera e alzarsi al mattino alle 6,15 per ripassare? Che cosa succede quando le ragazze e i ragazzi sono così occupati da avere poco tempo per lo sport e per la socialità? “Dovrebbe suonare un campanello di allarme quando, quello che dovrebbe essere il consolidamento delle competenze da svolgere a casa, si trasforma in un carico di lavoro che rischia di aumentare il divario tra i ragazzi e le ragazze che hanno alle spalle famiglie in grado di sostenerli, in termini di tempo, competenze e risorse, e chi no”, sostiene la vicesindaca.

“La scuola di oggi è oberata da troppe incombenze amministrative. Negli ultimi anni le sono state affidate una quantità di incombenze burocratiche, insieme a diverse variazioni, alcune alquanto fantasiose dei curricoli, monitoraggi di vario tipo, che si aggiungono alle difficoltà derivanti dagli effetti della pandemia. Sono criticità endemiche al sistema nazionale, che come tali andrebbero affrontate nelle rispettive sedi governative e ministeriali. Tuttavia, a livello locale possiamo fare la nostra parte, partendo dall’ascolto, sia delle famiglie, che del mondo scuola. Un passo concreto potrebbe essere quello di aprire una discussione con l’Ufficio scolastico provinciale, i dirigenti scolastici, i pedagogisti, per discutere di come poter contenere l'ansia da prestazione derivante dall'insistenza eccessiva sulle competenze, dalle prove Invalsi, da Eduscopio e affini. Sfruttando alcuni punti di forza del nostro territorio, si potrebbero sviluppare strumenti e luoghi di studio e analisi congiunte, mettendo insieme  le competenze del dipartimento di scienze dell’educazione dell’università di Rimini e del centro autismo Ausl”.

Una scuola che cambia

“Io credo, inoltre – prosegue la vicesindaca in un suo passaggio -, che a scuola la situazione sia cambiata e sia diventata piuttosto complessa anche nel gruppo classe, mediamente composto da un certo numero di bambini e bambine con disabilità, in aumento costante (negli ultimi venti anni l’incremento registrato nella Provincia di Rimini è del  172%; in concomitanza i casi di autismo sono aumentati in Emilia Romagna del 244%), con diagnosi di disturbi dell’apprendimento (Dsa, anche questi in fortissimo aumento e sulle quali bisognerebbe aprire una ulteriore riflessione), di origine straniera non sempre con lo stesso livello di conoscenza della lingua italiana, cui si aggiungono bambini e bambini senza particolari difficoltà scolastiche ma con situazioni di fragilità familiari alle spalle.  Numeri che ci pongono già un primo dilemma: da una parte, abbiamo un sistema locale che vede nella collaborazione tra istituzioni locali, servizi educativi e sanitari un punto di forza, in grado di intervenire precocemente sulle situazioni più critiche, dall’altro il rischio di quello che il pedagogista Daniele Novara definisce “eccesso di definizione diagnostica”.

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